Il 'nodo' ferroviario Società

E' sconcertante l'improvvisazione su temi che dovrebbero essere strategici. E' di questi giorni una folata di vento caldo sul treno che dovrebbe arricchire Pietrelcina di migliaia di turisti. Basta una frase detta a caso per scatenare commenti di plauso. Forse Padre Pio si diverte, ma non è per niente il caso.

Di treni bisognerebbe parlare avendo di mira una considerazione: la ferrovia è una infrastruttura rigida e costosa. Prima di ogni altro elemento (tecnico e tecnologico nonché economico) bisogna valutare l'oggetto del servizio che la infrastruttura dovrà assicurare per un periodo di tempo lungo, tale da poter ammortizzare l'entità dell'investimento iniziale e dell'esercizio corrente a regime.

Un obiettivo di tipo turistico-culturale-religioso, per grande che sia, non autorizza un approccio ragionevole ad una tale tipologia di spesa. Padre Pio riposi in pace.

Benevento ha, invece, un attuale e concreto interesse ad una definizione del suo ruolo di “nodo” ferroviario, a rischio di definitiva svalutazione ove l'attenzione seria della politica continuasse con involontaria (ma inescusabile) leggerezza.

Ed entriamo subito in argomento.

Benevento è interessata alla nuova linea Napoli-Bari (cosiddetta alta capacità). E' una tratta di evidente interesse nazionale, dal momento che collega la fascia adriatica meridionale al Tirreno e a tutto il Mediterraneo.

Un reale completamento della “rete” porterebbe a pensare da subito ad un “taglio” dalla valle telesina verso l'alta velocità Nord-Sud che corre di fianco all'autostrada Napoli-Roma (non sarà la Telese-Vairano sostenuta da Giovanni Zarro in anni di programmazione ipotetica, ma quasi).

Secondo il progetto in fase di attuazione (Costantino Boffa, che ha seguito la vicenda da deputato, è stato cooptato dal presidente Vincenzo De Luca nella sua sala di comando) una sorta di “snodo” potrà esserci a Cancello da cui all'alta velocità (solo passeggeri) si aggancia l'alta capacità (passeggeri e merci), per procedere verso Frasso Telesino.

Ma c'è un'altra trasversale, quella tra Tirreno meridionale e Adriatico settentrionale (verso l'Europa centrorientale) che dovrebbe stare nei pensieri di una classe dirigente che sappia guardare al domani, lasciando perdere per un po' i giochini di potere.

E in questa prospettiva un ruolo essenziale lo dovrebbe avere il nostro “uomo del fare”, vale a dire Vincenzo De Luca, salernitano presidente della Campania, proiettato (o proiettabile) verso più larghi orizzonti.

Quest'altra trasversale è la Salerno-Avellino-Benevento-Campobasso-Termoli: una linea ferroviaria trascurata nei decenni del dopoguerra e ridotta ad una imbarazzante obsoloscenza. Un pezzo minimo ne è la “fantastica” ferrovia per Pietrelcina. Di questa ferrovia tracciata circa un secolo e mezzo fa c'è poco da salvare. La sua riprogettazione a doppio binario (tipologia alta capacità: passeggeri e merci), qualunque sia il tracciato del tratto appenninico, restituirebbe a Benevento la funzione di “nodo” quale ebbe fino alla seconda guerra mondiale.

Volendo assegnare alla Benevento-Cancello un ruolo di ferrovia locale (non metropolitana, che trasporta solo passeggeri), anche l'economia della irpino-sannita Valle Caudina avrebbe i suoi interessi ad una connessione funzionale con il resto d'Italia attraverso il nodo di Benevento.

Sono queste le premesse indispensabili per immaginare una proiezione economica da assegnare alla stazione di Benevento, allorché (aggregando - tra l'altro - le oggi inutilizzate stazioni di Paduli e Vitulano in un unico sistema funzionale) potrà dotarsi di tutte le strutture direzionali e gestionali.

Ho altre volte suggerito di riprogettare la stazione centrale di Benevento posizionandola sulla rotonda dei Pentri, che è lo svincolo di approdo sulla direttrice stradale Bari-Roma (speriamo anche nella riqualificazione della Benevento-Caianello), affinché un nuovo gruppo di edifici possa corrispondere alle movimentazioni di merci oltre che di passeggeri. Dovrà essere questo il motore della piattaforma logistica, della quale manca la visione organizzatoria della movimentazione. In una stazione del genere dovranno immaginarsi banche, spedizionieri, uffici doganali e di finanza, sistemi di stoccaggio (frigoriferi e quant'altro), ma anche banchine intermodali per il necessario dialogo tra tir e carri ferroviari.

Di questo Benevento deve ragionare, con larghezza di ambizioni.

Solo così, tra l'altro, si potrà sostenere la inutilità (e lo spreco) della grande stazione Irpinia che sembra progettata in quel di Grottaminarda, senza correre il rischio di passare per invidiosi. Tra l'altro la stazione di Paduli (che sta, per chi non lo sapesse, a Ponte Valentino) si può collegare con la zona industriale della Valle dell'Ufita con pochi chilometri di binario.

MARIO PEDICINI

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