Il Blue Whale, il gioco più perverso del momento... Società

Che cos’è il Blue Whale? Questo fenomeno, che letteralmente vuol dire “balena blu”, è salito alla ribalta lo scorso mese di maggio in seguito ad un servizio del programma tv Le Iene. È poi stato rilanciato anche dalla celebre trasmissione Rai Chi l’ha visto e da allora se ne parla sempre più spesso. È una leggenda urbana, un pericolo reale, una bufala o sul serio decine di adolescenti si sarebbero tolti la vita per colpa di un gioco su internet?

Cerchiamo di fare ordine: tra le poche certezze emerse riguardo il Blue Whale, una è che ha avuto origine in Russia nel 2015. In tale paese, secondo le statistiche, l’incidenza dei suicidi nella fascia d’età tra i 9 e i 17 anni è la più alta d’Europa. A detta di molti, sui social sono nati dei gruppi dove gli utenti sono spinti a suicidarsi e a filmarsi con i cellulari mentre si tolgono la vita. Uno tra questi gruppi è appunto quello della balena blu, animale scelto come simbolo di morte per via del fatto che a volte queste creature finiscono per morire spiaggiate, come se volessero compiere un gesto estremo volontario.

Il Blue Whale consisterebbe (userò il condizionale poiché ben poco di ciò che riguarda questo fenomeno è stato accertato) in una serie di 50 prove a cui si viene sottoposti da un curatore. Inizialmente si tratta di banalità, a cominciare dal disegnarsi una balena blu sul corpo, per poi passare a prove di coraggio come guardare un film horror da soli al buio o svegliarsi in piena notte per andare a correre. Piano piano però queste prove iniziano a diventare più cruente: praticarsi dei tagli, camminare in bilico su un cornicione, fino alla prova finale, che prevede di salire in cima all’edificio più alto della propria città per poi buttarsi di sotto. Gli utenti che riescono a portare a termine tutte le prove del Blue Whale diventerebbero così degli idoli per il gruppo. Idoli postumi, s’intende.

Ma questo macabro gioco, se così lo vogliamo chiamare, esiste davvero? Ha sul serio provocato delle vittime? È vero che anche in Italia diversi ragazzi sono stati fermati mentre erano sul punto di gettarsi nel vuoto per obbedire alle regole del Blue Whale? O forse si sta diffondendo una psicosi ed i mezzi di comunicazione di massa stanno contribuendo al sorgere di fenomeni emulativi?

Dell’argomento si sono occupati, come ho già detto, programmi giornalistici nazionali, ma un po’ tutta la stampa e la tv ne parlano ormai da settimane. “Blue Whale” è diventato da allora uno dei termini più digitati sui motori di ricerca, ma tanta attenzione su un fenomeno così pericoloso non è di per sé deleteria?
Ogni aspetto del Blue Whale è contraddittorio e vi sono poche certezze: chi sarebbero le persone che hanno creato questo gioco diabolico e per quale scopo? In Russia un uomo è attualmente in prigione con l’accusa d’istigazione al suicidio. Tuttavia, anche su questo fatto le notizie sono poche ed incerte: alcuni gli attribuirebbero la responsabilità della morte di 15 adolescenti, altri addirittura di 150. Lo stesso indagato, probabilmente una persona con problemi psichici, avrebbe dichiarato di aver diffuso il Blue Whale per eliminare i rifiuti della società, salvo poi negare ogni cosa.

Insomma, davanti ad un orrore che minaccia il bene più prezioso che ogni persona possieda, i figli, non possiamo chiudere gli occhi e far finta di niente, ma non è saggio neanche dargli tanto risalto da farlo diventare un fenomeno di massa. Parlarne è bene, trasformarlo in un’ossessione è pericoloso. Per il Blue Whale alla fine vale la regola madre che i genitori hanno sempre seguito: mettere in guardia i figli, esortarli a non dare fiducia agli estranei e a parlare di ogni problema con persone adulte di cui si possono fidare. Se un tempo la raccomandazione era di non accettare caramelle dagli sconosciuti, oggi dobbiamo aggiungere il non partecipare a giochi perversi su internet.

Saluti dalla plancia,

CARLO DELASSO

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