Romano Mussolini nella città turrita Cultura

Da città romana a città turrita, che Romano Mussolini avrebbe cambiato idea su Benevento non me l’aspettavo. Cominciò quando venne per un concerto nell’Hortus conclusus, spazio, gli spiegai, del monastero medievale dei Domenicani recuperato per l’arte. Era un pianista jazz, disse, ma si sentiva poeta e poi ultimo figlio maschio del Duce. “S’è fatto tardi - si scusò in Vico Noce - non ho più il tempo per dare uno sguardo con lei a questa pacifica città romana”. E io, indicandogli i percorsi labirintici medievali del Tréscene: “Non è mica tanto pacifica Benevento né tutta romana, c’è tanto ignorato Medioevo ben poco pacifico, per esempio la Rocca dei Rettori con le sue residue torrette di avvistamento, le torri della cinta muraria, torri interne con feritoie, casette medievali su base quadrata a forma di torre senza finestre basse: ci si difendeva da chi stava dentro, non solo da chi arrivava da fuori…”. Notò la sorpresa compiaciuta degli ammiratori circostanti. Non so se dopo, aggirandosi per la città, abbia pensato che Benevento è una città bellicosa.

Prima del concerto mi domandò il nome di un pianista per me innovativo. Cecil Taylor risposi, e lui si svelò: “Taylor se n’è uscito dal jazz, io ho suonato con vere avanguardie, con Dizzy Gillespie”. Restai deluso dal suo concetto di avanguardie, lo ammetto, per me Gillespie è un classico. Nell’Hortus conclusus interpretò brani conosciuti, ma oggi che Benevento vanta vari jazzisti, qualcuno di livello internazionale, Romano Mussolini ci proporrebbe sicuramente un programma diverso. Alla fine ringraziò “per avermi accolto senza i soliti discorsi su Benito mio padre”. Avrei ribattuto volentieri: “Macchè suo padre, piuttosto chiederei perché lei fa il dittatore con sua figlia Rachele”. A Rachele, splendida ragazza dagli occhi verdi, vincitrice di vari concorsi di bellezza, Romano aveva vietato di partecipare al Concorso di Miss Italia! Ma sarei stato scortese, lo lasciai all’abbraccio di musicisti e giornalisti.

Assai diversa dall’indocile onorevole Alessandra Mussolini, figlia di Romano e di Maria Scicolone sorella di Sofia Loren, Rachele è figlia di Romano e dell’attrice Carla Puccini. Oggi quarantenne, ha pubblicato memorie raccontate da sua nonna Rachele Guidi, la fiera moglie di Benito. Il libro di Rachele junior, Mia nonna e il Duce, si apre col racconto di un ‘miracolo’ di Padre Pio, invocato dal Duce in persona. Benito Mussolini era amareggiato dai problemi di Anna Maria, sua quinta figlia nata nel 1929, affetta da poliomielite. Quando i medici gli annunciarono che la bambina era in fin di vita, cadde in depressione. Fu così che pensò di ricorrere a Padre Pio, il santo vivente. Sarebbe andato lui stesso a San Giovanni Rotondo, ma correva l’anno 1936 e bisognava… conquistare l’Etiopia. Mandò sua moglie ‘donna Rachele’. Il Frate di Pietrelcina la rassicurò. Alla bella notizia, scrive Rachele junior, nonno Benito corse in camera da letto a baciare con devozione una coroncina di rosario. Sta di fatto che la malattia si attenuò e Anna Maria visse per altri trentadue anni fino al 1968, insieme alla madre e al fratello Romano.

Il trombonista jazz Dino Piana mi comunicò poi che Romano Mussolini parlava diBenevento città turrita”. Stava male in salute, tant’è che meno di un anno dopo il concerto, nel febbraio del 2006, morì. Ma, da città romana a città turrita, su Benevento aveva avuto il tempo di cambiare idea.

ELIO GALASSO

Nella foto Romano Mussolini con la moglie Maria Scicolone e Sophia Loren

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