La Chiesa di S. Domenico: un silenzioso scrigno di Bellezza Cultura

Lunedì 28 novembre è stata presentata presso la chiesa di Piazza Guerrazzi l’ultima fatica editoriale del giornalista, studioso di storia e saggista Giacomo de Antonellis: “Il complesso di San Domenico in Benevento” (Club di Autori Indipendenti, 2016). Il testo, frutto di un’intera estate di studio e ricerca, racconta con metodica passione la storia e i protagonisti del luogo sacro, conducendoci tra le fin troppo taciute bellezze artistiche custodite al suo interno.

Di fondazione duecentesca, la Chiesa e l’annesso convento - ha spiegato l’autore - hanno vissuto nel corso dei secoli affascinanti traversie. Talora a tinte fosche, come nel caso della tradizione che vuole siano stati gettati in un vicino pozzo ben 600 cadaveri di cittadini ghibellini e soldati svevi, trucidati all’indomani della Battaglia di Benevento del 1266.

E furono proprio le devastazioni operate dai vittoriosi soldati angioini - ha rivelato de Antonellis - a convincere le precedenti monache a cedere la chiesa ai Domenicani. Costoro, nel corso dei secoli, permisero ed incoraggiarono saggiamente la fioritura artistica del luogo sacro, grazie anche ai contributi delle famiglie detentrici dei patronati delle cappelle, come i Morra e i Coscia.

Non fu dunque un caso che le bellezze della chiesa, come la pala di San Michele Arcangelo e quella della Madonna dei Rosari, abbiano reso S. Domenico un tempio privilegiato da papa Orsini in persona.

Il testo fresco di stampa risponde inoltre a tante domande che nascono spontanee nei più attenti: perché la chiesa è anche nota come San Vincenzo? O ancora, cosa ci fa lì il cenotafio di un generale francese napoleonico, peraltro mai venuto a Benevento?

Il libro è stato salutato con grande entusiasmo dagli altri intervenuti alla presentazione: per il prof. Maurizio Cimino, storico dell’Arte, si tratta di «una pubblicazione che colma una grave lacuna», un testo esaustivo, ricco di note e indicazioni bibliografiche, che sa però evitare le pedanterie di tante ricerche specialistiche.

Il prof. Cimino ha inoltre discusso dei meravigliosi affreschi scoperti soltanto nel 1994 durante un restauro, nascosti fino ad allora dietro la cinquecentesca pala della Madonna dei Rosari. Si tratta di una sovrapposizione di pitture di varie epoche -sottolinea l’esperto -, tra le quali una Madonna in trono con Bambino, San Giorgio col drago, un Cristo benedicente, San Bartolomeo e una Madonna che sovrasta un edificio. Fu Cimino in persona a datare ed interpretare correttamente quest’ultima scena, inizialmente da altri attribuita alla scuola giottesca e non compresa nel suo autentico significato.

Assieme a don Giovanni Giordano - racconta lo storico dell’Arte - lanciarono dunque lo scoop: l’affresco, risalente al 1480 circa, risulta in assoluto una delle più antiche attestazioni pittoriche del leggendario trasporto per mare della Casa di Maria a Loreto per mano degli angeli.

Presente all’evento anche mons. Antonio Raviele, rettore di San Domenico.

A concludere l’incontro è stato l’arcivescovo di Benevento mons. Felice Accrocca.

MATTEO NOBILE

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