Via i dehors dal Corso Garibaldi Cronaca

Un settore che non conosce inflazione è sicuramente quello della somministrazione di bevande e caffè e non a caso, uno dei luoghi più amati dagli italiani è proprio il bar. Che sia per la colazione, aperitivo o dopocena, milioni di persone quotidianamente incrementano un business che non sembra, per fortuna, destinato a interrompersi. Anche a Benevento il settore gode, nonostante tutto, di una discreta salute e sono decine e decine gli esercizi nel settore con un numero che si mantiene pressoché costante, segno di una realtà solida e ben rodata. Non c’è importante via cittadina che non abbia il suo angolo di ricreazione e se un tempo la pausa era un rapido caffè bollente al banco, oggi la moda degli aperitivi e degli happy hour ha dilatato oltremodo il tempo trascorso piacevolmente tra un sorso e uno stuzzichino.

Quindi se prima sedersi ai tavolini era un’eccezione, oggi sembra essere la norma e in ragione di ciò gli esercenti si sono prontamente adeguati alle richieste della clientela allettati dai sicuri guadagni. Chi ben ricorda, ogni bar che si rispetti ha sempre avuto tavoli e ombrelloni nello spazio antistante il proprio ingresso, magari sponsorizzati da questo o da quel marchio, ed è sempre stato tollerato con piacere e considerato tipico in tutte le piazze di tutto lo Stivale.

Poco alla volta però, c’è stata una netta delimitazione degli arredi: dapprima sono stati cinti da fioriere, che si trasformavano puntualmente in improvvisati posacenere, poi si è passato a posticci separè (come a voler distinguere nettamente un dentro e un fuori), fino ad evolversi nel gazebo come lo conosciamo oggi. Da semplice appendice del bar questi teloni, o come è di moda chiamarli dehors, sono diventati veri e propri ambienti, alcuni con tanto di condizionatori e illuminazione.

Senza quasi accorgercene siamo passati dal semplice e utile ombrellone a delle vere e proprie verande chiuse e sigillate che hanno trasformato alcune eleganti vie cittadine in una vera e propria tendopoli. Proprio questo scempio architettonico non è passato inosservato alla Sovrintendenza Archeologica di Caserta, competente anche sul territorio sannita, e immancabilmente ecco scoppiare la polemica tra commercianti e Municipio contrapposti su posizioni quasi inconciliabili.

In verità la questione non è nuova e già qualche tempo fa il comune era intervenuto per una minima regolamentazione degli arredi esterni, imponendo delle regole precise per una certa uniformità di colore e stile dei dehors lungo il corso Garibaldi.

Questa soluzione, che accontentava esercenti e addetti ai lavori, oggi risulta essere insufficiente e mal conciliabile con le rigide direttive Unesco sulla tutela paesaggistica del patrimonio storico del centro storico di Benevento. In ballo c’è addirittura il mantenimento dell’ambito riconoscimento dell’agenzia delle Nazioni Unite e il tempo è così stringente che nelle commissioni e negli assessorati competenti si susseguono tavoli tecnici e dibattiti su questa spinosa questione.

La politica, che spesso e volentieri è sempre restia a decisioni impopolari, è però questa volta quasi con le spalle al muro e lo scontro tra gli interessati sembra destinato ad aumentare in un crescendo rossiniano. Dalle conferenze stampa alle tavole rotonde, si passerà ben presto alle aule dei tribunali con agguerrite impugnazioni e ricorsi e sembra ormai inevitabile lo strappo tra gli amministratori e la categoria interessata; già sul piede di guerra per altre questioni riguardante il commercio come i parcheggi sempre insufficienti e le inefficaci politiche di rilancio.

Nelle lungaggini dei processi e delle carte bollate il risultato non è scontato e più che fare pronostici sarebbe auspicabile un bilanciamento tra tutti gli interessi coinvolti. Se infatti l’economia cittadina va incoraggiata e tutelata, è anche vero che questa sia regolata e disciplinata, a maggior ragione nei centri storici dove va ancor di più posta l’attenzione all’aspetto e al decoro complessivo.

E’ innegabile che il proliferare di teloni e strutture posticce crei un danno non indifferente al paesaggio cittadino, tanto che ormai quasi interi marciapiedi sembrano essere divenuti di proprietà privata e ne risulta un passeggio difficoltoso, quando non addirittura pericoloso per gli inciampi negli ostacoli posti in essere.

Consentire dei semplici tavolini è giusto e tollerabile, ma a determinate condizioni riguardanti l’ubicazione e la compatibilità degli ingombri per non alterare oltremodo il traffico pedonale.

Ogni realtà imprenditoriale ha le sue esigenze specifiche di spazio e ambienti idonei, ma una stortura tipicamente beneventana è quella di aver traslato quasi del tutto l’attività all’esterno del locale. Ormai nelle vetrine illuminate dei risto-bar, non tutti per fortuna, sono rimasti semplicemente i macchinari e i frigoriferi strettamente necessari e tutto il lavoro di servizio e consumazione si è spostato nella pubblica via. Ovviamente i commercianti pagano lautamente l’occupazione del suolo comunale, ma è anche vero che andrebbero rispettati dei criteri di proporzione tra il numero dei coperti interni ed esterni al locale.

Secondo alcune stime per molti di loro il 90% degli incassi deriva dal servizio ai tavoli ed è per questa ragione che gli interessati dovrebbero munirsi dei locali e delle metrature adeguate al loro volume d’affari perché solo in questo modo esigenze contrapposte potranno essere bilanciate e impedire la trasformazione dei bar, come li intendiamo oggi, in chioschi prefabbricati e posticci più adatti ad un lungomare estivo che ad una città collinare come Benevento.

ANTONINO IORIO