Alluvione, un bilancio tutto al negativo In primo piano

15 ottobre 2015 - 15 ottobre 2017. Sono passati due anni da quando un devastante alluvione  colpì il capoluogo e tanti Comuni sanniti dopo giorni di abbondanti piogge, ma è lecito chiedersi: in questi due anni cosa è stato fatto, cosa è cambiato per evitare che eventi del genere potessero ripetersi?

La risposta non è difficile: davvero poco, se si considera che soltanto in occasione  del secondo anniversario (lo scorso  15 ottobre) a Circello è stato riaperto un ponte (quello sulla Tammarecchia) crollato in seguito all’alluvione. Insomma, ci sono voluti due anni!

Ma quello che più ci preme sottolineare è che la macchina dei risarcimenti  certamente non ha funzionato bene, e soltanto per quanto riguarda i danni subiti dai privati ed in parte per l’agricoltura qualcosa si è mosso (anche se con tanta lentezza),  o comincia finalmente a muoversi.

Poco, o quasi niente, per le imprese, soprattutto quelle della zona ASI di Ponte Valentino, come ha tenuto anche a sottolineare il presidente  della Confindustria Filippo Liverini nel corso dell’incontro che recentemente si è svolto nella nostra  redazione. Insomma, forse qualche provvedimento legislativo da parte di Governo e Regione pure c’è stato, ma poi è intervenuta la burocrazia, assoluta “nemica” delle imprese colpite. Così, e questo è un dato certo, gli operatori economici che pure hanno subito danni ingenti ad oggi non hanno ottenuto nulla, a ben 24 mesi dall’evento. E se qualcuno è riuscito a rialzare la testa l’ha fatto a proprie spese, o con impegni personali con il sistema bancario.

Ed allora se i soldi ci sono, come ha sottolineato il sottosegretario sannita Umberto Del Basse De Caro, bisogna fare presto, combattere la burocrazia che sta generando tanti ritardi, perché il mondo produttivo attende ancora i ristori per i danni subiti.

Quali i numeri causati dall’evento alluvionale che sconvolse buona parte del territorio sannita a causa delle esondazioni del Tammaro e del Calore a Ponte Valentino, a Contrada Pantano, ed in numerosi Comuni?

I dati pervenuti al Dipartimento della Protezione Civile quantificarono in 1.234  milioni di euro il totale dei danni, così ripartito: 758 milioni di euro al patrimonio pubblico (ponti, strade, edifici, fognature), 281 milioni di euro alle attività produttive  non agricole (stabilimenti, impianti, macchinari, scorte, con ben 1.700 imprese coinvolte), e 121 milioni di euro per le attività agricole.

E quali gli aiuti giunti?

Innanzitutto lo stato di emergenza chiesto al Governo da parte della Regione Campania (delibera 464  del 19 ottobre) ed un primo stanziamento di appena 39 milioni di euro da parte dell’allora Governo Renzi. Nei primi giorni una grande mobilitazione con tante visite “illustri” nel Sannio, prima della nomina di un Commissario Straordinario (Giuseppe Grimaldi).

In questo momento, però, non dobbiamo dimenticare l’opera meritoria portata avanti in città da tantissimi volontari e soprattutto dalla Caritas.

Ad oggi il Dipartimento di Protezione Civile ha stimato il fabbisogno  indennitario  per i privati in 73.880.664,41 euro, ma il totale delle richieste si è fermato a 36,5 milioni di euro a causa di una errata interpretazione della normativa (almeno così si dice, ma pochi ci credono). Inoltre, la Regione Campania ha ottenuto dalla Commissione Europea la deroga al disimpegno delle risorse relative ai Fondi Europei 2007/2013, il che ha comportato la deroga per 161 progetti in 77 Comuni per un importo di 283 milioni di euro. Poi, per il comparto agricolo sono 546 le istanze ammesse per 11.215.000 milioni di euro, ma ad oggi pochi di questi fondi sono stati erogato.

Il dato fortemente negativo arriva quando si comincia a parlare dei danni subiti dalle imprese. Soltanto 43 milioni di euro le risorse utilizzabili, tramite crediti d’imposta, a cui bisogna aggiungere 20 milioni di euro stanziati dalla Regione (mentre i danni calcolati ammontano a 281.141.441,04 euro). Fondi destinati al ripristino strutturale degli immobili, ai macchinari, all’acquisto di scorte. Di questi fondi, però, nessun euro è giunto a destinazione, come afferma la Confindustria sannita.

Intanto, sembra che i fanghi alluvionati (per giunta anche pericolosi) continuino a restare in gran parte nella zona ASI di Ponte Valentino, gli abitanti di Pantano tremano ad ogni pioggia perché la zona non è stata messa in sicurezza, le sponde dei fiumi (soprattutto nel capoluogo) sono sempre pericolose perché piene di rifiuti e grande vegetazione (soprattutto alberi).

Insomma, il pericolo di una nuova alluvione (facendo i debiti scongiuri!) resta dietro l’angolo.

GINO PESCITELLI

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