Dissesto e dopo Società

Ci sono parole che fanno paura. Soprattutto quando evocano eventi che vorremmo cancellare dalla realtà. Pensiamo alla morte, che tutti sappiamo inevitabile ma qualcuno aggira facendosi ibernare, per lo sfizio (solo quello) di provare, fra tre secoli, come avverrà lo scioglimento del pezzo di ghiaccio.

Negli ultimi tempi fa chic parlare di default, anche perché ci riferiamo alla Grecia o al Portogallo (chi lo abbina all'Italia è da fucilare sul posto). Fa un po' più male parlare di dissesto.

A Benevento se ne sta facendo un caso di scuola, quantomeno per la gamma dei commenti.

Mastella ha attivato l'assessore Serluca (una docente universitaria di economia) e i dirigenti funzionalmente responsabili affinché fosse fatta chiarezza, anche nella prospettiva di dover dichiarare il dissesto. Cioè senza l'intenzione di trovare accomodamenti ed espedienti per evitarlo.

E' appena il caso di precisare che la dichiarazione di dissesto è una operazione legittima (in quanto prevista dalla legge) e doverosa allorché se ne accertino i presupposti. E' una brutta cosa? Sicuro non è una cosa per la quale fare festa. Non è la notizia di una eredità dallo zio d'America ma è lo squadernamento di una condizione di squilibro economico. Che succede col dissesto? Che l'Amministrazione in carica (certo la dirigenza politica, molto meno la struttura burocratica) separa la sua gestione (da oggi in poi) affidando la radiografia (e pure l'autopsia) del passato ad un organo collegiale “terzo” che al termine del mandato (che comprende certamente anche la possibilità di un risanamento) tirerà le somme.

Significa accusare automaticamente gli amministratori passati? In teoria no, ma lo sfizio di una stoccata un politico di lungo corso come Mastella non se lo risparmia.

E' Fausto Pepe, a mio giudizio, che non coglie l'occasione per lasciar fare al tempo (che, per definizione, è galantuomo). Per difendere la sua onorabilità manda la palla in rete nella porta sbagliata. Come mai - dice Pepe - Mastella scopre che i conti non quadrano se il suo consiglio comunale ha approvato il consuntivo del 2015 e il preventivo del 2016, documenti frutto dell'amministrazione che si avvia alla sala raggi della Commissione Dissesto?

Qui occorre chiamare in causa la “politica”, quella dei calcoli e dell'opportunismo. Se non avesse approvato quei documenti, Mastella sarebbe andato a casa e con lui tutti i consiglieri eletti, azzerando anche le aspettative dei candidati  in posizione di attesa nelle graduatorie di lista. Ha deciso, invece, di rispettare la legge per il puro adempimento riservandosi libertà di giudizio (e di azione) lungo il cammino appena iniziato.

C'è un'altra freccia che Pepe ha indirizzato a Mastella. Quella secondo cui il documento sottoscritto dal dirigente facente funzione come capo della ragioneria nella sostanza sorregge l'impianto della delibera approvata dal Consiglio e, poi, viene utilizzato come pezza d'appoggio per smontarla.

Dalla stessa massa documentale si possono sostenere due punti di vista totalmente opposti? Certo che sì, se dietro c'è la “politica”, vale a dire un interesse ad orientare una scelta. Si capisce che l'interesse di Pepe (non oggi, ma ieri) fosse quello di “tenere duro” e di adoperare tutti gli strumenti per non “macchiare” la sua amministrazione di un peccato grave. Tant'è che Fausto Pepe, da sindaco, si è trovato spesso a dichiarare, attribuendosene un merito, che finché era lui il sindaco neanche l'Azienda degli autobus  sarebbe stata accompagnata al fallimento.

Non c'è ragione di polemizzare, insomma, facendo ricorso a sofismi e sillogismi apparenti (tipo “Gli apostoli erano dodici. Pietro e Paolo erano apostoli. Pietro e Paolo erano dodici”).

L'odierno interesse “politico” di Mastella e Pepe (al netto delle piccole sfiziose vendette) non coincide. Tutto qui. A parti rovesciate non ci sarebbero soluzioni diverse.

Vogliamo dire che il sindaco Mastella potrebbe sorvolare sulle polemiche innescate da dichiarazioni estemporanee? Lo diciamo senza indugio, tanto più che il lavoro che lo attende è davvero difficile.

Al di là delle responsabilità politiche (senza virgolette, il che significa della capacità di guida) ciò che l'Amministrazione Comunale deve darsi è una struttura organizzativa professionale alla quale, dopo aver garantito la necessaria indipendenza tecnica, debba poter chiedere lealtà, disinteresse, senso del dovere. Se la metà dei contribuenti non paga le imposte comunali significa che c'è chi chiude un occhio, chi non sente da un orecchio (e sente dall'altro), chi non esercita le funzioni ispettive e di controllo. Qualcosa del genere è potuto accadere da quando la dirigenza è stata affidata a personale assunto con contratti a termine, magari per il solo requisito di essere tra i primi non eletti di certe liste. Ma, soprattutto, la riorganizzazione della struttura amministrativa, prima ancora del risanamento dei metodi di scelta dei vertici, deve passare per un aggiornamento delle funzioni del Comune. Tanto per accennare a qualcosa di concreto, chi gestisce l'enorme patrimonio edilizio cura solo l'inventario (cosa apprezzabilissima) o ha contezza di una gestione economica di tali beni?

Ecco. Questa della gestione economica è compito, adesso, di Mastella. Qui si vedrà la sua nobilitade. Tra quattro anni e mezzo si faranno i conti.

MARIO PEDICINI

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