Emilia Dente autrice di ''Terra Mia'' spiega perchè visitare Montefusco Cultura

In una tiepida mattina, accompagnata dalla sociologa Emilia Dente e, per un mero colpo di fortuna, sono riuscita a trovare aperto il bellissimo Oratorio di San Giacomo, che si trova nel comune irpino di Montefusco, sul limite che lo separa dal Sannio.

Terra di nobili tradizioni civili, giuridiche e religiose, Montefusco d'estate è meta preferita dei beneventani che fuggono dall'afa cittadina per andare a trovare refrigerio e buon cibo in questo paese a ridosso di San Giorgio del Sannio (che, anticamente, era uno dei tanti casali di Montefusco). È stato Capitale del Principato Ultra. Ha dato i natali a uomini di talento ed alla beata Teresa Manganiello. Uno dei suoi figli migliori è stato il dimenticato Eliseo Danza, vissuto a cavallo tra il Cinquecento ed il Seicento, tra i massimi giureconsulti del Sud Italia.

Entrare nell'Oratorio di cui vi parlavo è stata un'esperienza sublime. Esso è completamente affrescato, anche se, purtroppo, l'umidità sta erodendo le figure sulla parte sinistra, quelle meno esposte alla luce del sole. I dipinti sono seicenteschi. La loro bellezza è indescrivibile. La loro visione riempie gli occhi e lo spirito che se ne lascia incantare, nonostante il freddo che entra nelle ossa. Una curiosità è che tra i molti soggetti sacri in esso rappresentati, è possibile trovare, nella parte posta in fondo, una figura intera di Santa Caterina d’Egitto, riconoscibile dalla ruota che tiene in una mano. Essa fu infatti sottoposta al martirio della ruota dentata, che fece strazio del suo corpo. L'Oratorio era collegato tramite una gradinata alla chiesa soprastante di Santa Maria. Si accede ad esso da via Palmerino Savoia, abate scomparso nel 1987, il quale scrisse la storia del comune irpino, che amava profondamente. Una sorta di Assisi d'Irpinia, come lui stesso ebbe a definirla, per l'aspetto imponente e squadrato sulla montagna di 707 metri s.l.m, oppure ancora “un meraviglioso vascello che naviga nell'azzurro”.

Altra bella esperienza è andare a visitare la casa-atelier di tombolo della signora Adelina Egidio, che da cinquant'anni si dedica a questa attività artigianale, per la quale Montefusco è sempre stata rinomata.

Nonostante la sua aria purissima e medicale (come fu chiamata un tempo), i motivi di ordine religioso legati alla presenza di tante chiese e monasteri nel suo ferace territorio, i tanti palazzi nobiliari che costeggiano le strade e stradine medievali in pietra, ognuno dei quali affrescato (cito per tutti Palazzo Ruggiero e Palazzo Giordano), Montefusco è, oggi, un paese malinconicamente racchiuso in se stesso, poco incline alla sua promozione turistica ed all'aprire le sue bellezze ai visitatori. Me ne rendo conto nel corso di un breve giro al Municipio (che si trova al piano superiore dell'antico Carcere), dove mi viene impedito, nonostante formale richiesta scritta, di effettuare degli scatti ai quadri appesi alle pareti: “Perché sono uffici pubblici”.

Bene. A meno che il “pubblico” non sia stato confuso col “privato” dai suoi stessi inquilini (gli uomini passano, dice il saggio, le Istituzioni restano), devo con rammarico ammettere che è la prima volta che mi viene negato un permesso per motivi di studio, ricerca e divulgazione. Peccato: ne avrei parlato alla mia conferenza all'Auser tenuta qualche giorno dopo e ne avrei scritto tanto per giornali e riviste... 

Non chiedo nemmeno se ci sia un regolamento scritto al riguardo, tanto so che sarebbe inutile insistere, e me ne torno in giro, ad immergermi nella bellezza montefuscana che mi assale da tutti i lati e mi parla di storia e di storie affascinanti che si perdono nella notte dei tempi. Quelle storie che grazie alla mia guida d'eccezione, mi vengono incontro con maggiore chiarezza.

Ecco perché, a questo punto, mi viene in mente di rivolgere qualche domanda ad Emilia Dente, donna, moglie, madre, professionista montefuscana, la quale da alcuni anni sta conducendo un pregevole lavoro di recupero della storia e della memoria locale. Ha già pubblicato “L'eredità delle Principesse”, sull'arte del tombolo nella sua terra, nonché “L'arte perduta. Faenzari, cretai e rovagnari a Montefusco”.

Da pochi giorni, edito da Youcanprint, è uscito “Terra mia”. Un volume che si apre con una dedica significativa:

Dedicato a chi come me

continua a sognare per la sua terra

un futuro migliore

Perché questa dedica?

Ho dedicato il libro a tutti gli operai di sogni, compagni di progetti e passioni che ho incontrato durante il mio faticoso cammino. È stata una dedica talmente naturale e spontanea che è quasi “sfuggita” dalla penna e dal cuore senza che me ne accorgessi. Vuole essere un sussurro di incoraggiamento, un soffio di speranza, per chi, testardamente e coraggiosamente crede nelle potenzialità e nelle risorse di questa terra.

Potenzialità e risorse tutt'oggi misconosciute. Secondo te, perché?

Nella breve riflessione iniziale del libro parlo di silenzio. Il silenzio, che condanna questa terra alla colpevole inerzia che uccide il suo futuro. Il silenzio che porta all'indifferenza e alla rassegnazione. Il silenzio, che soffoca le piccole realtà meridionali... è un silenzio apatico ed odioso, figlio della perdita di identità a cui la mia terra, ma più in generale la terra meridionale, è stata condannata da secoli e a cui nei secoli si è arresa. Questo mio raccontare e presentare la terra mia vuole essere proprio un modo di attraversare e superare questo silenzio, un modo per affermare e manifestare la nostra presenza e le nostre potenzialità.

Perché fare una visita a Montefusco?

Perché a Montefusco, tra le luci e le ombre della Storia che vive nei monumenti e nei vicoli, nel fascino dell'arte e della bellezza che incanta ed emoziona, sono custoditi pure i frammenti della nostra identità smarrita e l'orgogliosa consapevolezza da cui può germogliare il sogno di un futuro migliore.

Se dovessi suggerire un monumento da visitare assolutamente quale sarebbe?

Tutti i monumenti andrebbero visitati a Montefusco, ognuno di loro ha un fascino diverso e suscita diverse emozioni, ma quello che è assolutamente da non perdere è il nostro Monumento Nazionale, l'antico Carcere, le secrete del Castello Normanno. Nel chiaroscuro del suo tormento, sono custoditi frammenti significativi della nostra storia e della nostra identità.

Perché acquistare il tuo libro?

Io credo che viaggiare non sia solo l'atto fisico del visitare luoghi e monumenti... Il viaggio è soprattutto raggiungere l'anima dei luoghi e di chi quei luoghi li ha abitati, non tanto vedere i monumenti, ma scoprire le storie di chi attraverso quei monumenti voleva esprimere valori, memorie, sentimenti. Allora, per chi decide di venire a Montefusco, avere questo mio libro significa lasciarsi accompagnare dalla mia voce che attraversa le pagine, fino all'anima dei luoghi e dei monumenti, lasciandosi toccare dall'emozione e dalla bellezza dell'antica Capitale.

LUCIA GANGALE

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