Mancano argomenti Società

La campagna elettorale per le elezioni del sindaco e del consiglio comunale di Benevento e' partita con scoppiettanti siparietti. E' vero che mancano ancora i candidati, ma molto si da' per certo.

Quelli del PD devono per forza esporsi, essendo in programma nella quarta domenica di quaresima la liturgia delle primarie. Aperte al popolo, si svolgeranno al chiuso dell'Hotel President. Non sarà facile salire i gradini della modesta scalinata, che si prevede presidiata da folte schiere di testimoni della forza egemone. Si stanno studiando le modalità di un confronto tra i due contendenti, si mettono in giro voci destabilizzanti come quella di un imminente ritiro del candidato oggettivamente meno favorito, si allestisce un format che potrebbe fare epoca o forse farebbe rimpiangere le mitiche sedute televisive di Emilio Iarrusso.

I Cinquestelle garantiscono il botto, ma scarseggiano indizi sulle date. A sentire la gente, prenderanno un sacco di voti.

Dal lato destro si registrano frane e smottamenti. Quelli che dovrebbero essere i capi sono alla ricerca di accomodamenti. Strada facendo si accorgono che stanno perdendo i seguaci, pure quelli più affezionati. Storici libro e moschetto vagano intontiti. Non demordono, sul ciglio della strada attendono per un passaggio. Chi nel centro destra stava al centro (e stentava a capire l'accordo De Mita-De Luca) è stato insistentemente pregato e si ritrova a Roma, speditovi a fare il capo della segreteria del ministro dell'agricoltura (che non è Nunzia De Girolamo).

Diciamo che i pretendenti alla candidatura a sindaco stanno saggiamente al coperto. Lo spazio delle cronache è occupato da spiritelli audaci che alimentano un curioso ping-pong. Non hanno nulla da dire, ma vanno all'attacco di consimili. Non avendo nulla da dire, si spiega che non sanno quello che dicono.

Gente che è stata in consiglio comunale e non è mai comparsa in un convegno, non dico al tavolo dei relatori, ma meritoriamente tra il pubblico discente, descrive i fallimenti di questa amministrazione, oppure risale faticosamente la china della storia e affligge l'umanità cercando di capire chi ha fatto fallire la ditta degli autobus e chi ha fatto il parcheggio di Porta Rufina e perché dove c'era il mercato adesso c'è un capannone semiabbandonato.

Forse si tratta di un supplizio al quale devono soggiacere in vista di un veloce cambio di casacca per guadagnare un posto in una lista. Sono prove di rigenerazione, medicina indispensabile. E pure chi è esente da peccati, perché non ha fatto mai niente, si sente in dovere di sottoporsi alla espiazione, buttando dieci righe di testo atte e dimostrare una sotterranea disponibilità alla pugna.

Per lo più se la cavano, perché i politici navigati non danno la soddisfazione di una risposta. Figurarsi l'onore di un contraddittorio.

Sfugge alla regola Lucio Lonardo, il quale evidentemente politico vuole si sappia che non è. Qualche incauto, sospettando dalla illeggibilità delle sue ricette che non sappia proprio scrivere, lo ha tirato in ballo quasi per spezzargli le gambe. E qui per fortuna la lievitazione lessicale e cerebrale ci ha fornito scampoli di sicura allegrezza. Lonardo ha sempre detto che non aspira a fare il sindaco. Forse per questo è libero di mortificare i suoi azzardati interlocutori ricorrendo anche a citazioni che i poveracci stentano ad afferrare, per cui si abbandonano a toccamenti per esorcizzare il pericolo di formule con le quali si può trasmettere una infezione, o addirittura, una brutta malattia. Quella degli argomenti.

In questo febbraio inutilmente più lungo del solito, ciò che manca, nella discussione politica, sono proprio gli argomenti. Battibecchi quanti ne volete, anche i più incomprensibili e i più inconcludenti sulle qualità e sulla legittimità di questo o di quello.

Ma che cosa voglia fare chi aspira non è dato sapere. L'augurio è che qualcuno (CIVES, le ACLI, Giovanni Zarro) faccia un corso accelerato per far sapere, ma così terra-terra senza parole latine, che cos'è il Comune, che cosa devono fare i consiglieri, che differenza c'è tra il sindaco e il comandante dei vigili urbani, a che ora passa l'autobus numero sette e se veramente Sergio è il presidente della Circoscrizione Risorgimento. Qualcosa, insomma, per avere una idea di che cosa debba fare un eletto il giorno in cui gli offriranno un gettone.

Sono da evitare accuratamente nozioni su Arco Traiano, Santi Quaranta, via Appia, Erchemperto, Venanzio Vari e quella palla della storia di Benevento, i Longobardi. Difatti pure per le celebrazioni di Manfredi di Svevia di candidati non s'è visto nessuno.

MARIO PEDICINI

mariopedicini@alice.it

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