750 anni fa - 26 febbraio 1266 Società

Tra gli anniversari che la comunita' sannita ha il dovere di celebrare, il 750esimo della Battaglia di Benevento e' sicuramente tra i piu' importanti.

Qui il 26 febbraio 1266, infatti, sopraffatto da Carlo D'Angiò, cadeva in battaglia Manfredi di Svevia. Si compiva un evento che avrà conseguenze sull'assetto di buona parte d'Europa. Il territorio di Benevento fu teatro dell'ultima battaglia del figlio di Federico II, il “puer Apuliae” fondatore dell'Università degli Studi di Napoli che ebbe, nell'impresa, l'aiuto di Per delle Vigne e del nostro Roffredo Epifanio, detto anche non a caso Roffredo Beneventano.

Sono usciti già alcuni libri che sottolineano l'importanza della ricorrenza. Ma pure nel passato la Battaglia di Benevento attirò l'attenzione di letterati, musicisti e artisti dell'arte pittorica. Un comitato di attivisti culturali della città si è messo all'opera per allestire un programma di incontri di studio, con lo scopo di offrire, soprattutto ai giovani, spunti di ricerca verso una storia, quella di Benevento, che appartiene ben a ragione alla più grande alla storia d'Europa.

Per la sua posizione geografica, questo lembo di terra, provvisto in abbondanza di quella risorsa essenziale (più del petrolio delle nostre epoche contemporanee) per la vita quale sempre sarà l'acqua, è divenuta fin dall'antichità crocevia necessario per il passaggio dall'Adriatico al Tirreno nel “cammino” che la civiltà ha reso obbligato tra l'Oriente e Roma. Il suo possesso fu strategico per un “passaggio” fisico che significava dominio: di qui l'essere anche il definitivo campo di battaglia di non poche imprese di rilevanza europea.

Se è una leggenda a volere Diomede fondatore di Maloenton, è certo però che dalla guerra di Troia una “migrazione di massa” ante litteram fece approdare sul sud della nostra penisola i vincitori greci, costringendo un po' più su (in territori meno fecondi) gli sconfitti troiani. Se Albalonga è frutto dell'insediamento di Enea e suo figlio, non sarà stato Diomede a mettere gli occhi sulla confluenza dei due fiumi ma parte di quei greci sicuramente sì.

E se i sanniti organizzarono fin oltre queste zone le loro comunità non furono sempre passeggiate. Occupare questa porzione di territorio costò battaglie cruente.

Non lontano da qui i romani subirono ad opera dei sanniti l'umiliazione delle Forche Caudine. A scuola abbiamo imparato che qui Pirro portò i suoi elefanti, autentici tank viventi che tanto impressionarono i romani. Di qui passò Annibale. Qui giunsero con meno spargimenti di sangue i Longobardi, i quali assicurarono alla città per circa quattro secoli il rango di capitale del più importante organismo politico-territoriale del centro-meridione.

Per la sfida tra lo Svevo e l'Angioino il teatro era pronto. Era quello di tanti precedenti appuntamenti con la storia. Lasciamo agli specialisti la discussione di quale sia precisamente la piana dove si schierarono gli eserciti: Roseto, Ponte Valentino, Santa Clementina. Più si fanno ricerche e più se ne parla, meglio è per Benevento.

A patto che si brucino le tappe per varare, lungo tutto il 2016, iniziative ed appuntamenti capaci di ridestare interessi e di ricollocare la città al centro di appuntamenti anche turistici di alto profilo. Il Comitato promotore ha “coperto” le giornate della ricorrenza. Le istituzioni politiche, amministrative e culturali (da quelle locali a quelle statali e regionali, comprese le scuole) si diano da fare per svolgere al meglio il loro insostituibile ruolo.

A causa di quel fatidico 26 febbraio 1266, il nome di Benevento entra nell'eternità perché è posto da Dante Alighieri nella sua Commedia, che sarà definitivamente (e incontrastabilmente) proclamata Divina. E la sua eternizzazione garantita dalla immortalità di Dante fa sì che Manfredi (lo sconfitto, il morto) sia più ricordato e più amato del vincitore. Gli Angioini governarono a Napoli, lo Svevo resta nel cuore di chiunque legga l'opera di Dante.

Un personaggio così dona a Benevento l'occasione di uno scatto d'orgoglio. Vogliamo confidare che l'occasione non sarà sciupata.

MARIO PEDICINI

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