Occorre lavorare in maniera etica Economia

Preceduto da un’ottima fama, il presidente di Confindustria Benevento, Filippo Liverini, giunge nella nostra redazione di Via Piermarini per un focus sul mondo dell’imprenditoria sannita insieme a noi giornalisti di Realtà Sannita e piazza subito sul tavolo deputato agli incontri una pila di fogli densi di cifre, schemi, grafici e studi di settore.

Se è vero che nel prossimo mese di dicembre sarà giusto un anno da quando Liverini è al vertice dell’Unione Industriali, sono invece circa tre i decenni che lo vedono impegnato nell’azienda di famiglia - la Mangimi Liverini S.p.A. (specializzata nella produzione di mangimi per l’alimentazione degli animali da allevamento, ndr) - insieme al fratello Michele in quel di Telese Terme.

“Io e mio fratello - chiarisce subito - abbiamo un modo di lavorare un po’ diverso dagli altri e ciò stupisce in una provincia come la nostra, ma noi lo facciamo veramente con convinzione”.

Siamo curiosi e non vediamo l’ora che Liverini ci sveli il Sacro Graal alla base del successo della sua impresa.

“Lavorare in maniera etica e responsabile - spiega -. Fare l’imprenditore è difficile, però farlo in maniera etica è una soddisfazione enorme! E’ il modello vincente, i vantaggi sono eccezionali e sto cercando di farlo capire anche agli altri, ovvero, sto tentando di trasmettere questa mia filosofia nel contesto dell’Unione Industriali”.

Ha l’energia di una pila atomica il presidente di Confindustria mentre parla della Mangimi Liverini.

“L’azienda è stata fondata nel 1969 da mio padre Mario, che adesso non c’è più, e da suo fratello Giuseppe. Ad un certo punto, negli anni ’90, mio padre e mio zio cercarono di intraprendere altre strade, perché secondo loro non c’era più la possibilità di continuare l’attività mangimistica. Pensarono di fare una fungaia, era quello il tempo dei funghi e a Ponte - tanto per fare un esempio - nacquero parecchie realtà in tal senso. Iniziammo a girare e addirittura avevamo già scelto tutto quello che occorreva per avviare la nuova attività, ma poi ci riunimmo in famiglia e io e Michele decidemmo di portare avanti l’impresa, però in un modo diverso. Detto fatto, io lasciai la mia attività di dottore commercialista e mio fratello abbandonò l’idea di inserirsi nel mondo della scuola come docente di educazione fisica, così - anche se da ragazzi avevamo sempre lavorato in azienda - da quel momento ci siamo dedicati anima e corpo a fare i mangimi, ma in un modo diverso: chiedendo la collaborazione dell’Università, di persone laureate in agraria e investendo in tecnologia”.

Classe 1962, nato a Sydney in Australia, coniugato con la professoressa Rosaria Vecchi e padre di due figli, Iole di 25 anni e Mario di 22, Filippo Liverini parla con orgoglio delle sua “famiglia aziendale”.

“A tutti i dipendenti, che io e mio fratello chiamiamo collaboratori, diamo del tu e vogliamo che ci diano del tu. Questo modo di portare avanti l’azienda - in un clima certamente familiare - fa sì che anche loro si impegnino al massimo e ovviamente noi cerchiamo di ricambiare nell’applicazione totale di quello che è il contratto di lavoro, ed anche di andare incontro ad altre necessità”.

Prima di salutare il nostro amabile interlocutore, gli chiediamo come si fa a conciliare il lavoro di imprenditore con l’impegno in Confindustria.

“In azienda abbiamo tre turni: 06.00/14.00 - 14.00/22.00 - 22.00/06.00, ebbene, io e mio fratello ogni mattina entriamo alle 06.00. Prima del mio ruolo in Confindustria io stavo in azienda fino alle sette di sera, compreso il sabato mezza giornata, ora invece mi tocca organizzarmi in modo diverso anche perché sto in giro parecchio. Ho dato delle deleghe in azienda e dunque le mie collaboratrici sono state caricate di maggiori responsabilità, inoltre ho fatto altre due assunzioni per non perderci in efficienza. Ogni santa sera - dalle otto alle dieci - mi studio Confindustria, cioè mi documento sui convegni a cui devo intervenire, lavoro ai vari progetti, eccetera, compreso il sabato pomeriggio e a volte anche la domenica pomeriggio, prima di uscire a fare una passeggiata con mia moglie. Mi rendo conto che più passano i giorni più sono impegnato, ma lo faccio volentieri perché i risultati si vedono e io ci tengo al territorio, ci tengo che Benevento esca fuori da certi concetti caratterizzati da visioni troppo miopi e troppo corte”.

E per chiosare due domande: “Quanto prende dall’Unione per la carica di presidente?”.

“Non prendo nulla, né gettoni e né rimborsi benzina o altro, io mi muovo a mie spese”.

“Visto che la Mangimi Liverini è una delle poche aziende etiche del territorio, a quando l’istituzione di una Fondazione?”.

“Ci stiamo arrivando!”.

ANNAMARIA GANGALE

annamariagangale@hotmail.it

Altre immagini