Toponomastica, “Quattro notti...” e le sorprendenti ammucchiate   Società

“Cavalie’, evviva il ricordo dei sanniti che hanno onorato la loro terra in Italia ed all’estero! Un vivo plauso va a Lamberto Ingaldi che  ha realizzato una nuova, ricca raccolta di altri 150 nostri benemeriti.

Cavalie’, secondo voi quanti di questi beneventani da ricordare con orgoglio che si sono distinti nel campo dell’arte, della letteratura, della medicina, del giornalismo... saranno immortalati su targhe stradali ? Ve lo dico io: pochi. E quei pochi avranno dovuto farsi largo tra una massa di forestieri proposti da... gente che comanda.

I propositori si giustificheranno perche “tècchete e damme campave cient’anne!”; volendo lasciare ad intendere che noi assegniamo una targa ad “nordista” così come i settentrionali si ricordano di un sannita nella loro toponomastica...

Embè, se fossi un maschio, sarei pronto a  giocarmi qualche attributo puntando sull’assoluto mancato riscontro  di un sannita elevato agli onori di una targa forestiera.

E se, come credo, non fossi mutilato, pretenderei che si mettesse come norma nello statuto di Benevento e degli altri comuni del Sannio: “indietro va straniero!”. Spazio al papà putativo della Provincia di Benevento, Salvatore Rampone, ed al Maggiore De Marco che fece cadere al suolo dal castello torrecusano le insegne borboniche...

Riserviamo le nuove vie ( e magari anche qualcuna delle vecchie ) ai “nostri”, ma per piacere non rispolveriamo gli odi non sopiti, tanto per dirne una, esaltando il sacrificio degli inermi abitanti di Pontelandolfo e di Casalduni, dati alle fiamme dei “liberatori” piemontesi 150 anni fa... “.

“Gelsomi’, non ti permettere di  misconoscere quell’eccidio!”.

“Cavalie’,” ci interrompe la nostra lavascale “ l’incindio... l’accidio, come avete detto voi, nessuno lo nega, ma, come mi ha chiarito un professore che va a fondo delle cose, “non si fa niente per niente” e cioè che il torto e la ragione non si dividono mai nettamente. Secondo quel criticone, i “piemontesi” se la presero con quelle popolazioni incendiando le loro case, per... collaborazionismo con i briganti. Purtroppo la povera gente era costretta ad ospitare nelle proprie cantine, nelle stalle, i briganti, fornendo loro vettovaglie in abbondanza. ( i briganti odierni sono i mafiosi ed i camorristi...).

I “piemontesi” sapevano della forzosa convivenza dei “paesani” con i briganti (che indossavano le penne del pavone filoborbonico) ma sorvolavano. Purtroppo, i briganti uccisero alcuni ufficiali “piemontesi” e li mutilarono. Il comandante delle truppe di liberazione fu sconvolto dall’ira e dal dolore e diede l’ordine di dare una forte lezione al popolo che faceva, suo malgrado, combutta con  i carnefici dei suoi soldati. La “lezione”  fu atroce: furono messi a ferro e a fuoco Pontelandolfo e Casalduni...”.

“Gelsomi’, non tentare di giustificare la brutalità dei... liberatori contro quelle inermi, agnostiche genti rurali che forse non avevano troppo esultato per l’avvento della nuova Italia, ritenendo, e non a torto, che coi Savoia, così come con  i Borboni, avrebbero dovuto continuare a lavorare con durezza per strappare alle terra modesti raccolti per la sopravvivenza...

Gelsomi’, dì al tuo informatore che più di qualcuno ha paragonato i fatti incresciosi di Pontelandolfo e di Casalduni alle “fosse ardeatine”...”.

“Addirittura !?” sussulta Gelsomina “E l’Italia unita, Garibaldi, e Vittorio Emanuele II, dove li mettiamo? Cavalie’, concedete ai  “piemontesi” almeno le attenuanti generiche. E... ben venga a Pontelandolfo ed a Casalduni un ricordo marmoreo di quei tremendi momenti, “offerti” alla Patria”.

“Bene, Gelsomi’! Cerchiamo di perdonare i peccatori. Oltre che sulle spine del passato versiamo una lacrima anche sui problemi del presente, auspicando tempi migliori.

Signore, metti le tue sante mani sulle industrie che corrono rischio di chiudere,  sul lavoro che manca, soprattutto ai giovani. E volgi lo sguardo pietoso e risolutore sulla traballante linea ferroviaria Caserta-Benevento: tutti i treni in transito si fermino nella nostra stazione. E inoltre: si realizzi per intero, finalmente, la “Fortorina” e si ponga inizio al raddoppio della Telese-Caianello, eccetera, eccetera, eccetera...”.

Infine il “caso Mastella”. C’era una volta “Quattro notti e più di luna piena”, organizzata dalla signora Sandra Lonardo e, poi, dal figlio Elio. Un successone: Musica, teatro...! Applausi convinti da parte del popolo entusiasta risuonarono nel centro storico, particolarmente nei vicoli tornati  alla ribalta.

Adesso una serie di colpi bassi è caduta sulla gestione dell’Associazione Iside Nova.

Indagini a tappeto sono in  corso. E sia fatta giustizia piena. Il popolo tifa per Sandra ed Elio, sulle loro mani pulite. E chissà che “Quattro notti...” non tornino ad essere illuminate dalla luna piena...”.

“Cavalie’,” aggiunge Gelsomina che deve avere sempre lei l’ultima parola “Avete saputo? Sono incominciate le grandi manovre per le prossime amministrative. Il povero Fausto Pepe vede molto in dubbio la sua riconferma a sindaco di Benevento.

Si riaffaccia sulla scena elettorale l’ottimo ex Presidente della Provincia, l’onorevole  Nardone. “Cavalie’,” motteggia la nostra lavascale “possibile che bisogna ricorrere alla vecchia guardia, molto, ma molto stagionata?”. “Gelsomi’, buon per la città che si ritrovi un concorrente dalla buona riuscita!”. “Ah sì!?” si chiede, dubbiosa, la nostra interlocutrice “Forse avete ragione, anche perché non ci sarebbe battaglia. Tutti per Nardone, stella della sinistra, compreso – senti, senti! – Pasquale Viespoli, già paladino della destra sannita, oggi colombo pacifista. Mamma, che capovolta!.. Tutti per uno e uno per tutti: Sinistra, Pd con Umberto De Caro, forse pure i finiani e gruppetti vari, sfusi e a pacchetti... Che ammucchiata!”

“Gelsomi’, non ti meravigliare! Certi valori storici sono decisamente tramontati...Mo’ sono di moda le abbracciate collettive”.                       

“Cavalie’, e i berlusconiani a Benevento? E il pattuglione di Mastella? E  Erminia Mazzoni ?..”

“Gelsomi’, mettiamoci comodi e assistiamo alla tenzone. Ne sentiremo delle belle”. Cantiamo in coro, assieme,“Avanti popolo” e... “Per Benito e Mussolini...”.