Il 2 novembre e l'accesso al cimitero Società

“Ogn'anno, il due novembre, c'é l'usanza

per i defunti andare al Cimitero.

Ognuno ll'adda fà chesta crianza;

ognuno adda tené chistu penziero.”

Così inizia la superba poesia di Antonio De Curtis, in arte Totò. E anche noi cristiani ci stiamo preparando “a questa triste e mesta ricorrenza”. E, come ogni anno, ci troviamo davanti ad un ostacolo da superare. E non è piccolo. “O fatto è chisto, statemi a sentire”.  Giustamente, già due o tre giorni prima (non ricordo con precisione: colpa dell’età) vietano la circolazione delle auto lungo il percorso che conduce al cimitero, in sostanza dall’Arco Traiano. 

E’ ovvio che sono consentite le auto  autorizzate. Ci si  può arrivare  solo con i mezzi pubblici, nello specifico autobus urbani che partono da diversi punti della città di Benevento. E fin qui ci siamo. E allora? Direte voi. E qui è l’ostacolo: il prezzo del biglietto che divide l’andata dal ritorno. Praticamente due biglietti distinti anche come costo.

Ma mi chiedo: chi è che in quei giorni si reca al cimitero per restare? In quel caso il viaggio senza ritorno non sarebbe effettuato da un autobus urbano. E non è un prezzo simbolico, tipo 50 centesimi andata e ritorno ma è più alto (sempre per l’età che avanza non ricordo se è 1 euro o 1 euro e 50 andata e 1 euro o 1 euro e cinquanta ritorno).

Considerando che certamente si va anche un paio di giorni prima ad adornare “il loculo marmoreo con dei fiori” o dei lumini e considerando che in quei giorni spesso va tutta la famiglia, fosse pure solo per “crianza”, se facciamo i calcoli di quanto si spende (e sempre rubando a quel sant’uomo di Totò: “è  la somma che fa il totale”) costano troppo questi morti!

E allora mi chiedo: se ci viene chiusa la strada, perché non si crea un servizio navetta sostitutivo ma meno caro per noi? Perchè non si mette il cittadino in condizioni di onorare i morti in maniera dignitosa  ed equa? Qualcuno più “spocchioso” (scusate è sempre l’età che mi fa usare  termini sconosciuti ai giovani) potrebbe obiettare: “perchè non vai a piedi che l’attività fisica fa bene alla salute?”.

Si potrebbe rispondere (e non penso di essere la sola): innanzitutto potrei non avere la forza di andare a piedi: non solo i portatori di handicap hanno grossi problemi, e poi se voglio andare a piedi lo devo decidere io, non mi deve essere imposto, non deve essere una costrizione.

In ogni modo si è sempre detto “i morti danno da mangiare ai vivi” ma noi comuni cittadini siamo mortali ma siamo ancora vivi! E tra luci al cimitero e fiori e lumini e costo degli autobus, cari miei come dobbiamo fare? Così c’accirete. Ma sempre Totò conclude la sua bellissima poesia: “sti pagliacciate ‘e fanno sulo ‘e vive”.

ELISA FIENGO

lisafiengo@gmail.com

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