Fermiamo quei fallimenti Economia

Dopo l’intervista al Presidente Michele Monteleone, Giudice delegato della Sezione fallimentare, abbiamo voluto ascoltare la voce di un commercialista esperto in crisi aziendali, Mario Porcaro (nella foto), il quale oltre ad agire da un osservatorio privilegiato essendo da più di 15 anni Presidente dei revisori di Confindustria Benevento e di Banche locali, ha pure assistito importanti aziende nazionali presso vari Tribunali (alcune anche famose, come nel caso della Valtur al Tribunale di Milano) proprio per l’accesso a procedure di salvataggio di imprese, come concordati preventivi, Legge Marzano o altre.

Dottor Porcaro, il presidente Monteleone nella sua intervista ha evidenziato che, nonostante nell’anno 2012 siano stati dichiarati 37 fallimenti, non è stata presentata alcuna proposta di concordato preventivo. Quali sono suo avviso le cause?

«Proprio la settimana scorsa ho depositato in Tribunale a Benevento una proposta di concordato preventivo per una nota azienda di Torrecuso, ma quanto afferma il Presidente Monteleone è assolutamente vero. Per alcuni dei fallimenti dichiarati era sicuramente possibile tentare procedure alternative e, quindi, il salvataggio dell’impresa. Purtroppo gli imprenditori, ai primi segnali di illiquidità, dovrebbero subito rivolgersi a professionisti esperti in crisi d’azienda, appunto per valutare quale strumento utilizzare tra quelli messi a disposizione dal legislatore e ritrovare l’equilibrio economico-finanziario della propria impresa».

Le colpe sono solo degli imprenditori? O anche banche, professionisti, associazioni di categoria ed istituzioni hanno responsabilità nello scarso utilizzo di istituti giuridici volti al superamento della crisi?

«Sicuramente qualche responsabilità è da attribuire a tutti gli stakeholder, interlocutori del sistema delle imprese: i professionisti di fiducia dell’azienda, quando si accorgono delle prime difficoltà finanziarie, dovrebbero costringere gli imprenditori a consultare i professionisti esperti in crisi che, anche sul nostro territorio, sono numerosi e validi; le banche in molti casi, di fronte alle prime avvisaglie di crisi, tentano esclusivamente di rientrare delle loro esposizioni. Devo, però, precisare che quando alla banca viene proposto un piano di ristrutturazione del debito -basato su un piano industriale serio e credibile, sottoscritto da un professionista abilitato- è sempre pronta a recepirlo e ad assistere l’azienda anche con nuova finanza».

Ci sono stati casi di questo tipo sul nostro territorio?

«Nella nostra provincia abbiamo avuto diversi casi di aziende in crisi che hanno proposto al sistema bancario piani di riequilibrio economico finanziario - ai sensi dell’art 67 comma 3 lett. D Legge Fallimentare, nei quali era richiesta anche l’erogazione di nuova finanza temporanea - che sono stati approvati dalle banche e, in alcuni casi, posso testimoniare che la crisi è stata anche superata. È chiaro che se l’imprenditore tenta di nascondere la propria difficoltà finanziaria e non è trasparente con il sistema bancario, quest’ultimo non può che chiudersi a riccio».

Confindustria Benevento, da oltre un anno, ha anche istituito un tavolo per individuare la migliore soluzione in casi di crisi, insieme al Dipartimento di diritto fallimentare della nostra Università. Che riscontro c’è stato?

«Purtroppo, tranne un paio di casi, mi risulta che nessuno abbia chiesto consultazioni, per altro gratuite. In questi giorni il Governo ha annunciato che sta valutando ipotesi di semplificazione della norma, sia nella fase preconcordataria che per l’accesso a nuova finanza, proprio al fine d’incentivare la fruizione della procedura di concordato. A tal proposito, è bene ricordare che l’impresa non è da intendersi come un bene di proprietà esclusiva dell’imprenditore, bensì un bene che appartiene al territorio su cui insiste e, quindi, l’imprenditore deve salvaguardarla nell’interesse collettivo».

Il Presidente Monteleone dichiara di essere pronto a recepire qualunque tipo di attività di confronto per cercare di dare slancio al procedimento di gestione della crisi. Qual è la sua opinione in merito, anche rispetto ad altri Tribunali di cui Lei ha esperienza?

«Effettivamente il Tribunale Fallimentare di Benevento ha dimostrato con i fatti di essere molto disponibile al confronto per individuare, insieme a commercialisti ed avvocati, l’istituto giuridico più idoneo alla soluzione della crisi. Il nostro Tribunale è stato uno dei primi a recepire l’orientamento, oggi prevalente, che il concordato preventivo è esclusivamente un accordo tra imprenditore e creditori, nel quale il Tribunale svolge un controllo di legittimità senza interferire sulla proposta di concordato che deve essere approvata dalla maggioranza dei creditori. Ad esempio, un concordato preventivo di un’azienda di Pago Veiano, da me depositato a fine novembre, ha già superato la fase della votazione e, probabilmente, nel mese di giugno sarà omologato, concludendo il suo iter in soli 7 mesi».

Quali sono i segnali che un imprenditore non deve mai sottovalutare, per prevenire una situazione di forte difficoltà economica e finanziaria della sua impresa?

«Diversi possono essere gli indicatori di un inizio di difficoltà finanziaria: ad esempio, quando gli importi non pagati alla scadenza superano il 10% del totale dei debiti; oppure quando il totale dei debiti a breve termine, banche comprese, è superiore alla somma delle rimanenze e dei crediti. Ecco, in quei casi bisogna subito attivarsi, senza lasciare mai nulla al caso».

GIUSEPPE CHIUSOLO

giuseppechiusolo@tin.it 

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