Allarme commercio a Corso Garibaldi In primo piano

Commercio in caduta libera a Benevento, dove oramai da troppo tempo si fa la conta degli esercizi chiusi, piuttosto che di quelli aperti.

Negozi sfitti, vetrine vuote, saracinesche abbassate, cedesi attività commerciale si vedono un po’ dappertutto, con una concentrazione rilevante nel centro storico e in quella che è sempre stata considerata la “via dello shopping”, Corso Garibaldi: dove nei favolosi ‘80 si trovava sempre l’outfit very good e la griffe so good.

Step by step, negli ultimi anni, l’arteria centrale della città si è trasformata da “via dello shopping” a “via dello struscio”, infatti, mentre nei giorni feriali il genere umano scarseggia - tra l’afflizione dei commercianti che spesso si affacciano sull’uscio del proprio negozio alla ricerca di qualche possibile cliente - nei giorni festivi ecco che come per magia Corso Garibaldi si anima, pullula di gente.

C’è chi si passeggia beatamente avanti e indietro, chi fa sosta in uno dei tanti bar disseminati sul tragitto pedonale, chi discetta di politica locale e chi di calcio, chi va in chiesa per partecipare alla Messa, chi si scatta selfie e li posta immediatamente su tutti i social possibili e immaginabili, insomma c’è tutta la “Benevento bene” e anche di più che vuol farsi vedere, magari sfoggiando l’ultimo acquisto fatto on line (per il beneventano 3.0) o in uno dei centri commerciali del casertano e del napoletano, così tanto in voga ultimamente (per il beneventano che come un bambino si lascia incantare dal “paese dei balocchi”).

In base ad un’analisi redatta dalla Confcommercio sull’evoluzione del commercio nei centri storici di 40 comuni italiani di medie dimensioni capoluoghi di provincia, dal 2008 al 2016, Benevento ha subito un calo di fatturato del 70%, un dato spaventoso che vede coinvolte come in una spirale infernale tutte le categorie merceologiche, ad esclusione di bar e pub.

Di questo e molto altro ne abbiamo parlato con Nicola Romano, da un quinquennio al vertice di Confcommercio Benevento, che, per chi non lo sapesse, è un incarico privo di retribuzione monetaria.

Accanto alla passione per l’esperienza confederale portata avanti fin dal 1995 con vari incarichi, Romano nella vita di tutti i giorni vende gasolio ai grossisti per conto di compagnie petrolifere.

La fuga dei negozi da Corso Garibaldi è solo colpa dei fitti troppo alti o ci sono altri motivi?

Abbiamo una serie di concause che purtroppo stanno portando alla desertificazione: canoni di locazione sicuramente non alti, ma altissimi, tassazione comunale ai massimi da anni, per cui i costi di gestione non sono proporzionati a quelli che possono essere gli utili lordi. Molto ha inciso anche l’apertura di due centri commerciali artificiali, intanto due sono troppi per una città delle dimensioni di Benevento e poi sono troppo vicini al perimetro urbano. Inoltre, l’offerta merceologica del nostro centro storico è pressoché identica a quella che troviamo nei centri commerciali, quindi non c’è più appeal.

Ma anche nei centri commerciali, specialmente in uno, ci sono diversi negozi vuoti…

Lì i canoni di locazione sono superiori a quelli che si pagano in città, perché nel centro commerciale artificiale giustamente si fanno pagare il fatto che ci sia sempre tanta gente, il parcheggio è enorme e gratuito, ma quando il sistema è “drogato”, quando tutto è andato in crisi e non ci sono più dei punti di riferimento fissi, senza contare che il disagio sociale a Benevento è cresciuto, allora non va bene né il centro commerciale, né la città.

Come si può rivitalizzare il centro storico?

Noi abbiamo un centro storico bellissimo e il Corso Garibaldi deve tornare ad essere la vetrina luccicante della città, pertanto il Corso va rivitalizzato riportandoci le persone, vale a dire rimettendoci i servizi. A Benevento ci sono uffici finanziari, uffici postali, sportelli dell’Asl, ecc. ecc. dislocati lontano dal centro, mentre da viale San Lorenzo a piazza Castello mancano. Se invece, ad esempio, ci fosse a via Traiano o a piazza Roma un poliambulatorio dell’Asl, un ufficio postale dove è risaputo che entrano centinaia di persone al giorno, allora sì che anche l’economia girerebbe di più. Praticamente servizi più negozi uguale beneficio assicurato. Il Comune, tanto per dirne un’altra, è proprietario di alcuni immobili nel centro storico e noi come Confcommercio abbiamo detto sia all’amministrazione di prima che a questa attualmente in carica di fare delle convenzioni con Poste Italiane, con la Asl, cioè di prendere i locali che tengono chiusi e di darli in comodato d’uso gratuito per venti anni, piuttosto che tenerli vuoti… Al contempo è impensabile - come qualcuno ogni tanto ipotizza - di mettere al Corso Garibaldi tutti negozi di artigianato o di nicchia, perché qui non stiamo ad Amalfi o a Sorrento. Differenziare va anche bene, ma capendo sempre a chi si vuole indirizzare quell’offerta merceologica e se effettivamente c’è l’utenza.

Però la crisi dei negozi si estende a macchia d’olio un po’ in tutta la città…

Perché mancano i negozi di quartiere! La salumeria, la merceria, la macelleria, il banco di frutta ti dà vita, non solo e non tanto perché la saracinesca è aperta, ma soprattutto perché lì davanti si ferma sempre quel gruppetto di persone che fa diventare vivo il marciapiede, l’attività commerciale diventa viva, anche perché scende dal palazzo la signora con le pantofole e compra il chilo di carne e il rocchetto di filo di cotone.

Come sono i rapporti con l’amministrazione comunale?

Stiamo dialogando, nel senso che mentre la vecchia amministrazione e l’allora assessore De Luca con noi della Confcommercio erano latitanti, tant’è che nell’arco di cinque anni De Luca ha ritenuto opportuno invitare le associazioni categoria solo due volte, con questa amministrazione c’è un rapporto più diretto, cioè se c’è una problematica quantomeno ci si confronta.

Cosa pensa dell’Imposta di Soggiorno per la quale stanno lavorando le Commissioni consiliari Finanze e Attività Produttive?

Non capisco come si faccia a pensare di istituire una cosa del genere a Benevento… e poi senza contattare le associazioni di categoria. Ora io non dico che chi si appresta a fare una cosa del genere debba essere onnisciente, ma logica impone di informarsi prima di “sparare” certe assurdità. Chi fa il tour operator di mestiere e organizza 10/15 viaggi al giorno ha sempre sottomano una lista dove sono elencate le città con tassa di soggiorno e le città senza, pertanto se deve portare a Benevento un gruppo di 50 persone e pagare 100 euro di tassa di soggiorno, sapendo che a pochi chilometri da qui ci sono diversi paesi dove non si paga, logicamente il pullman di turisti viene dirottato a Telese Terme, o a Pietrelcina, oppure a San Giorgio del Sannio. Questa gabella significa proprio far scomparire il settore ricettivo dal circuito e creare danni a catena a bar, ristoranti, distributori di benzina, gommisti, negozianti vari, insomma a tante attività che operano a Benevento. Allora come Confcommercio chiediamo al sindaco Mastella di stoppare la cosa, riflettere e contattarci per discutere sul da farsi. Noi abbiamo bisogno di accrescere il flusso di turisti e dobbiamo quindi entrare in un circuito virtuoso non in un circuito penalizzante.

Recentemente si è costituito il “Comitato dei negozianti del centro storico”, cosa ci può dire?

Fa parte del mondo Confcommercio, è stato costituito da 57 soci fondatori e il presidente è Nicola Babuscio. Il Comitato sta interloquendo con l’Amministrazione comunale e sono state già avanzate delle specifiche richieste, quindi si è creato un filo diretto. Ultimamente, poi, una trentina di commercianti si sono incontrati qui, nella sede di Confcommercio, con Antonio Frascadore, il direttore artistico del Festival Nazionale del Cinema e della Televisione che si terrà in città ai primi di luglio, per una sinergia, per pubblicizzare meglio l’evento ed avere una ricaduta sul territorio.

Camera di Commercio Irpinia-Sannio, il parere della Confcommercio…

Diciamo che le fusioni sono sempre andate a danno della nostra provincia e sicuramente ci perderemo. Benevento e Avellino messe insieme sommano 70mila imprese e gli irpini ne hanno 10mila più di noi. Loro avranno la sede principale e noi una succursale. La Confcommercio di Benevento farà parte del Consiglio camerale - composto da 33 seggi - ma non sappiamo ancora quanti ce ne spetteranno. Per il momento noi, ma anche gli altri, abbiamo presentato la documentazione che attesta gli iscritti, sono iniziate le verifiche, dopodiché la Regione assegnerà i seggi, quindi una volta insediato il Consiglio avverrà l’elezione della Giunta e quest’ultima sceglierà il nuovo presidente. La nostra succursale occuperà poche stanze del palazzo camerale di piazza IV Novembre, tutto il resto so che stanno già cercando di fittarlo e pare che siano a buon punto per chiudere con la Gesesa di contrada Pezzapiana, che prenderebbe in fitto una metà del palazzo. Non ci dimentichiamo, infine, che la Camera di Commercio di Benevento è proprietaria anche di un altro bellissimo palazzo, ovvero l’ex Enoteca, sita in piazza Federico Torre con ingresso da piazza Guerrazzi e chiusa oramai da troppi anni…

ANNAMARIA GANGALE

annamariagangale@hotmail.it

Nella foto di apertura il presidente di Confcommercio Benevento, Nicola Romano. Nelle foto in calce all'articolo, invece, una carrellata di negozi desolatamente vuoti al Corso Garibaldi e lungo via Traiano, più alcuni scatti di come le due arterie appaiono durante la settimana, ovvero con pochissime persone che vi transitano. Discorso completamente diverso nel fine settimana, come si evince dall'ultima fila di fotografie, con un Corso Garibaldi stracolmo di gente la domenica pomeriggio!

Altre immagini