Liguri tra noi Cultura

I Liguri passano per tirchi e, visto che qui da noi si spende poco, c’è chi pensa che potrebbero averci… infettato. Loro si dicono ‘oculati’, però si riconoscono in questa barzelletta: Padre e figlio liguri stanno viaggiando verso l’America. “Papà, ma quando arriviamo?” “Zitto e nuota!”. Gente pratica, quando i romani li aggredirono per prendersi i loro porti si arresero subito. Il più sorpreso ne fu il console vincitore Marcus Baebius Tamphilus, politico sospettosissimo che non per niente aveva fatto approvare una legge contro la corruzione elettorale a Roma. Prevenne ogni reazione esiliandone in massa nel 180 avanti Cristo quasi cinquantamila dalla Lunigiana, l’area toscana delle Alpi Apuane confinante con la Liguria odierna. Con poche cose racimolate, li obbligò a scendere lungo la penisola e a stanziarsi nel Sannio. Quel viaggio glielo pagarono i romani, dice Tito Livio con gran faccia tosta, dando forse origine alla storiella della tirchieria.

Qualcuno suggerisce di cercarne i discendenti dove c’è più gente restia a spendere, dalle nostre parti. Figuriamoci. Ma non serve affidarsi alle credenze popolari, gli studiosi hanno individuato da tempo l’area assegnata ai Liguri Apuani dal console Bebio: “il territorio che dal Molise perviene fino a Casalbore nell’avellinese, e s’incentra su Circello forse con una piccola città che m’infastidisce chiamare Bebio, cioè col nome del romano deportatore”, mi diceva Werner Johannowsky, Soprintendente per Salerno Avellino Benevento, archeologo di fama internazionale. Lì i Liguri si fusero e si confusero con i Sanniti, lì bisogna esplorare cosa ne rimane. “Una impresa che rivelerà cultura nuova”, sussurrava Werner quando lo accompagnavo nelle sue indagini di scavo a Macchia di Circello, invitato con lui addirittura in case private.

Viene da chiedersi se qualche traccia di sangue ligure scorre ancora e produce qualche brivido nelle vene sannitiche, perché quei Liguri sono tra noi. O meglio sono diventati noi. Del tutto o in parte, spetta alla scienza stabilirlo, oggi che si può. Ma come si fa ad averne certezza? E poi a che scopo? La genetica va scoprendo che gruppi umani in Sardegna, Calabria, Toscana, Lombardia conservano elementi di DNA risalenti ad epoche arcaiche precisabili. Lo scopo non è imparare a… spendere poco, ma capire se ci sono eredità fisiche che possono rendere immuni da malattie diffuse o fanno campare più a lungo. Una speranza.

Qualche Università, non soltanto italiana, prova a carpire il segreto mediante ricerche scientifiche di cui è impossibile per ora prevedere i vantaggi. Il poco finora analizzato ha aperto qualche spiraglio: nell’area dell’Alto Sannio sono state rilevate linee di trasmissione patrilineare di elementi di DNA risalenti fino a duemiladuecento anni fa, appunto all’epoca della deportazione dei Liguri Apuani. Assente finora ogni iniziativa nostrana per sostenere e finalizzare tale ricerca.

ELIO GALASSO

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