E' ora di progettare il futuro Società

Il famoso cittadino medio vorrebbe dare fiducia ai giovani, ma poi si chiede: quanto tempo ci metteranno per imparare e che cosa impareranno? Piu' o meno la stessa cosa si chiedono i cittadini che tra meno di due mesi dovranno scegliere sindaco e amministratori.

Le perplessità aumentano se si pensa ai tanti che, invece, proprio della inesperienza (intesa come illibatezza politica) hanno fatto accurato esame nelle precedenti amministrazioni. E' dal 1993, infatti, che abbiamo accolto nel lessico quotidiano la parola magica (“discontinuità”) con la quale si sono immaginate le rivoluzioni risoltesi, poi, in conati velleitari; con l'aggravante di una gestione economico-finanziaria sostanzialmente fuori controllo.

Non è solamente per aiutare i giovani, tuttavia, che occorre fare un discorso serio (se non proprio preoccupato) su ciò che veramente toccherà agli eletti di immaginare-progettare-fare.

Il Comune di Benevento è una macchina complessa che deve essere fatta funzionare al meglio (efficacia-efficienza) facendo fruttare al massimo (economicità) le risorse proprie (gestione del patrimonio, imposte e tasse) e quelle derivate (erogazioni regionali e statali). In più, se si vuole salire qualche gradino delle classifiche, dando ai cittadini un di più dell'ordinario mantenimento, bisogna saper immaginare “progetti” per assegnarne al Comune la titolarità e la relativa funzione. Bisogna abbandonare la tentazione di fare il minimo indispensabile, per tentare, invece, la via del massimo possibile.

Il primo passo sarà quello di impadronirsi degli strumenti di lettura della realtà: contabilità, bilanci, flusso di entrate/uscite e scostamenti tra ipotesi previsionali ed effettiva rendicontazione. In sostanza, bisogna verificare se la macchina funziona. Non si potrebbe altrimenti immaginare alcuna ipotesi di interventi innovativi, se ci fosse il dubbio della inadeguatezza della macchina.

Questo essenziale lavoro di accertamento si potrà fare chiedendo ai revisori dei conti, nonché ai dirigenti, di consegnare una “relazione di fine mandato” (un po' come ha fatto il presidente De Luca all'atto dell'insediamento alla Regione). I nuovi amministratori dovranno essere messi in condizione, infatti, di poter conoscere lo stato di salute dell'ente del quale prendono la guida funzionale. Potrà essere anche il momento di una prima valutazione qualitativa della dirigenza, alla quale comunque farà capo la realizzazione (e la responsabilità legale) delle azioni programmatiche impostate dal civico governo. Soprattutto sarà un primo, reale, inventario delle competenze fin oggi coltivate.

Per ragionare con riferimenti reali, mi servirò di ciò che offre il sito ufficiale del Comune allorché descrive le attribuzioni degli assessori. Trascrivo letteralmente:

- Politiche culturali e dei beni culturali, politiche del turismo e unesco, politiche giovanili e dell'innovazione

- Politiche del governo del territorio, pianificazione urbanistica e P.U.C.

- Politiche economiche, finanziarie e comunitarie, bilancio finanze, tributi e controllo analogo

- Lavori pubblici

- Attività produttive e commercio, artigianato e agricoltura, statuto e regolamenti, URP

- Risorse umane, patrimonio e contenzioso, politiche del lavoro e della formazione

- Politiche ambientali ed energetiche, verde urbano, decoro urbano, protezione civile, Asia e salvaguardia animali

- Servizi sociali

- Mobilità sostenibile e sicurezza urbana, sistema integrato di parcheggi e trasporto pubblico locale, pari opportunità ed URP.

Al di là dell'ampolloso termine di “politica” per indicare una “branca” di attività (il Comune non è titolato a fare politica: sono cascami retorici quelli che fanno dire di “scelte politiche” o che, in altri tempi, facevano inorgoglire i consiglieri comunali al supremo proclama “il consiglio è sovrano”), ne risulta un sentimento di sconcerto. Non è possibile, infatti, che il Comune di Benevento non debba pensare ad altro (rapporti con la Regione, con il Governo, progettualità e gestione dei fondi europei) e che non ci sia una differenziazione tra le attività di “governo” che la giunta nel suo complesso deve assicurare tra, per esempio, la pianificazione urbanistica e la “salvaguardia degli animali”.

Una volta verificata la reale attività svolta in un dato momento si potrà avere una radiografia. Da questa bisogna partire per analizzare accuratamente il “che cosa fa chi” per poter pensare ad una diversa organizzazione che abbia una logica funzionale e una prospettiva efficientistica.

C'è dell'altro. Con la cancellazione delle province, il comune capoluogo dovrà accollarsi la rappresentanza unitaria del territorio. Benevento dovrà rivendicare l'acquisizione degli istituti culturali oggi provinciali (Museo del Sannio, Musa, Paleolab, scuole superiori) che, se lasciati alla mercé di improbabili “stazioni appaltanti di aree vaste”, farebbero una brutta fine.

Al nuovo sindaco e ai nuovi consiglieri spetta, dunque, un compio “costituente”. A questo bisogna pensare, prima di sognare assessorati, presidenze e consulenze. Ma ineludibile è lo scioglimento del nodo di una dirigenza amministrativo-tecnica selezionata con severi concorsi e dotata di autorevole indipendenza.

La burocrazia competente e onesta, e perciò solo indipendente, salva sindaco e assessori. Se si parlasse un po' di queste cose, la campagna elettorale non sarebbe inutile.

MARIO PEDICINI

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