Papa Francesco riforma il processo di nullità matrimoniale Chiesa Cattolica

Con il Motu proprio Mitis iudex Dominus Iesus (Il Signore Gesù, Giudice clemente) per la riforma dei canoni del Codice di diritto Canonico delle cause per la dichiarazione di nullità matrimoniale e con il Motu proprio Mitis et misericors Iesus (Gesù clemente e misericordioso) per le Chiese Orientali, Papa Francesco riforma il processo di nullità matrimoniale. Si tratta di una liberante rivoluzione attesa da secoli.

Le nuove regole consentiranno, a partire dal prossimo 8 dicembre, un processo più breve, affidato direttamente al vescovo con il ruolo specifico di giudice di prima istanza per sentenziare direttamente le nullità nei casi più evidenti e semplici. Contro le sue decisioni ci si potrà appellare all'arcivescovo metropolita o alla Rota Romana. Anche quando il vescovo stabilisce che si faccia un processo ordinario, esso dovrà celebrarsi entro un anno al massimo.

La prima sentenza sarà esecutiva senza alcun bisogno delle due sentenze conformi, primo grado e appello, esigenza che allungava notevolmente i tempi. Le procedure devono essere possibilmente gratuite. Si comprende in questi giorni il malumore e la protesta degli avvocato rotali. In verità è finita la cuccagna e la generosa pappa non c’è più. Alle due lettere varate come motu proprio dal Papa, uno per il rito latino e l'altro per quello orientale, ha lavorato una Commissione istituita nel 2014.

La riforma è una prima risposta ai divorziati risposati che chiedono di poter tornare a ricevere l'Eucaristia, regolarizzando la loro condizione, perfezionando una nuova unione stabile e tornando a vivere i sacramenti. Le linee principali della riforma, che si può definire storica, sono quelle indicate dal sapientissimo Papa Benedetto XVI all'inizio del suo pontificato.

Un ruolo speciale in questo cammino di riforma l'ha svolto Mons. Pio Vito Pinto, della diocesi di Avellino, decano della Rota Romana e Presidente della Commissione speciale istituita da Papa Francesco nell'agosto del 2014. Scrive Mons. Pinto: «La riforma di Papa Francesco si distingue non soltanto per una vera e propria rifondazione del processo matrimoniale canonico, ma innanzitutto per i principi teologici ed ecclesiologici che la sostengono».

Sempre Mons. Pinto ricorda che nell'introduzione all'istruzione della Congregazione per la dottrina della fede sulla pastorale dei divorziati risposati il Cardinale Ratzinger osservava: «Si dovrebbe chiarire se veramente ogni matrimonio tra due battezzati è ipso facto un matrimonio sacramento. All'essenza del sacramento appartiene la fede».

Un gran numero di divorziati e risposati civilmente ha celebrato il sacramento senza fede. Papa Francesco pone al centro i poveri, cioè i divorziati risposati considerati lontani, perché si passi dal ristretto numero di poche migliaia di nullità a quello smisurato di infelici che potrebbero avere la dichiarazione di nullità per la evidente assenza di fede che tolse la conoscenza e la libera volontà al momento del consenso sacramentale.

Ogni vescovo è chiamato a riscoprire il ministero di giudice dei suoi fedeli affidatogli nell'ordinazione, un ministero di diakonia per la salvezza dei fedeli da incontrare, ascoltare ed aiutare. I vescovi non potranno far sconti sul vincolo matrimoniale se esso fosse valido, sarebbe un tradimento nei confronti non del Papa ma di Cristo. Si tratta di salvare “l'uomo che è gloria vivente di Dio” (Sant'Ireneo) con il ministero sollecito di giustizia e di misericordia della Chiesa.

Personalmente esulto per questa riforma tanto attesa. Per molti anni ho lavorato come Cancelliere, poi come Difensore del Vincolo e infine come Giudice Istruttore presso il Tribunale Ecclesiastico Interdiocesano e di Appello di Benevento, ho sempre coltivato una buona dose di intolleranza per l'eccesso di arroganza e burocrazia ed una grande empatia verso i tanti naufragi coniugali.

PASQUALE MARIA MAINOLFI

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