Perchè dico 'NO' al Molisannio Società

Caro Direttore,

per quello che può servire l'opinione di una cittadina qualunque, vorrei esprimere il mio parere circa la ventilata Anschluss al Molise e la perdita dell'ente Provincia di Benevento.

Premesso che gli enti amministrativi sono artifici di comodo e che entia non sunt multiplicanda praeter necessitatem, come diceva Guglielmo di Ockham, si capisce la necessità di riformare le amministrazioni locali, a causa dei costi ormai insostenibili di questi carrozzoni. Se vogliamo invece tener conto della storia, allora la provincia di Benevento è una importante testimonianza del processo dell' Unificazione Italiana, anche se tutti sappiamo che essa fu praticamente disegnata col compasso sulla cartina da un geometra in casa Mutarelli, nel 1860, inglobando territori limitrofi che poco avevano in comune con la nostra città, tagliata fuori dal Regno di Napoli, per ben 800 anni di dominazione pontificia.

Ora, diciamoci la verità, non è che siamo ricercati e tutti chiedono la nostra presenza. Benevento con la sua piccola fetta di territorio e scarsa densità demografica rappresenta un boccone poco appetibile anche sul piano fiscale. Forse lo spopolamento fa gola più alla camorra, che infatti ha da alcuni anni cominciato a sversare nel nostro territorio rifiuti tossici qua e là, senza avere troppi problemi. La storia dell'accorpamento con Avellino e l'assegnazione del titolo di capoluogo a Benevento per poche migliaia di abitanti in più nella nostra città fa acqua da tutte le parti. Avellino ha molte più infrastrutture di noi, è meglio servita dai trasporti, ha snodi autostradali, un parco industriale di tutto rispetto e una certa dinamicità che manca ai sanniti. Sarà frutto della sua permanenza nel Regno di Napoli e dei suoi politici più campanilisti, non so, ma è un fatto abbastanza evidente. Ora tutti i soliti soloni sanniti diranno: “Ma vuoi mettere la storia di Benevento!? Capitale del principato longobardo!” Certo, ma sono passati circa mille anni da allora e non sembra che la cosa faccia molta impressione, a parte l'inserimento nel patrimonio UNESCO di Santa Sofia, allegramente presa a pallonate tutte le sere da pargoli beneventani, che sembrano del tutto ignari che stanno usando il patrimonio dell'UNESCO come porta, sotto gli occhi osannanti delle loro mamme (osannanti per i pargoli e non per Santa Sofia, ovviamente).

In realtà è la legge che fa acqua da tutte le parti, che cerca di tamponare in malo modo gli eccessi degli anni trascorsi, con province del tutto campate in aria, come quella di Crotone, per la quale si è dovuto ricorrere ad una sigla poco italiana: KR (forse Superman avrebbe apprezzato, ricordando la kriptonite).

Ora tra rimanere in Campania, con o senza titolo di capoluogo, o essere aggregati al Molise, io sceglierei senz'altro la prima opzione. Napoli è stata la città che ha consentito la crescita culturale di molte generazioni di beneventani, grazie alla presenza della gloriosa università federiciana. È un punto di riferimento per i commerci, il teatro, l'arte, la musica e poi c'è il mare. Nel ben e nel male è una città con storia e istituzioni prestigiose, fior di biblioteche, centri ospedalieri di tutto rispetto. Voglio che Benevento condivida l'anima campana, piuttosto che quella molisana, con tutto il rispetto per il Molise.

Ricordo che circa un mese fa, ad un convegno, uno dei relatori, un molisano, mi chiese cosa si stesse facendo a Benevento dal punto di vista culturale. Io risposi che non c'erano molte attività di rilievo, perché Benevento non era molto attiva, tranne qualche manifestazione. Ed egli, sorpreso, mi disse che era certamente più attiva di Campobasso e che i molisani guardavano a Benevento come una realtà culturale molto vivace. Pensate quindi cosa dev'essere Campobasso!!! Non dimentichiamo che il Molise ha dovuto ripetere le elezioni regionali e che non è più l'isola felice dei buoni amministratori di una volta. Ecco cosa mi sentivo di dire, dopo che da circa trent'anni sento ritornare il mantra del Molisannio, una parola che fa pensare all'ircocervo, insomma una cosa un po' mostruosa.

Cordiali saluti,

PAOLA CARUSO 

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