Stregonerie, torture e ricette di bellezza Cultura

Nessuno sa perché nel Quattrocento, alla corte di sua maestà Alfonso il Magnanimo re di Spagna, un alto funzionario che per mestiere si occupava di bestie, di nome Manuel Diez de Calatayud, autore di un importante trattato su cavalli, muli e asini destinato a maniscalchi e ferracavalli, ebbe l’idea di scrivere anche un libro sulle donne e sul potere benefico della bellezza femminile. Col suo Flores del tesoro de la belleza, scritto in un catalano antico difficile, sembra abbia voluto confondere le idee a chiunque fosse convinto che a questo mondo le donne più si fanno belle più diventano streghe pericolose, il peccato personificato.

Purtroppo, il libro di Manuel Diez scomparve presto dalla circolazione, sconfitto dalla paura seminata nello stesso periodo in Europa dal suo esatto opposto, il famigerato Malleus maleficarum, Il martello delle donne malefiche, un volume terribile stampato nel 1487 in Germania con le misure da adottare nei confronti delle donne accusate di stregoneria e da mandare al rogo. Questo testo tedesco, collegando la salute del corpo alla purezza dell’anima, faceva dipendere dall’intervento divino malattie e guarigioni e condannava inesorabilmente riti superstiziosi e pratiche caserecce, mentre invece il volume dello spagnolo insisteva sul benessere psicologico che procura il fascino di un bel corpo femminile!

Più strettamente legato alla leggenda delle streghe di Benevento è il Malleus, di cui nessuno sa se sia mai arrivata a Benevento una copia appena venne pubblicato. Di questo volume sono perciò sempre andato a caccia, sperando che da qualche parte mi venisse consentito di studiarlo nella prima edizione originale anziché in fotocopia. “Le donne che portano i capelli lunghi, e stanno lì a curarseli per eccitare gli uomini, sono streghe possedute dal demonio” si legge nel Malleus maleficarum, come dire che, siccome non ce n’è una che non curi la propria femminilità, le donne vanno prese tutte a… martellate!

Cercavo in Spagna una copia autentica di questo incunabolo maledetto quando mi sono imbattuto nel Flores del tesoro de la belleza scritto dal colto ‘maniscalco’ Manuel Diez de Calatayud, avendone rintracciato un esemplare rarissimo tra i libri donati alla Biblioteca Colombina di Siviglia da Fernando, figlio di Cristoforo Colombo. Insomma un colpo di fortuna che mi fece accantonare per un paio di giorni le ricerche sulla magia beneventana. Manuel Diez de Calatayud consigliava astuzie alle donne, fra l’altro di tenere lunghi i capelli per fare innamorare gli uomini, praticamente di diventare streghe… benefiche, altro che malefiche. Arrivò così per me il piacere di andarne a leggere qualche pagina nel Patio de los Naranjos, il giardino d’aranci della stupenda cattedrale sivigliana.

Cosa raccomandava Manuel Diez alle donne? Ecco: “Che siano lunghi e biondi i vostri capelli, e imparate ad acconciarli in mille forme. Scurite le sopracciglia, disegnatele ricurve e sottili. Dipingete di rossofuoco le labbra, e per far spiccare la bocca sulle guance chiare esponetevi al sole il meno possibile. D’inverno infilatevi foglie di ortica nel naso per tener lontano il raffreddore. Se per caso il caldo estivo vi annebbierà la vista, ungete gli occhi con unguento fatto di occhi di rondine, occhio per occhio…”.

E qui il buon Manuel fa seguire ricette di sua invenzione per far sparire le rughe, per impedire che cadano i capelli tinti, perfino una crema “per far tornare quasi vergini”. Per lui la donna non ha bisogno di essere una strega per riuscire a stregare gli uomini, deve però avere un bel corpo magro, fianchi stretti e niente seno! Mica facile, anzi a ben vedere insegnava anche lui… torture, quelle che le donne moderne si autoinfliggono volentieri.

ELIO GALASSO

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