Pierre Teilhard de Chardin: ''Per credere è necessario amare la bellezza e percepire la sacralità del tutto'' Chiesa Cattolica

Personalità complessa e profondamente religiosa, unisce in sé la sacralità del sacerdozio, il pionierismo del gesuita, la passione e competenza dello scienziato, l’arditezza innovatrice del teologo, la profondità di pensiero del filosofo, la fecondità dello scrittore, l’ardore dell’anima consacrata al Sacro Cuore di Gesù, il misticismo del cantore di Cristo nell’Universo, il sacrificio per il silenzio impostogli, l’obbedienza fiduciosa nella Chiesa. Tutto questo è Pierre Teilhard de Chardin.

Lo scienziato nasce il 1° maggio 1881 al Castello di Sarcenat in Francia. La madre, nipote di Voltaire, vede morire 7 dei suoi 11 figli. Il padre amante della natura. A 11 anni Pierre entra in un collegio dei Gesuiti. A 18 anni, accede al Noviziato nella Compagnia di Gesù. Avverte una grande passione per la scienza. Insegna fisica e chimica al Cairo e diventa paleontologo, geologo e naturalista. Scopre con stupore che Dio è nel cuore del mondo.

A 30 anni è ordinato sacerdote. Si laurea alla Sorbona di Parigi in Scienze Naturali. Con la Prima Guerra Mondiale svolge il compito di Cappellano militare. Nel 1920 insegna geologia e paleontologia all’Istituto Cattolico di Parigi. Nel 1923 viene inviato in Cina dove lavora in un laboratorio scientifico. Nel 1929 collabora alla scoperta del Sinantropo, l’Uomo di Pechino, risalente a più di 300.000 anni fa. Nel 1925 rientra a Parigi e riprende l’insegnamento.

Accetta la richiesta di alcuni teologi di Lovanio e si impegna a ricercare un accordo tra il dogma del peccato originale e le nuove scoperte della paleontologia. I suoi appunti senza pretese dogmatiche arrivano fino a Roma, sorgono incomprensioni con le autorità gerarchiche, lascia la cattedra parigina e ritorna in Cina, dove resta per 20 anni. Continua la sua ricerca e si spinge a interpretare filosoficamente e teologicamente l’universo, in termini nuovi e arditi.

Nel 1951 si stabilisce definitivamente a New York. Scrive i suoi grandi saggi. Manifesta il desiderio di morire il giorno della Risurrezione e così avviene nella Pasqua del 10 aprile 1955. Nel pensiero del nostro scienziato l’uomo appare come la chiave della cosmogenesi, cioè dell’evoluzione globale dell’universo, una evoluzione che tende al “punto omega”, questo punto si identifica con Cristo, il Cristo resuscitato, motore dell’evoluzione: «Il Cristo. Il suo Cuore. Un Fuoco capace di tutto penetrare, e che, a poco a poco, si spande dappertutto».

Una spiritualità incarnazionista espressa in termini audaci e travolgenti dove Cristo appare come l’Alfa e l’Omega della storia e del cosmo. Tra le sue numerose pubblicazioni emergono: Il cuore della materia del 1950, Il fenomeno umano del 1955, L’apparizione dell’uomo del 1956, Il posto dell’uomo nella natura del 1956, L’ambiente divino del 1957, L’avvenire dell’uomo del 1959, L’energia umana del 1962, Scienza e Cristo del 1965.

Teilhard in pieno deserto, impossibilitato a celebrare Messa quel giorno, il gesuita ne celebra il contenuto umano prendendo come dimensione della sua patena “il cerchio infinito delle Cose...”. Nasce da questa formidabile esperienza una delle sue pubblicazioni più belle e avvincenti: La Messa sul mondo.

Nei suoi scritti l’universo diventa frangia del mantello di Cristo, Cristo Alfa e Omega di tutta la creazione, Cristo cuore dell’evoluzione. Viene accusato di panteismo, pericoloso soprattutto per i giovani, affascinati dal suo stile poetico e dalla profondità della sua riflessione. In seguito il suo pensiero entra in modo determinante nella costituzione Gaudium et spes del Concilio Vaticano II. Per Pierre Teilhard tutta la creazione tende verso l’Uno, verso la Trinità, là dove i Tre sono Uno. L’Uno che attira a sé ogni realtà, affinché tutto sia “consumato” nell’Amore, tutto diventi Amore. Il Signore si rivela nel creato e si manifesta nascondendosi nell’Ostia consacrata.

Lo scienziato invita tutti a scoprire il tutto nel frammento e il frammento nel tutto, a percepire l’“energia radiale” (la forza che proietta un elemento in strutture di una complessità più grande) e l’“energia tangenziale” (la forza che tende a legare un elemento agli altri, nello stesso livello di organizzazione).

Egli vede convergere tutto verso il punto Omega che è Cristo, ponendo la propria fede nel progresso, nell’umanità, nel centro sovrumanamente attraente di personalità che è: il Cristo totale e totalizzante, Lui il capo e noi le membra. Membra divinizzate, in virtù dell’Incarnazione del Verbo eterno, come per sette secoli hanno ripetuto i Padri della Chiesa: «Dio diventa uomo, perché l’uomo diventi Dio».

Per vedere e per credere è necessario amare la bellezza, desiderare l’unità e percepire la sacralità del tutto. Attraverso questo itinerario saturo di ottimismo Teilhard diventa mistico come San Francesco. Per vedere Dio bisogna unificare il proprio cuore e sforzarsi di vedere ogni realtà come attratta da Cristo e svelata in Cristo. In Cristo ogni vivente può arrivare al Padre per intonare “L’inno dell’universo”.

PASQUALE MARIA MAINOLFI