Ausone Business Cultura

Al Circeo sanno come utilizzare la leggenda che lì nacque Ausone fondatore di Benevento. Sono tornato questa estate nello scenario marino tra Anzio e Gaeta, al richiamo di un business che anima di turismo e cultura la costa del basso Lazio. Tempo e uomini vi hanno cancellato  - se mai ve ne sono state create da artisti - le tracce di quel personaggio scaturito da versi maliziosi dell’Odissea (X, 347-350):

Suvvia, la tua spada riponi nel fodero,

saliamo sul mio letto,

in modo che sul letto insieme congiunti in amore,

possiamo tra noi scambiare sentimenti

Chi invita a letto è la maga Circe, Ulisse è l’invitato arrivato dalla guerra di Troia, per niente intimorito da lei che ha trasformato in porci i suoi compagni. Sono versi di Omero che nelle scuole non si leggono. 

La leggenda successiva racconta che nel giro di un anno i due amanti ebbero un bambino, Ausone. Divenne re, estese il suo potere dai Monti Ausoni fino al Taburno, fondò Benevento. Ma soprattutto, essendo nato in terra italiana da una maga italica, Ausone simboleggia l’orgoglio dei popoli del sud aggrediti e mai domati da Roma conquistatrice. Al contrario, Diomede, l’altro ‘fondatore di Benevento’ secondo la leggenda post-omerica del versante adriatico, era un estraneo, un greco venuto dall’Epiro.  

Lungo la Via Flacca scendo in macchina dal promontorio del Circeo fino ai resti della villa imperiale romana di Sperlonga, dove una grotta enorme s’affaccia sulla spiaggia. L’imperatore Tiberio l’aveva resa un palcoscenico con statue omeriche colossali davanti a una piscina per murene e spazi attrezzati per cene sontuose. Il sito richiama turisti tedeschi russi britannici americani cinesi, portano ricchezza. Lei è italiano, nota un custode.

Sperlonga attrae col suo mare, però ha costruito anche un modello di business culturale. Sta insegnando fra l’altro che i modi più sadici per maltrattare opere d’arte non sono invenzione di terroristi odierni. Di peggio accadeva già nel Medioevo, quando un gruppo di monaci, occupata la residenza imperiale, ne ridusse spietatamente in frammenti le statue ‘pagane’. Tuttavia la piccola Sperlonga, tremila abitanti in tutto, impegnando specialisti di restauro archeologico sta ricomponendo quelle sculture e le espone nell’attiguo Museo. Manca la statua del fiero Ausone, non ancora identificata nelle tonnellate di frammenti marmorei custoditi nei depositi, e forse mai scolpita. Ma danno spettacolo il drammatico Ulisse che governa la nave sulle onde agitate, il ciclope Polifemo accecato con un palo mentre dorme ubriaco, e la maga Circe dai bei riccioli e dalla bella voce.

ELIO GALASSO

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