Mastella senza il mastellismo: una speranza per la Città Politica

Clemente Mastella ha confessato in campagna elettorale, in maniera alquanto temeraria nonche' sincera, di non conoscere i problemi della Citta'; ha avuto pero' l'opportunita' in questi ultimi mesi di verificarli e approfondirli tutti.

Ma al di là di quelli grandi e piccoli che avrà avuto modo di scoprire il vero grande problema della Città è che è fiaccata nel suo spirito, incapace di reagire e quindi alla ricerca di un salvatore piuttosto che di una guida, desertificata culturalmente e mortificata nella sua capacità di proposta e iniziativa.

Eppure è proprio negli anni in cui tutto questo maturava che sono sbocciati quelli che definisco “i fiori nel deserto”.

Perché se è pur vero che la qualità e il merito in questi anni non sono stati messi volutamente a sistema e mortificati perché la mediocrità è più facile da governare e si oppone poco al sistema corrotto questo non vuol dire che essi non fossero presenti: Benevento Longobarda, Luca Aquino, i fratelli Razzano del Morgana, Peppe Fonzo o il gruppo di SannioReport che ha recuperato i Santi Quaranta o Piergiorgio Romano sono solo alcuni degli esempi che posso citare nel solo ambito di mia competenza che è la cultura.

Accanto a questi nomi maggiormente conosciuti ce ne sono però innumerevoli altri: centinaia di giovani e giovani adulti che in tutti gli altri ambiti hanno la stessa energia, fantasia e determinazione e che sono la risorsa non svelata della nostra Città.

Ora, non nascondiamoci dietro un dito: è un fatto che Mastella sia considerato un'icona del clientelismo e il suo nome sia associato al trasformismo opportunista.

Mastella ci ha poi regalato la peggiore classe politica che questa Città ricordi visto che Pepe e molti dei suoi sodali erano suoi “figli” anche se poi l'hanno abbandonato appena la sua fortuna è mutata.

Oggi però Mastella ha una grande opportunità e la Città con lui: quella del riscatto.

Clemente Mastella può riscrivere la sua storia e con questa quella della Città.

Basta che semplicemente non tradisca i figli per i padri ovvero che non avvalli il paradosso tutto beneventano del cambiamento senza innovazione il cui sentimento ha, in campagna elettorale, intercettato in modo egregio dimostrando, ancora una volta, il suo fiuto politico.

Perché d'altro lato è innegabile che Mastella di capacità politica ne ha da vendere e di esperienza ancor di più.

Io oggi ho quindi questa attesa: che il periodo di distanza dalla politica attiva gli abbiano fatto maturare e consegnato una visione diversa della gestione della cosa pubblica cui il suo nome, a torto o a ragione, è associato.

E ho una speranza: che sappia davvero assecondare l'istanza di riscatto della Città, anche di coloro che non l'hanno votato, arginando invece le istanze di conservazione che albergano in ogni comunità, soprattutto mortificata e depressa come la nostra, ma che non ne fanno il bene come il caso Brexit ci racconta.

Benevento, come detto sopra, non ha bisogno di un salvatore ma di una guida saggia che la sappia accompagnare, anche con scelte impopolari ma lungimiranti, fuori dalle sabbie mobili che la immobilizzano e la stanno risucchiando.

Un'impresa temeraria di cui Mastella a mio avviso può essere all'altezza ma solo se saprà e vorrà abbandonare il mastellismo.

Come sempre il tempo sarà testimone e giudice; nell'attesa naturalmente il giudizio resta sospeso.

E per l’intanto gli giungano i miei non preconcetti auguri di buon lavoro.

Jean Pierre el Kozeh

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