Il Comune ultima salvezza Società

Se un sindaco va a Roma da un sottosegretario amico per proporre una (ritenuta) proficua utilizzazione di un bene demaniale e si ritrova al tavolo un notorio prefetto incaricato di trovare posto ai “migranti” che fa?

O chiede di allontanare dal tavolo uno che colla proposta del sindaco nulla ha da spartire, oppure il sindaco cambia argomento e richiede, che so, un appoggio per l'anno santo. Niente di tutto questo è accaduto. Le notizie fornite dal sindaco di Benevento sembrano trasudare una certa soddisfazione. Al tavolo ha trovato il prefetto Mario Morcone e al sottosegretario Gioacchino Alfano ha raccontato che sarebbe sua intenzione far alloggiare nell'edificio del fu Seminario Regionale Pio XI e dell'ex Scuola Allievi Carabinieri tutti gli uffici statali presenti a Benevento, ivi compreso il Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco. Naturalmente in premessa ha detto chiaro e tondo che quell'edificio è praticamente vuoto. Non so se abbia pure raccontato che trattasi di un prestigioso manufatto, progettato (dallo stesso signore che ha realizzato i Musei Vaticani) per essere scuola di formazione di sacerdoti dell'intera Regione Ecclesiastica Beneventana, comprendente i corsi di liceo classico e i corsi universitari di teologia e filosofia.

Il futuro ci dirà se il prefetto Morcone se lo sia segnato per le operazioni di sua competenza. Il presente ci consente di allarmare chi ha a cuore un progetto ragionevole per il futuro della nostra città. Che non potrà mai prendere forma se si procede con iniziative estemporanee e prive, ictu oculi, di concreta fattibilità. Chi ci dice, infatti, che le amministrazioni interessate siano concordi nel raggrupparsi fino a creare una unica “cittadella della burocrazia”? E chi ha fatto la lista di tutti gli uffici da collocare nell'ex seminario/ex caserma? Ci viene da pensare che qualcuno ne abbia pure preso le misure se si arriva ad ipotizzare che ci dovrebbero entrare anche i Vigili del Fuoco.

Ora si dà il caso che la stessa prefettura (orgoglio e vanto di ogni capoluogo di provincia) debba sloggiare dal palazzo del Governo. Ai pochi giapponesi convinti che la guerra non sia finita ha risposto il nostro sottosegretario alle infrastrutture, nonché manovratore supremo del più affollato partito democratico che si sia mai visto a Benevento. Umberto Del Basso De Caro, al quale va riconosciuto il merito di aver sempre parlato di “area vasta” da prendere a base di ogni manovra (e di ogni ambizione) amministrativa, ha esclamato: “Ma non vi accorgete che sono due anni che si parla di riduzione delle prefetture?”

A dire il vero lui ha parlato a nuora (la stampa) perché suocera (il gruppo dirigente del suo partito all'uopo riunito) intendesse. Ma se il più grande rassemblement non ne sapeva niente, pare voglia significare che non ne vuol sapere.

E, invece, bisogna sapere che, se si resta in “fiduciosa” attesa, non solo la prefettura (dopo che qualche anno fa ad Avellino furono portati i mobili della Banca d'Italia e della Ragioneria Provinciale dello Stato) ma anche questura e comandi provinciali di Carabinieri e Guardia di Finanza, e Motorizzazione Civile, e Uffici del Lavoro e strutture del parastato (INPS, INAIL) e forse anche l'Ufficio Metrico prenderanno la stessa strada.

Nessuno fa niente (a nulla valgono le rivendicazioni in nome della storia, il fatto che fu Garibaldi in persona a darci la provincia e così via) mentre sarebbe l'ora di prendere atto della realtà e su questa costruire una idea progettuale che sotterri il passato e guardi al futuro.

Quello della caserma della Scuola Allievi Carabinieri è solamente il pretesto per proporre un censimento di tutti i beni pubblici abbandonati o sottoutilizzati per assegnare loro compiti e funzioni in linea con una idea di città (e di territorio) che possa guardare ai prossimi tre o quattro decenni. Il vanto di rifare marciapiedi o di storpiare la colonia elioterapica o di far funzionare fontane è poca cosa se lo stesso Comune di Benevento (scrivo volutamente in maiuscolo) non è capace di tornare a Palazzo Paolo V, che dal sedicesimo secolo è il palazzo di Città. Palazzo Paolo V oggi è praticamente vuoto: dovessero sbarcare in Italia, in qualità di profughi, regnanti spodestati e magnati del petrolio potrebbero finirci loro.

Il palazzo della Banca d'Italia a piazza Risorgimento (per costruire il quale negli anni '60 fu smantellata la più efficiente strutture sportiva della GIL) è vuoto. Lo stabilimento dell'ex Monopoli Tabacchi (opera di Pier Luigi Nervi) è ridotto a deposito di mezzi sequestrati. Due soli esempi di strutture di proprietà pubblica non locale che rischiano di finire in mani estranee agli interessi della città.

Ma quali sono questi interessi? Se tra questi interessi c'è la cultura che cosa aspetta il vicesindaco Raffaele Del Vecchio a indurre l'Università del Sannio a entrare nell'ex Scuola Allievi Carabinieri? O a porsi a capo di qualche progetto di innovazione scientifica? O a raccogliere i prestigiosi artisti che abbiamo perché ne facciano la sede di un atelier internazionale delle arti e delle tecnologie applicative?

La vicenda della soppressione delle province impone agli enti territoriali superstiti (in primis il comune di Benevento) di darsi una strategia per far entrare nella loro sfera patrimoniale altri beni (di valore incommensurabile) che gli enti soppressi dovranno dismettere. Ho già scritto del Museo del Sannio che il Comune farebbe bene ad acquisire, prima che qualche circolare scellerata ne preveda lo smembramento.

E' attorno al Comune capoluogo che convergerà il massimo della autorità del potere locale. Ma prima di andare a Roma è bene pensare ad una rifondazione degli obiettivi. Le elezioni comunali sono tra qualche mese. Non è il toto-sindaco che ci appassiona, ma l'idea di un progetto e la declinazione della partecipazione. Un sindaco all'altezza del ruolo potrà essere il cuore, ma la mente (e il sentimento) dovrà risiedere necessariamente là dove ci sono le competenze e la conoscenza. In questi ultimi (non pochi) anni ci si è vantati della autosufficienza. Parente stretta della sterilità.

MARIO PEDICINI

mariopedicini@alice.it

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