Aperta la causa di beatificazione Chiesa Cattolica

Venerdì 24 febbraio alle ore 12.00 presso il tribunale diocesano del vicariato di Roma il cardinale Agostino Vallini, vicario generale di Sua Santità per la diocesi di Roma, ha ufficialmente aperto il processo di beatificazione e canonizzazione del Servo di Dio Pier Francesco Orsini divenuto Sommo Pontefice col nome di Benedetto XIII.

La sessione di apertura dell’inchiesta diocesana riguarda la vita, le virtù e la fama di santità di Papa Orsini che fu arcivescovo di Benevento per 38 anni, dal 1686 al 1724. Alla solenne cerimonia nella sala della Conciliazione del Palazzo del Vicariato in San Giovanni in Laterano erano presenti mons. Mario Paciello, vescovo di Gravina – Altamura – Acquaviva delle Fonti, le autorità civili ed una folta delegazione di Gravina in Puglia, città natale di Papa Orsini, il maestro generale, il vicario generale ed il provinciale dell’Ordine dei Predicatori, famiglia religiosa cui appartenne a partire dai 18 anni di età, padre Paolo Gomez e padre Francesco Ricci, rispettivamente postulatore e vice postulatore della causa di beatificazione ed anche una piccola delegazione di 4 sacerdoti ed alcuni laici della diocesi di Benevento.

Nel pomeriggio la Concelebrazione Eucaristica presieduta da mons. Paciello nella Basilica di Santa Maria sopra Minerva dove riposano dal 1733 le spoglie di Benedetto XIII. Veramente interessante ed esaustivo il discorso tenuto nella mattinata dal cardinale Vallini che ha ripercorso la vita di Orsini sottolineando soprattutto la sua capacità di “occuparsi delle cose di Dio” (Luca 2,49).

Una vita generosa e ardente, che accolse la chiamata di Dio con serietà e prontezza, nella consapevolezza che Dio lo aveva scelto e amato tanto che scrivendo agli arcivescovi sipontini, suoi successori non troverà altra espressione che questa, tratta dal profeta Geremia: “In charitate perpetua dilexit nos” (31,3).

Scelse la vita religiosa nonostante l’opposizione della famiglia e particolarmente quella della madre che gli opponeva le ragioni del casato: non poteva abbandonare il ducato di Gravina toccato a lui in eredità, in quanto primogenito. Con il pretesto di conoscere l’Italia si recò a Venezia e qui fu accolto nell’Ordine dei Predicatori, vestendone l’abito nel convento di San Domenico di Castello il 12 agosto 1668, prendendo il nome di fra’ Vincenzo Maria. Il 13 febbraio 1669 con l’aiuto di Papa Clemente IX il 13 febbraio 1669 emise la professione religiosa e rinunciò ai diritti di primogenitura a favore del fratello Domenico.

Nella vita religiosa diede prova di virtù e di molteplici doti. Si laureò in filosofia e teologia. Pubblicò pregevoli ed apprezzati scritti. Il 24 febbraio 1671 fu ordinato sacerdote e celebrò a Gravina la sua prima messa. Fu docente di filosofia per i giovani professi domenicani. Per il matrimonio del fratello Domenico con la nipote di Clemente X, il 22 febbraio 1672 divenne cardinale a soli 22 anni. Per le sue virtù ed il profondo sapere ricoprì la carica di prefetto della congregazione del concilio.

Il 28 gennaio 1675 fu nominato arcivescovo di Manfredonia, chiesa che servì con zelo e dedizione. Dopo 5 anni da Papa Innocenzo XI fu trasferito alla chiesa di Cesena ove indisse missioni al popolo, restaurò la cattedrale e realizzò tante opere. Dopo 6 anni, nel 1686, fu trasferito alla sede di Benevento, suo principale campo d’azione: “Infatti fu proprio in questa diocesi che egli poté dare le più significative prove di vero pastore. In nessuna necessità fece mancare il suo soccorso e di fronte a nessuna miseria restò insensibile.

Lo si poté notare specialmente in occasione di 2 devastanti terremoti. Con sapiente organizzazione intervenne con efficienti soccorsi e servizi d’assistenza, ma soprattutto visitando personalmente i terremotati per portare il suo personale conforto. Non c’è chiesa né pubblica istituzione della città e del territorio beneventano che non testimoniò lo spirito apostolico dell’Orsini”.

Alla carità seppe unire la cura pastorale del suo popolo amministrando personalmente i sacramenti, predicando assiduamente, dedicando oltre duemila discorsi alla Vergine Maria, compiendo una visita pastorale continua, indicendo sinodi diocesani e concili provinciali, con un’attenzione appassionata del culto eucaristico: “Per il ministero episcopale, caratterizzato da dedizione, virtù e zelo, fu riconosciuto, già in vita, quale vero uomo di Dio, tanto da essere chiamato il Borromeo del mezzogiorno”.

Austerità, povertà, parsimonia, osservanza della regola ed una sconfinata carità, costituiscono i tratti salienti della sua santità. Il 29 maggio 1724 fu eletto Papa e assunse il nome di Benedetto XIII. Governò la Chiesa con uno stile di vita ascetico, conservando, pietà, umiltà, semplicità, distacco dalle vanità, ripulsa per l’ostentazione, carità per i poveri, ridusse drasticamente la corte pontificia di cavalieri e guardie svizzere e ai collaboratori disse che in pubblico era il Papa, ma in privato voleva rimanere fra’ Vincenzo Maria. Celebrò il giubileo del 1725 lavando i piedi e servendo i pasti ai pellegrini.

Profuse molte energie per l’opera dell’evangelizzazione incoraggiando i missionari soprattutto dell’America e dell’Asia. Canonizzò Giacomo della Marca, Agnese di Montepulciano, Giovanni della Croce, Luigi Gonzaga, Stanislao Kostka, Margherita da Cortona e Giovanni Nepomuceno. Beatificò Fedele di Sigmaringen e Vincenzo de’ Paoli. Al centro delle sue attenzioni sempre la vita pastorale: “Scelse quali suoi collaboratori persone di assolute fiducia portate con se dalla diocesi di Benevento. Ma la sua fiducia fu tradita da alcune persone, soprattutto dal segretario Niccolò Coscia, che approfittando spregiudicatamente della situazione, riuscirono a condizionare il suo governo e a far connotare negativamente la sua attività politica”.

Concluse la sua vita terrena a 81 anni, il 21 febbraio 1730. le sue spoglie deposte in un primo momento nella basilica di San Pietro, furono in seguito traslate in quelle di Santa Maria sopra Minerva il 22 febbraio 1733. Nella sua vita si composero in armonica unità “Azione, parola e pensiero”. Soprattutto al lungo e fecondo episcopato beneventano dell’Orsini ha fatto riferimento il card. Vallini nel suo meraviglioso discorso, al termine del quale ha affidato al vicario giudiziario del tribunale diocesano di Roma, mons. Gianfranco Bella e agli altri Officiali, l’oneroso compito di esaminare la vita e le virtù cristiane di questo grande Pontefice “con l’augurio che la sua vita possa aiutare i cristiani del nostro tempo, particolarmente gli ecclesiastici, ad avanzare per la via della fede viva, la quale accende la speranza ed accede per mezzo della carità”.

PASQUALE MARIA MAINOLFI

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