Cultura - A PALAZZO PAOLO V

A PALAZZO PAOLO V Cultura

Viva le camicie nere della rivoluzione (musicale)! Ci riferiamo – ovviamente – non ai “marcisti”, ma ai solisti dell’Ars Nova, che – maggiore novità culturale a Benevento – nel loro completo scuro hanno deliziato le domeniche mattina beneventane con raffinati “concerti aperitivo” a Palazzo Paolo V. Benevento come Roma con i suoi concerti meridiani al Quirinale? Non esageriamo (soprattutto in quanto a repertorio, dato che l’Ars Nova lo ha voluto il più accattivante possibile: Verdi, Mascagni, Morricone, Strauss…), ma la via intrapresa dall’ensemble sannita è quella giusta. Infatti Vanni Miele ha proposto la musica da camera a Palazzo Paolo V non soltanto come “aperitivo” domenicale, ma come “apripista” per la fondazione di una vera e propria «Società del Quartetto» come quella di Milano. Come è ben noto, infatti, accanto alla Scala la più importante istituzione musicale meneghina è costituita proprio dalla «Società del Quartetto», costituita nel 1864 da Arrigo Boito, Tito Gobbi ed altri cultori della musica: una strada “privata” per la cultura, forse una scelta obbligata nel momento in cui a Palazzo Mosti vige una mentalità più da banda paesana che da quartetto d’archi. Gli ultimi fuochi della passata amministrazione hanno anche visto il ritorno dell’opera al Teatro Comunale con un’opera in un atto che ha reso omaggio all’anno mozartiano: si è trattato di Bastiano e Bastiana, un singspiel (ma tradotto in italiano – e questo ha fatto storcere il naso a qualche purista) scritto da Mozart nel 1768 a soli dodici anni. Acerba quindi la scrittura, come sotto certi aspetti l’interpretazione orchestrale dei giovani dell’orchestra EuphoniArché, pur ben diretta da Gabriele Bonolis. Convincente l’interpretazione di Daniela Del Monaco e Gianluca Bocchino nei panni dei protagonisti e di Giampiero Cicino in quelli del mago Colas, adattatisi con naturalezza alla regia di Nadia Baldi, che ha saputo costruire uno spettacolo capace di evitare le trappole della staticità senza cadere nell’eccesso e di sfruttare al meglio i pochissimi mezzi scenografici che aveva a disposizione. Vorremmo dilungarci sul simbolismo che la regista affida alle poltrone, soprattutto a quelle volanti nella scena dell’incantesimo, ma saremmo accusati di fare politica in un articolo destinato all’arte. Per cui, passando dalla musica colta a quella di consumo, chiudiamo con la presentazione di Colori sonori, rassegna a cura della Solot (che con il centrodestra era considerata soprattutto una compagnia drammatica ed era stata insignita del titolo di “scuola di teatro”, mentre con il centrosinistra si “limita” ad organizzare festival musicali) che ha contattato molti artisti presenti al concertone del 1° maggio per risciacquare la bocca (o le orecchie) a chi non ha potuto lasciare la città dall’11 al 16 luglio: si parte il 20 con Elio e le Storie Tese affiancati da Claudio Bisio per arrivare fino al 3 agosto con (si spera) un convegno sui rapporti tra musica e sacro. Gianandrea de Antonellis