Un nonno molto speciale... Il violino la sua grande passione Cultura

Todeschini Ferri Turati Gogliano un nome che sembra avere scritto in sè un destino, forse non quello immaginato dai genitori - Antonio Gogliano e Giovanna D'Auria - poichè ciò che scorreva nel suo sangue era una profonda passione per la musica a cui dedicò tutta la vita. Questo signore era mio nonno.

Un personaggio dai tratti sfocati nella mia mente. Non avendo avuto la fortuna di conoscerlo, il suo profilo si delineava attraverso i racconti dei miei familiari ma leggendo saggi ed articoli di giornalisti, scrittori e critici beneventani che lo descrivevano come uno dei maestri di violino più richiesti nel panorama musicale sannita dell’epoca, è accresciuto in me il desiderio di saperne di più.

Di lì ho cominciato ad approfondire le mie ricerche rovistando tra vecchi spartiti, documenti e foto che lo ritraggono ancora giovanissimo con il suo amato Stradivari.

Per la sua natura riservata sono ben poche le notizie che ne circondano la figura ma le persone che lo hanno incontrato parlano di un uomo pacato, umile e dall’animo gentile che prediligeva la musica a qualsiasi altra attività.

Nato a Benevento il 3 luglio 1905 Todeschini aveva due fratelli, Rosalia e Prampolini, entrambi morti in giovanissima età per l’imperversare di epidemie che non lasciavano scampo. Ma per lui la vita aveva altro in serbo. Mostrò sin da bambino un vivo interesse ed un’innata attitudine per l’arte della musa Euterpe. Una passione che veniva da lontano poichè il suo papà (ovvero il mio bisnonno) era a sua volta musicista: suonava la tromba ed era stato prima cornetta nella banda americana Edison al tempo dell’emigrazione. Fu lui ad iscriverlo alla scuola del M° Bonerba di Avellino che frequentò fino al 5°anno per proseguire gli studi presso il Conservatorio Musicale “S. Pietro a Majella” di Napoli con il M° Gaetano Fusella, dove sostenne con successo gli esami di armonia e solfeggio diplomandosi in violino nel 1933.

Negli anni successivi, segnati dal fascismo, fu concertista presso il Teatro Comunale di Benevento, insieme alla pianista Giuseppina Virginia Cattaneo, suscitando ammirazione per il talento e per la preparazione indiscussa nel ceto medioalto del tempo. Collaborò anche con il cinema accompagnando le pellicole dei “film muti” con il commento musicale in sottofondo. Fu maestro al Collegio La Salle partecipando a numerosi eventi e manifestazioni.

Instaurò diverse e pregevoli collaborazioni con altri maestri, in particolare, Antonio De Rimini, Pino Rosiello, Vincenzo Greco ed Italo Cammarota, unioni molto ben riuscite sia dal punto di vista artistico che personale in quanto legati fra loro da profonda amicizia. Todeschini era anche un maestro severo ma paterno per quei giovani che esprimevano la volontà di accostarsi alla musica e ai quali impartiva lezioni private. Non disdegnava neppure i matrimoni dove volentieri prestava i suoi virtuosismi e le note vibranti che riusciva a far venire fuori dalle corde del suo prezioso violino, tant’è che con il pianista Lorenzo Vessichelli ed il tenore Vincenzo Zollo crearono un gruppo che battezzarono profeticamente “Trio Mistico”. Ma fece parte anche di altri gruppi che si esibivano nelle funzioni sacre e feste liturgiche, presso la Cattedrale del Duomo e la Chiesetta di S. Maria della Libera, insieme ad altri musicisti e cantanti fra cui il M° don Antonio Iatalese, Vitolo Fasoli, il M° Iadarola ed il tenore Silvano Pagliuca.

Una amore che riempiva le sue giornate con grande abnegzione e che neanche la 2° guerra mondiale riucì a spegnere, persino quando il violino andò distrutto dai bombardamenti insieme all’abitazione il M° Gogliano non si perse d’animo e nel 1947 acquistò un altro strumento, stavolta dal liutaio Biagio Rapuano detto “Marsigliese” e premiato a Parigi alla Mostra di Liuteria per il suono raffinato.

Di mio nonno si narra che trascorreva le domeniche a suonare rinchiuso nella stanza della casa in cui viveva, adibita a saletta di musica, allietando mia nonna che si sentiva così “alleggerita” mentre svolgeva le faccende domestiche.

Ma a quei tempi non si viveva di sola musica, per questo dovette darsi da fare portando avanti l’ “American Store di tessuti e confezioni su misura” messo sù - in piazza Orsini - dal mio bisnonno nel 1926 al ritorno dall’America, e che nel frattempo era divenuto negozio di abiti per uomo e si era trasferito dal Corso Garibaldi - dove si era dovuto spostare nel dopoguerra - alla via Rummo e vi rimase per oltre 50 anni.

Tuttavia, il suo temperamento mite e sobrio mal si adattava alla vendita. Non di rado veniva sorpreso a pizzicare le corde del violino che teneva nascosto fra giacche ed abiti riposti sugli scaffali; così come, quasi fosse un vezzo, tamburellava le dita sul bancone mentre con la mente inseguiva le note del folle genio di Beethoven o quelle melodiose di Puccini, Verdi, Brahms ed altri grandi compositori. Quel negozio, che lasciava volentieri nelle mani esperte della sua energica sposa - Anna Di Dio - era anche luogo di incontro e fucina di idee e di rinnovati sodalizi con i suoi amici maestri per dare vita a nuovi concerti e composizioni.

Il suo animo nobile non si fermò alla musica. Amava anche comporre versi nei momenti di tranquillità, come nelle giornate estive trascorse al mare dove restando sulla spiaggia osservava il paesaggio mentre gli arrivavano all’orecchio le grida euforiche dei bambini ed osservava parenti ed amici divertirsi.

Un uomo, quindi, dotato di grande sensibilità artistica ed umana e che fu prima di tutto un violinista. Ancora oggi molti ricordano i suoi concerti, il suo cuore generoso, la sua onestà intellettuale ed il suo essere – a volte - fuori dagli schemi. Forse anche per via del nome piuttosto singolare che aveva: l’imposizione da parte di papà Antonio, convinto sostenitore del partito socialista, dei cognomi di Mario Todeschini, Enrico Ferri e Filippo Turati, ovvero gli esponenti più significativi del movimento operaio, dimostra il credere fermamente in un ideale, una caratteristica che ha accompagnato anche tutta l’esistenza di mio nonno. E.. in fondo... sperava anche che il figlio potesse seguire le orme di quei celebri politici...ma nel cuore di Todeschini Gogliano c’era posto solo per la musica!

VERSI IN RIMA...TODESCHINI GOGLIANO

Benevento 27 luglio 1953

Finita è già la spiaggia

Si torna dalla bel villaggia

Tutti afflitti e sconsolati

Con quei musi da... malati.

Rassegnatevi, il mar lasciar

Tornar si dea al casolar

Arrivederci o mostro salato

Che hai rovinato tutto il palato.

Giuochi belli ed infantili,

che facevate con gioia e brii,

la casa di Nicol lasciar si dea

con rimpianto e senza dir...mea mea.

Vi buttavate in mar con strilli e canti

Parevate tanti pecoron senza manti.

Il tempo fugge e non s’arresta un’ora.

Dite: ciao ciao...o mar della malora.

Addio addio bel sole cocente,

che hai a tutti stordito la mente.

Coi raggi tuoi tanto possenti,

hai conciato tutti...che forti lamenti.

***

Evviva! Evviva! Grida giulivo Nicolin,

che via vanno finalmente i birichin,

mogliarella mia adorata soli resterem,

quante cose belle noi farem.

Con Robertin, Maria, Vilmarella e Luciella,

andremo queti queti a Marinarella,

o pupilli miei, soli soli siete restati,

gioite, gioite, che se ne sono andati.

Ma..caro Nicol e Graziella

Avete fatto i conti senza la iella,

arrivaron lesti, lesti con giubiletta

i mericani con la nipote Nunzietta.

ALESSANDRA GOGLIANO

Nella foto un maturo Todeschini con un giovane pianista, il prof. Lorenzo Vessichelli, scomparso nel 2018