Gloablizzazione e contraffazione: una deriva sull'economia locale? Economia

La globalizzazione, che oggi sta interessando tutti i Paesi, sia quelli più sviluppati che quelli più arretrati, è un fenomeno che iniziò fin dai tempi dell’Impero romano; quest’ultimo unificò sotto il suo potere tutto il Mediterraneo, il Mare nostrum, imponendo un’unica lingua e costruendo strade per favorire lo scambio sia delle merci che della cultura e delle persone.

Ai nostri giorni il processo di globalizzazione è cresciuto in modo straordinario; è un fenomeno sicuramente positivo, anche se ha in sé anche qualche lato negativo, potrebbe infatti farci perdere l’identità culturale e le tradizioni, anche quelle culinarie, che ben raccontano al mondo non solo l’Italia, ma anche le regioni meridionali e, in particolare, il Sannio, con le sue produzioni tipiche di vino, salumi, frutta, olio, che sono alcune delle risorse più importanti del nostro territorio.

Il comparto agroalimentare è, infatti, molto importante per noi e rappresenta una fetta considerevole della nostra economia. Basti pensare che il prodotto più venduto all’estero è il vino, ci sono poi i prodotti ortofrutticoli, i formaggi e l’olio d’oliva. Gli scambi commerciali, sono, naturalmente, occasione di sviluppo per i nostri produttori che, però, sono costretti a difendersi dai prodotti cosiddetti “taroccati”, che imitano quelli italiani e sono, in genere, di qualità scadente. Sappiamo che sui mercati esteri si trova il provolone Made in USA o il salame milanese prodotto in Brasile.

Secondo la Coldiretti, l’anno scorso negli Usa sarebbero stati venduti 200 miliardi di chili di formaggi “italiani” solo sull’etichetta. Per la verità, dobbiamo riconoscere che anche noi Italiani, nell’immediato dopoguerra, abbiamo falsificato il Made in Italy arrivando a produrre in Argentina il “Regianito” o, quando i dazi di importazione erano elevati, il whisky con etichette recanti immagini scozzesi. Certo, i nostri prodotti tipici sono molto imitati perché assai apprezzati all’estero, ma hanno quasi sempre costi in media più elevati sia per l’alta qualità sia perché le aziende, e quelle delle nostre zone in particolare, sono medio-piccole e, perciò, meno competitive.

Purtroppo i falsi che usano nomi e immagini che richiamano l’Italia, danneggiano i prodotti locali e quindi la nostra economia. Dobbiamo contrastare il danno provocato dalle imitazioni combattendo i falsificatori e gli imbroglioni, ma anche informando, educando e indirizzando il consumatore, che deve essere consapevole e attento a ciò che acquista.

RENATA DEL PRETE