Il sesso al tempo di Internet può diventare una malattia Società

Con l’approssimarsi delle vacanze natalizie e di fine anno i ragazzi passeranno ancora più tempo in Internet. I genitori sono stati invitati dai pediatri della Simpef (Sindacato medici pediatri di famiglia) a vigilare sui propri figli in quanto risulta da dati raccolti che il 74 per cento degli adolescenti maschi e il 37 per cento delle femmine ricorrono al web per vedere, conoscere, fare sesso o cercare il partner. A questo va aggiunto un altro fenomeno sconcertante, quello del sexting, l’invio di immagini sessualmente esplicite o di testi piccanti e inerenti al sesso attraverso i mezzi informatici.

Il pericolo in cui si può incorrere è che tutto questo possa portare ad un problema di dipendenza al pari di alcol, droga o giochi d’azzardo. Con risvolti tragici che rischiano di rovinare la vita. Quella che gli esperti definiscono sex addiction non è solo un problema da vip come Michael Douglas, ma può colpire i comuni mortali.

Già nella ricerca Sessualità e Internet, di mesi or sono, condotta dall’Istituto di sessuologia clinica di Roma, erano emersi dati sorprendenti:

Abbiamo condotto uno studio in parallelo con colleghi svedesi su 400 connazionali e altrettanti nordeuropei, uomini e donne, soggetti eterosessuali tra i 20 e i 30 anni, scoprendo che circa il 10 per cento è sessomaniaco e il 20 per cento ha comportamenti a rischio”, spiega la sessuologa Chiara Simonelli dell’università La Sapienza di Roma e presidente dell’European Federation of Sexology.

Tornando a chi non sviluppa dipendenza, c’è comunque più della metà dei partecipanti al sondaggio che ha scelto di vedere immagini di sesso di gruppo, e questo riguarda i giovani maschi italiani in Rete, mentre gli svedesi sono più sensibili alla gerontofilia (coinvolgimento di persone di una certa età).

Abbiamo visto che, in una popolazione attiva e molto giovane on line, per ogni donna ‘drogata di sesso’ – dice Simonelli – ci sono quattro uomini con lo stesso problema. E se questi ultimi ricorrono più spesso a strumenti come riviste e film hard, le prime prediligono decisamente le chat room”.

Dire basta diventa difficile “anche perché non ci si rende conto di essere ormai presi dal proprio gioco. Così alcuni arrivano a far saltare il bilancio familiare prima di capire di avere un problema. E sono numerosi i giovani con comportamenti al limite, che rischiano di cadere in questa forma di dipendenza”, sostiene Simonelli. Si tratta di una schiavitù che “preoccupa prima chi ci sta intorno, e vede una progressiva assenza e un disinteresse per i rapporti sociali, il lavoro, lo studio, insomma la vita vera”.

Soddisfare il proprio desiderio “diventa l’attività centrale della giornata”, e può costare caro.

Ricordo il caso di un genitore in pensione letteralmente rovinato dal figlio, schiavo delle hotline. Insomma, si tratta di una dipendenza che, proprio come le altre, rischia di rovinare la vita”, conclude.

Ma cosa rende più vulnerabili alla sex addiction?

Non si sa ancora se in qualche modo una predisposizione genetica possa entrare in gioco, o se un qualche ruolo possano averlo le esperienze vissute, dunque i fattori ambientali”, prosegue l’esperta. “Sicuramente si tratta di elementi da investigare. In ogni caso possiamo pensare che le vittime di questa dipendenza presentino una qualche fragilità, come accade nelle altre forme di schiavitù tipo alcol, droga, giochi d’azzardo”.

E se negli Stati Uniti sono fiorite delle cliniche apposite, da noi non è accaduto.

In genere ci si rivolge ai centri per le dipendenze o al sessuologo. Ma uscire da questo ‘gioco’ non è affatto semplice: la percentuale di successo è bassa – conclude Chiara Simonelli – mentre è elevato il rischio di ricadute”.

GIANCARLO SCARAMUZZO

giancarloscaramuzzo@libero.it   

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