Un politico all'Urbanistica Società

In vista della volata finale (tra un anno si vota e si farà un sindaco nuovo, avendo Fausto Pepe esaurito le due wild- card) a Palazzo Mosti scoppiano petardi.

Il consigliere Mario Cangiano, avendo già manifestato disagi culminati in una vero e proprio disorientamento, si dimette da consigliere comunale. Ma in consiglio comunale non entra solo Luca Paglia (al posto di Cangiano). Entra anche Amina Ingaldi, che prende il posto di Giuseppe Zollo (foto), che il sindaco ha chiamato in Giunta dopo l'allontanamento (con la nuova formula delle “dimissioni concordate”) dell'assessore esterno Mario Coletta.

Sono entrate in consiglio forze fresche, più che per approvare delibere rognose (in primis, i riconoscimenti di debiti fuori bilancio), proprio per partire con la campagna elettorale. Non vorranno, Paglia e Ingaldi, fare solo un anno di servizio? Trovino subito un accasamento e sventolino subito le relative bandiere per guadagnarsi (meritarsi) il posto in lista.

Pur comprendendo l'importanza di “galoppini” in tempi difficili, si supera il limite della decenza allorché viene “defenestrato” da assessore all'Urbanistica un professore con quasi mezzo secolo di cattedra alla facoltà di Architettutra di Napoli per affidare la materia ad un semi-giovane senza né arte e né parte nella delicata materia.

Zollo sarà (dovrà essere per forza) un assessore “guidato”. Per la sua impreparazione tecnica si troverà necessariamente ad avallare decisioni politiche maturate fuori dalla sua stanza. E sì che a Coletta è stata contestata una non assidua presenza dietro la scrivania. Si è confusa la funzione di dirigente, tenuto certo come primo dovere alla presenza in ufficio, con quella dell'assessore che è, innanzitutto, componente della Giunta e giammai “capo ufficio”.

Soprattutto un assessore tecnico come Mario Coletta deve godere di indipendenza nella elaborazione delle sue proposte e nella valutazione delle situazioni sottoposte al suo esame giuridico-scientifico. E di un contrappeso dotato di indipendenza aveva assoluto bisogno il sindaco Fausto Pepe, di fronte al criterio (imposto dall'accordo pre-elettorale dei partiti) di nominare gli assessori prendendo i primi eletti di ogni lista sostenitrice della Giunta. Il calcolo era facile: poiché c'è incompatibilità tra la carica di consigliere e quella di assessore, il consigliere “promosso” assessore, non potendo tornare a fare il consigliere, era costretto a fare l'assessore e a stare, quindi, nella maggioranza, appoggiandone le voglie, anche quando la maggioranza stessa mutava i propri connotati adeguandosi al sotterraneo mercato dei “riposizionamenti”.

I due assessori esterni (l'altro è Coppola, ormai unico) sarebbero stati i garanti della autonomia dello stesso sindaco nei confronti delle pressioni provenienti dai partiti, peraltro presenti in giunta con stemmi, simboli e bandierine.

Succede, ora, che proprio nella materia delicatissima dell'urbanistica (ad un anno dalle elezioni, ripeto) il sindaco decide una sorta di “rivendicazione”. Non avendo, peraltro, egli alcuna speranza di ratifica elettorale di una tale decisione (non potendo correre alle elezioni, se non da semplice consigliere: ipotesi certo non nelle ambizioni di Pepe) c'è da pensare che una tale svolta rischiosa gli sia stata richiesta dal partito (suo, di Zollo e, anche se ci deve ancora pensare, della Ingaldi).

La partitocrazia, in buona sostanza, si appropria piuttosto brutalmente anche dei pochi spazi affidati ad un delicato condominio. Se qualcuno è stato indotto ad azzopparsi, si capirà meglio al passare dei mesi.

Il professor Mario Coletta ha lasciato senza far rumore. Non ha mancato, tuttavia, di scrivere i rituali auguri di buon lavoro al suo successore confidando che lo sostituirà “privilegiando comunque e dovunque il pubblico al privato interesse”.
Gli antichi dicevano:
in cauda venenum. In tempi recenti in un italiano zoppo si usa dire: qui dorme il lepre.

Quella raccomandazione a Zollo altro non può significare se non la rappresentazione di un sospetto: che quella prevalenza dell'interesse pubblico sul privato possa essere opportunamente (opportunamente, per carità) allentata.

Staremo a vedere.

MARIO PEDICINI

mariopedicini@alice.it

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