Padre Pio voleva farsi monaco a Montevergine Chiesa Cattolica

La tradizione orale trova conferma nei documenti e negli scritti. In occasione del ritiro mensile che predico ai benedettini di Montevergine ho intervistato l'Abate Ordinario emerito Tarcisio Giovanni Nazzaro: 77 anni, nativo di Tavernola San Felice comune di Aiello del Sabato (Av), dal 16 ottobre 1945 nella comunità religiosa, dall'età di 12 anni e Abate dal 1998 al 2006. Racconta che nella sua adolescenza la comunità di Montevergine radunava circa 100 persone: 40 padri, 10 fratelli conversi, 30 giovani monaci e 20 seminaristi. Era Abate il notissimo Ramiro Marcone. Insieme al giovane Nazzaro era entrato in monastero anche Filippo De Michele, originario di Monte Sant'Angelo (Fg), divenuto in seguito superiore della comunità monastica che custodiva il santuario dell'Arcangelo Michele.

Era maestro dei novizi padre Umberto Pisanelli (aveva ricevuto questo nome monastico in omaggio al Principe Umberto, venuto a visitare il Santuario di Montevergine in occasione delle esercitazioni militari presso il Campo Maggiore di Mercogliano, ubicato oltre il Santuario). All'inizio del noviziato in quel tempo si cambiava nome. Ed ecco la testimonianza dell'Abate Nazzaro: << Molte volte in comunità il mio compagno di formazione Filippo De Michele raccontava dell'incontro dei novizi di Montevergine con Padre Pio in San Giovanni Rotondo durante una visita al frate delle stimmate. I novizi, accompagnati dal padre maestro, furono accolti cordialmente, consumarono la loro colazione al sacco nel refettorio dei cappuccini e ricevettero in dono rustici e dolci, anche Padre Pio scese in refettorio intrattenendosi amabilmente con i graditi ospiti, ma a un certo momento il frate sannita con espressioni schiette e confidenziali affermò: Anch'io dovevo entrare a Montevergine ma non mi avete voluto.

Infatti a Montevergine si raccontava che verso gli 11 anni Francesco Forgione fece domanda per entrare e fare un'esperienza monastica che si chiamava allora prova; dopo qualche settimana si tornava a casa in attesa del parere dell'Abate e del Consiglio dei Decani che decidevano chi era idoneo a ritornare; l'adolescente di Pietrelcina non fece neppure la prova e non fu preso perché le richieste d'ingresso erano tantissime e forse la domanda giunse in ritardo, a ottobre, mentre tra agosto e settembre tutto era già deciso. In quel memorabile incontro tra il santo cappuccino e i novizi di Montevergine, alcuni di questi, nell'accomiatarsi, dissero: Padre Pio, pregate perché possiamo farci santi!, il frate del Gargano rispose: Cu stò legnam se fanno i strummoli, cioè con questo legno si costruiscono le trottole!>>.

Il fatto tramandato dal racconto orale trova conferma in alcune lettere e diari. Fin da piccolo Francesco Forgione aveva sentito forte la vocazione allo stato religioso (Eligio D'Antonio, Lettere al Padre Spirituale, ed. Pro Sanctitate, pp.245-249). A 5 anni decise di consacrarsi per sempre al Signore ricevendo frequenti apparizioni della Madonna. In seguito si sorprenderà nell'apprendere che padre Agostino, suo padre spirituale non vedesse la Madonna e convincendosi che dicesse così per santa umiltà. Mamma Peppa raccontava che ogni mattina e ogni sera andava in chiesa per visitare Gesù e la Madonna. Era molto legato alla chiesa. Salutava puntualmente la Madonella vicino alla casa natale. All'età di 9 anni si faceva chiudere in chiesa dal sacrestano Michele per pregare. Recitava il Santo Rosario rimanendo fedelissimo alla sua arma per tutta la vita. A 10 anni ricevette la Prima Comunione dal parroco don Giovanni Caporaso. A 12 anni la Cresima (27 settembre 1899) da mons. Donato Maria dell'Olio, Arcivescovo di Benevento, nella chiesa di Santa Maria degli Angeli.

Trascorse gran parte dell'infanzia a Piana Romana e ancora oggi nella masseria dei Forgione si può venerare un'antica immagine della Madonna di Montevergine. Nel 1896, quando aveva 9 anni, fu condotto dal padre al Santuario di San Pellegrino in Altavilla Irpina dove rimase impressionato dal miracolo di guarigione di un bambino deformato che il padre depose sull'altare gridando: O pigliatillo o dammillo buono!, cioè o prenditelo o ridammelo sano. Compì altri due pellegrinaggi: a Montevergine insieme ai cuginetti e diretto dallo zio Pellegrino, a Pompei in carrozza insieme ad altri 7 compagni di classe, guidato dal maestro Angelo Càccavo. Il papà Grazio vedendolo attaccato alla Chiesa desiderò vederlo frate ma non frate questuante, perché secondo le sue parole il frate da cerca trova anche chi è capace di aizzargli i cani al collo, invece lo vorrebbe monaco da Messa, perciò disse al figlio: Se impari nello studio, ti faccio monaco, se non impari vieni a zappare (Nesta De Robeck, Padre Pio apostolo della carità, pp. 13-14).

Risale forse a questo periodo la domanda per essere accolto tra i monaci di Montevergine. Infatti il papà lo tenne a scuola perché imparasse il latino da un maestro del luogo, don Domenico Tizzano, che aveva abbandonato la veste talare mettendo su famiglia. Nel 1900, per sostenere le spese dovute agli studi di Francesco, papà Grazio emigrò in Brasile e dopo aver superato il primo momento di delusione cercò qualsiasi lavoro, gli andò male e si trasferì negli Stati Uniti trovando lavoro in Pennsylvania, dopo 3 anni di permanenza in America si fece prestare il denaro per ritornare in Pietrelcina. Frattanto il figlio era novizio nel convento cappuccino di Morcone, attratto dalla arba e dalla semplicità e umiltà di fra Camillo, il ventisettenne frate questuante venuto a elemosinare sull'aia dei Forgione. Il nuovo parroco don Salvatore Pannullo aveva scritto al provinciale dei cappuccini di Foggia, padre Pio da Benevento (1842-1908), il quale rispose di attendere perché il noviziato è pieno.

Francesco non aveva ancora i 15 anni prescritti per entrare. Lo zio Pellegrino tornò a insistere per i benedettini di Montevergine o per i liquorini di Sant'Angelo a Cupolo o per i conventuali di Benevento, ma la barba di fra Camillo mi si era talmente conficcata in testa che nessuno mi potè smuovere.

Così scriverà in seguito lo stesso Padre Pio. Ascoltando una predica del giovanissimo sacerdote don Giuseppe Maria Orlando (1831-1916) su San Michele, nella chiesa madre di Pietrelcina, aveva compreso fin da ragazzo la sua missione: essere sacerdote e vittima! Non si scordò della Madonna di Montevergine: quando fu vice maestro dei novizi a Morcone, condusse i giovani cappuccini in pellegrinaggio al Santuario del Partenio e contemplò ammirato gli occhi belli dell'antica immagine della Vergine che, dopo questa Pasqua 2010, sarà restaurata e a settembre ritornerà nell'antica cappella dove la venerò estasiato, il giovane Padre Pio, vero innamorato della Madonna.

PASQUALE MARIA MAINOLFI