Ecco i nuovi mestieri all'epoca di internet Società

La disoccupazione, com’è ben noto, è una delle piaghe di questo secolo, acuita dalla crisi economica di cui solo recentemente (almeno stando a sentire certi uomini di governo) s’inizia a vedere la fine. Così, mentre nel nostro paese il numero dei senza impiego supera il 12% della popolazione in età adulta, con punte del 40% ed oltre tra i giovani e nelle regioni del Mezzogiorno, c’è chi, non riuscendo a trovare un lavoro, ha pensato bene d’inventarsene uno, sfruttando le opportunità concesse dalle nuove tecnologie.

Basta essere dotati d’ingegno, capacità imprenditoriali e naturalmente conoscere bene i nuovi strumenti di comunicazione per intraprendere un’attività redditizia legata ad internet. Ho già parlato in precedenza degli youtubers, coloro che pubblicano dei video su Youtube e guadagnano dalle inserzioni pubblicitarie. Naturalmente, tra migliaia di youtubers, solo in pochi riescono a fare di tale hobby una fonte di guadagno.

Vi sono poi altre professioni sorte grazie alla rete, come i venditori professionali su eBay, che tramite il noto sito d’aste mettono in vendita articoli di ogni genere su tutto il territorio nazionale. Alcuni di essi sono in realtà una versione aggiornata degli antichi rigattieri: svuotano cantine, soffitte e ripostigli, acquistando a bassissimo prezzo oggetti di cui i proprietari non sanno più che fare, e li mettono in vendita su internet. Non si può mai sapere se all’altro capo della penisola c’è qualcuno interessato ad acquistare il vecchio vaso della prozia.

Altri mettono a frutto le loro passioni, conoscenze o semplicemente il proprio tempo libero per trarne profitto in rete: nascono così i fashion blogger, creatori di stili di moda su misura per tutti i gusti e tutte le tasche. Oppure i retweeter, che fanno sì che un hashtag (un breve slogan, composto da una sola parola o da poche brevi parole, spesso in inglese e preceduto dal simbolo #) venga fatto girare e diventi in poco tempo virale. Sembra una sciocchezza, ma occorre sapere su quali pagine pubblicare il messaggio in maniera tale che raggiunga il maggior numero possibile di utenti e sia da questi replicato; molte aziende e personalità pubbliche pagano degli specialisti affinché i propri messaggi siano ritwittati (neologismo orrendo, lo riconosco, ma esiste).

Vi sono poi ristrette cerchie di persone che sono in grado di mettere a frutto le loro abilità informatiche per scopi di pubblica utilità. Tra questi, sono nate figure ribattezzate dagli esperti del settore con nomi originali, come ad esempio i digilanti. Un digilante (fusione tra le parole “digitale” e “vigilante”) è una persona che lancia esche su internet per attirare allo scoperto i pedofili, fingendosi un minore e dando confidenza a loschi figuri che poi chiedono un appuntamento. A questo punto, all’incontro faccia a faccia con l’adescatore non si presenta il digilante ma la polizia ed il gioco è fatto.

Oppure esistono gli hacktivisti (hacker + attivisti): esperti informatici che si prendono la briga di sabotare determinati siti internet, come ad esempio quelli usati dall’Isis o da altre organizzazioni criminali per fare proseliti, o che semplicemente rendono pubblici dati che dimostrano le attività illegali di persone o grandi aziende. In questi ultimi casi, più che di un lavoro si tratta di una missione senza fini di lucro, ma che certamente rende un servizio alla società.

Insomma, non è vero che per i giovani d’oggi non c’è prospettiva per il futuro: basta essere in gamba, saper usare il computer ed il lavoro, anche se non c’è, si può sempre inventare.

Saluti dalla plancia,

CARLO DELASSO

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