ALFREDO PAOLELLA, IL CRIMINOLOGO ASSASSINATO NEL 1978 Cronaca

Alfredo Paolella, docente universitario, titolare della cattedra di antropologia criminale presso l'Università di Napoli Federico II, Direttore del Centro di Osservazione criminologiche per Campania, Basilicata e Puglia era uno dei personaggi sanniti più noti a Napoli negli anni Settanta, un professionista apprezzato e stimato che abitava al Vomero e che qui trovò tragicamente la morte. L’11 ottobre del 1978 alle nove meno venti del mattino, come ogni giorno, Paolella lascia il suo appartamento e scende nell'autorimessa sotterranea per prendere l’autovettura. Qui è appostato un commando di Prima Linea, un gruppo terroristico allora agli esordi. I componenti del gruppo omicida affrontano il professore, lo strattonano e lo scaraventano contro un pilastro. Paolella batte la nuca e si accascia, allora i tre fanno fuoco a ripetizione: la vittima è raggiunta da nove colpi tutti in punti vitali. Il proiettile fatale è sparato a bruciapelo alla tempia destra, quando Paolella è già a terra. All'esecuzione assistono impotenti i due titolari dell’autorimessa e il garagista, mentre accorre anche la moglie Luisa Orlando, subito accorsa avendo udito da casa le detonazioni. In casa ci sono i suoi giovani figli Giovanni di 22 anni e Maria Rosaria di 19. Meno di un’ora dopo l'assassinio, l’attentato venne rivendicato da Prima Linea, con una telefonata al giornale “Il Mattino” nella quale venne indicato anche che nella toilette di un bar di Fuorigrotta era stato depositato il comunicato che rivendicava l’uccisione. A seguito del drammatico episodio, dopo le esequie e la tumulazione nel piccolo cimitero di Pesco Sannita, a Benevento gli è stata intitolata una strada mentre a Napoli porta il suo nome la residenza degli studenti nel quartiere Fuorigrotta. Personaggio dimenticato o sconosciuto ai più, Paolella aveva appena cinquant’anni ed una lunga e prestigiosa carriera alle spalle: nato a Benevento il 6 luglio del 1928, si laureò in Medicina nel 1953 a Napoli e si specializzò successivamente in Medicina legale, ottenendone la libera docenza nel 1959, seguita da quella in antropologia criminale nel 1964. Dal 1975 divenne ordinario di antropologia criminale presso la seconda facoltà di Medicina di Napoli dove fu anche segretario del Consiglio di facoltà. Fece parte della Commissione Nazionale per la riforma penitenziaria, collaborò dal 1970 con il ministero di grazia e Giustizia, con le Nazioni Unite e con l’Organizzazione mondiale della sanità, si occupò di carceri sia come studioso sia come medico legale dedicando particolari cure ed attenzione ai drogati ed ai giovani disadattati Fu tra i promotori, e poi direttore per incarico del Ministero, del Centro di Osservazione criminologica del carcere di Poggioreale ove ancora una volta, aiutato da una equipe di sociologi e psicologi, seguì in modo particolare i giovani disadattati e tossicodipendenti. Assertore dell'inutilità delle carceri speciali, volle battersi per la riforma carceraria e considerato un nemico dai terroristi che non amavano gli uomini schierati in difesa dei deboli. Durante il processo agli assassini di Alfredo Paolella, durato oltre 5 mesi, fu accettata la dichiarazione di dissociazione dalla lotta armata fatta in aula dagli imputati. La II sezione della Corte d’Assise di Napoli nel 1985 inflisse a Susanna Ronconi 17 anni di carcere insieme a Nicola Solimano, Sonia Benedetti, Bruno La Ronga e Felice Maresca, tutti riconosciuti autori materiali dell’omicidio. Pene minori, da un massimo di 7 anni per Giulia Luisa Borrelli ad un minimo di 4 mesi per Armando Cerulli, per tutti gli altri 'dissociati' riconosciuti colpevoli di reati minori. Assoluzione per Marco Donat-Cattin, Sergio Segio, Bruno Russo Palombi e Paolo Ceriani Sebregondi, all’epoca componenti dell’esecutivo nazionale di Prima Linea. La III Sezione della Corte d’Assise d’Appello di Napoli nel 1986 confermò, tranne lievi variazioni di pena, la sentenza di primo grado. Ancora oggi il ricordo di quest’uomo giusto, che morì per l’eccessiva buona fede nella convinzione di non avere nemici, merita di essere tenuto vivo e presente come monito alle nuove generazioni.