Giovenale e quel gioviale di Mario Collarile Cultura

Tutti ritengono di conoscere Mario Collarile, poliedrico dello sport, avvocato di grido, titolare di un salotto musical-letterario durato un quarto di secolo, scrittore di sé medesimo nella parte di “tumorato di Dio”, conferenziere e presentatore, professore di diritto all'Università Giustino Fortunato.

Ebbene, l'uomo che tutti ritengono di conoscere, ha rivelato un lato sconosciuto. Un funambulo della poesia latina. Da una dozzina di versi di Giovenale, tradotti in italiano e poi in beneventano triggiauolo, ha ricavato un recital di fronte ad un pubblico vieppiù avvinto, facendo la parte di Giovenale il gioviale, quella di una professoressa di latino old style con la boccuccia a culo di gallina, quella di una studentessa che copre il quaderno con la mano per non far copiare il vicino di banco e poi traduce, quella di due uomini bassi del Triggio che commentano in lingua beneventana (antica come la latina).

Ebbene, tutto questo Mario Collarile lo ha fatto senza mai spostarsi dal tavolo della conferenza, ricorrendo solo, quali strumenti aggiuntivi, ad una coppola e ad una paglietta.

Scoppiettante analisi, lontana da ogni ipotesi caricaturale, messa in gioco con autentico spirito sportivo da un bambino di quasi ottant'anni. Una specie di Paolo Poli nudo, si vuol dire senza gli attrezzi del teatro.

L'avventura ha avuto luogo in quell'Università della Terza e Quarta età dell'AUSER. Gli astanti, ammirati e invidiosi, hanno tutti pensato che queste cose si dovrebbero fare a scuola, per fare innamorare i ragazzi.

Ma Mario Collarile non ha più l'età per fare il concorso magistrale. Avendo fatto pratica in ospedali, si è specializzato nelle trasfusioni di buon umore. Medicamento esilarante, fa veramente bene, tanto al paziente quanto al medico. Provato per credere.

MARIO PEDICINI

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