E' ancora ferma la ricostruzione delle strade Ambiente

Tra l’incudine ed il martello.

È in questa condizione che si trova la Provincia di Benevento, nella gestione della viabilità provinciale, ad un mese ormai dall’alluvione che ha investito il Sannio.

Da una parte ci sono i disastri compiuti dalla furia delle acque e la rabbia di tanti cittadini, costretti a percorrere anche 30 km in più per raggiungere le proprie case o semplicemente per andare al lavoro; dall’altra, i vincoli di legge e le assurde norme di questo Paese.

Il fatto è che la Provincia in cassa i soldi li avrebbe pure, almeno per risolvere qualcuna delle emergenze più gravi; ma il cosiddetto Patto di Stabilità - quel Moloch assurdo della PA italiana, la cui paternità si fa ascendere all’Unione Europea e personalmente alla Cancelliera Angela Merkel - impedisce di spenderli, anche per la causa più nobile!

Al momento di andare in stampa non siamo ancora in grado di dire se la recente dichiarazione da parte del Governo nazionale dello “stato di emergenza” per l’alluvione e la nomina del relativo Commissario, nella persona dell’arch. Grimaldi, significhi in pratica la “deroga” al Patto di Stabilità, cioè l’autorizzazione a spendere i soldi disponibili.

E dunque si va avanti così: tra la frustrazione dei funzionari e degli amministratori, da una parte, e il sangue agli occhi dei cittadini sanniti (che ovviamente si sentono “abbandonati dalle Istituzioni”), dall’altra.

Va detto che per ordine preciso del presidente della Provincia Claudio Ricci e grazie all'abnegazione dei tecnici e dei funzionari dell'Ente, sono stati avviati “lavori di somma urgenza”.

Con tale formula, sono stati autorizzati interventi e dunque si è cercato di liberare, dai detriti e dal fango, le numerose strade ed i due Istituti scolastici superiori maggiormente colpiti; ripuliti alcuni alvei fluviali (a Ponte Calise, al ponte del rione Ponticelli sul San Nicola, a Ponte Valentino, etc.) ed alleviare almeno i disagi maggiori.

Ma tutti questi interventi - parliamo di circa 700mila euro - sono stati eseguiti senza aver (almeno teoricamente) i soldi in portafoglio; si tratta, dunque, di “debiti fuori bilancio” per i quali è automatica la procedura della denuncia alla Corte dei Conti, subito dopo che il Consiglio provinciale li ha certificati: un vero e proprio assurdo.

Spieghiamo meglio: non si tratta di abusi o di sprechi, di soldi gettati dalla finestra per cattedrali nel deserto, no; qui si tratta di soldi spesi per la pulizia di quei tronchi stradali sui quali si è abbattuto di tutto e per i quali era impossibile la circolazione.

Eppure, si tratta di una “violazione di legge”!

La Provincia non ha ancora potuto mettere mano alla vera e propria catastrofe, quella cioè che ha cancellato (nel senso letterale del termine) un ponte tra Campoli Monte Taburno e Cautano, oppure che ha fatto sparire un pilone sul ponte del Tammarecchia, oppure quella che ha indebolito la spalla del ponte sull’Ufita.

In altre parole, per gli interventi che richiedono risorse finanziarie consistenti (nell’ordine di 3-4 milioni milioni di euro ciascuno), non si sa letteralmente… che pesci prendere.

D’altra parte, i fenomeni geologici innescati dall’alluvione rendono i terreni ancora più instabili di quanto non lo fossero fino al 13 ottobre: cosicché, pensare d’intervenire anche con la costruzione di “passerelle” provvisorie, tra una sponda e l’altra dei fiumi - come da più parti, e per disperazione viene richiesto - è un azzardo tecnico.

E se è possibile, occorre aggiungere la ciliegina sulla torta: si diceva dei movimenti franosi innescati dalle piogge intense, il cosiddetto “rischio residuo” di cui ha parlato l’ing. Travia, capo del Genio Civile di Benevento, davanti ai sindaci riuniti lo scorso 25 ottobre.

Le frane si muovono lentamente e solo col tempo si può veramente capire l’entità del “male” che ha colpito una strada o un ponte; lo dimostra in maniera eloquente lo sbriciolamento letterale del ponte posto sulla strada tra Casalduni e Zingara Morta, che si è verificato a 20 giorni dall’evento alluvionale del 14 ottobre.

Il presidente Ricci ha recentemente ribadito che con i soldi a disposizione dell'Ente, non è assolutamente nemmeno ipotizzabile un intervento per il ripristino dei 500 km sui 1.300 complessivi di strade provinciali che sono stati distrutti dai 220 millimetri d’acqua abbattutisi sul Sannio in cinque ore (rispetto ad una media mensile di ottobre di soli 50).

Insomma, da qualche parte, devono essere attribuiti alla Provincia non meno di 81 milioni di euro: questa è la cifra che serve per riportare “in pristino stato”, cioè come erano prima, le arterie colpite.

GIUSEPPE CHIUSOLO

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