Quando Cristo si manifestò a San Giovanni di Dio Chiesa Cattolica

Nel calendario liturgico di noi Fatebenefratelli si celebra alla data convenzionale del 20 gennaio la memoria della conversione di San Giovanni di Dio, avvenuta a Granada mentre ascoltava predicare San Giovanni d’Avila, allora non ancora celebre, ma poi divenuto noto come l’Apostolo dell’Andalusia e annoverato oggi tra i Dottori della Chiesa.

L’Avila fu lo strumento privilegiato di cui si servì il Signore per istantaneamente trasformare l’umile libraio di Granada da mediocre cristiano a santo di straordinario spessore e nel pioniere di una più umana assistenza ai malati, sicché la Chiesa lo ha proclamato Patrono Universale dei malati, degli ospedali e degli infermieri. Ciò che sconvolse il cuore di San Giovanni di Dio fu lo scoprire, grazie alle appassionate parole dell’Avila, l’immensità dell’amore che Cristo nutre personalmente nei riguardi di ognuno di noi, anche, anzi specialmente, se siamo una pecorella smarrita: una scoperta che, di rimbalzo, lo spinse a pentirsi amaramente della passata superficialità della propria relazione interiore con Lui. Da quel momento Cristo divenne il centro d’ogni suo pensiero, come ben appare dalle lettere del santo, nelle quali quasi non c’è frase in cui non nomini Cristo.

Non appena San Giovanni di Dio centrò il proprio cuore in Cristo, fece una seconda scoperta: si poteva ricambiare l’amore di Lui non solo con gli interiori slanci del cuore, ma anche con concreti gesti d’attenzione per ogni persona che incontrava, poiché Egli considerava tali premure come rivolte a Lui stesso. L’itinerario della fede, sul quale siamo invitati a riflettere nell’attuale Anno della Fede, passa appunto per tali due tappe: la scoperta di Gesù come nostro amico appassionato e che merita d’essere riamato; e la scoperta della misteriosa presenza di Lui in ogni uomo, specialmente in quelli più bisognosi del nostro aiuto.

Codesta presenza nasce dal fatto che mediante la sua incarnazione, morte e risurrezione Cristo ci ha trasformati in nuove creature e, comunicandoci il suo Spirito, ci ha costituiti suoi fratelli in un solo Mistico Corpo di cui Egli è il Capo; appunto grazie al mistico legame che unisce il Capo alle membra, Cristo considera come diretto a se stesso ogni nostra premura per chiunque dei suoi fratelli.

Benedetto XVI, durante la solenne vigilia dello scorso Natale, ci ha esortati a chiedere la grazia di saper scorgere questa presenza di Cristo nei fratelli: “Preghiamo il Signore affinché diventiamo vigili verso la sua presenza, affinché sentiamo come Egli bussa in modo sommesso eppure insistente alla porta del nostro essere e del nostro volere. Preghiamolo affinché possiamo riconoscerlo in coloro mediante i quali si rivolge a noi: nei bambini, nei sofferenti e negli abbandonati, negli emarginati e nei poveri di questo mondo”.

L’amore che sapremo dimostrare a Gesù nella persona dei fratelli, darà sapore alla gioia eterna del rapporto faccia a faccia con Dio, cui speriamo d’essere ammessi un giorno in paradiso, ma talora Cristo già su questa terra ce ne vuole ringraziare, come accadde quando apparve in sogno a San Martino di Tour mostrandoglisi rivestito della metà del mantello che quel giorno costui aveva donato ad un povero. Quel che accadde a San Martino si ripeté anche con San Giovanni di Dio, ma in pieno giorno, mentre egli era intento in Ospedale a lavare i piedi d'un malato: all'improvviso vide comparire in essi i fori della Crocifissione e, con un gran fulgore, il malato trasfigurarsi in Cristo e dirgli “Giovanni, quando lavi i piedi ai poveri, è a Me stesso che li lavi”.

FRA GIUSEPPE MAGLIOZZI o.h 

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