Così Padre Pio mi ha aiutato... A tu per tu con Rocco Hunt Cultura

Si è tenuta in Pietrelcina, nello stadio comunale, la straordinaria partita ci calcio tra la Nazionale Cantanti e la Rappresentativa Amministratori locali, di maggioranza e di opposizione. Circa 4.000 spettatori hanno fatto da maravigliosa cornice a chi è sceso in campo esclusivamente per motivi di solidarietà. Difatti, l’intero incasso è stato destinato all’acquisto di uno scooter elettrico, che verrà messo a disposizione dei disabili per poter visitare i luoghi di Padre Pio. Alcune doverose note: il cantante Paolo Belli è il presidente della Nazionale Cantanti, che ha accolto l’invito del Comune di Pietrelcina, dell’UsAcli, dell’on. Costantino Boffa. L’assistenza spirituale è stata effettuata da fr. Fortunato Grottola, guardiano del locale convento dei FF CC; il calcio d’inizio è stato dato dall’attore Ronn Moss, il Ridge di Beautiful. Tra i cantanti che hanno disputato l’incontro di calcio, conclusosi 8-4 per la Nazionale: Moreno, Clementino, Marco Ligabue, Raimondo Todaro, Mattia Briga, Francesco Da Vinci, Lucariello, Rocco Hunt. E proprio Rocco Hunt, prima di partire con il suo staff, e dopo essersi concesso per foto ed autografi ai numerosi fan che in piazza lo attendevano, così come gli aveva anticipato e promesso. Abbiamo atteso il nostro turno per chiedergli qualcosa in merito al suo arrivo in Pietrelcina e alla sua attività professionale.

Rocco, come pensi di aver giocato?

Benino, poi con Pietrelcina e con Padre Pio, penso di avere un certo feeling. Difatti, uno scarso come me ha fatto un eurogol. E non so chi me lo ha propiziato. Io ho solo concluso l’azione, ricevendo tantissimi complimenti.

Dicevi del feeling con il nostro Santo, in cosa consiste?

Tutto è iniziato dalla grande devozione di mio padre per Padre Pio, che, ovviamente, me l’ha trasmessa.

Raccontaci  qualche particolare…

Come ben sai sono stato sin da ragazzino un appassionato dell’Hip-Hop.Tante ore trascorrevo nella mia stanza ad ascoltare musica e a rappare davanti allo specchio. Quando ritornava a casa mio padre, sentiva la musica e veniva in camera. Ho su una parete un’immagine di Padre Pio, lui la prendeva, me la rivolgeva invocando Padre Pio di togliermi dalla testa l’Hip-Hop.

Poi, come sono andate le cose?

Ha vinto Padre Pio, e non mio padre. Padre Pio ha creduto nella mia passione e nelle mie qualità. Poi, mio padre si è fatto un tatuaggio di Padre Pio sulla schiena per ringraziamento per quello che da San Remo sto facendo.

Una curiosità, chissà quante volte ti è stato chiesto l’origine del cognome Hunt?

Il mio cognome effettivo è Pagliarulo, ho scelto Hunt perché suona meglio. Non sapevo che in inglese il suo significato è caccia.

Parlaci delle tue origini e come è iniziata la carriera di cantante?

Sono nato a Salerno 24 anni fa; tutto è iniziato a Sanremo con Nu juorno buono, dove si è verificata la profezia del mio amico Clementino, rapper come me.

Ma cos’è questo rap?

E’ una particolare tecnica vocale della musica Hit-Hop, nata negli Usa, dove prevalgono le rime senza melodie su basi ritmiche, elettroniche, registrate e strumentali.

Dopo aver vinto a Sanremo, sezione giovani, quali sono state le soddisfazioni che più ricordi?

Ho vinto due premi: quello di Emanuele Luzzatti e il Premio Assomusica. Dopo qualche giorno successivo alla mia prima partecipazione a San Remo, il 1° marzo 1994, sono stato premiato dal sindaco De Luca e ho tenuto un concerto nella mia città in piazza Amendola. Il premio me lo ha dato a nome di tutta la città.

Quali messaggi si possono ascoltare dalle tue canzoni?

Sono un autodidatta; i testi delle canzoni le scrivo io dalla prima all’ultima riga. Parlo dei problemi della mia terra, in dialetto e in italiano; parlo dei problemi di noi giovani. Lo Stato ci deve ascoltare! Il lavoro è al primo posto!

Dell’ultimo album, ce ne vuoi parlare?

Sono ritornato alle origini, è in dialetto. Il titolo è Tutte ‘e parole. Contiene un inno all’amore: quando penso all’amore penso a te!   

ANTONIO  FLORIO