Quando questo maledetto virus sarà sconfitto puntare su vino e marchigiana Economia

L’economia del Sannio, vocata prevalentemente all’agricoltura, nella fase pre-Covid era trainata dal settore vitivinicolo, premiato col più importante riconoscimento sovranazionale assegnato da Recevin a questo terroir: “Sannio Falanghina-Città Europea del Vino 2019”. La superficialità che ha caratterizzato i provvedimenti governativi nei riguardi di questo primario comparto produttivo, che rappresenta un asset strategico del made in Italy, ha lasciato tutti allibiti. Le poche decisioni assunte, senza nemmeno approvare i successivi decreti attuativi, sono rimaste... lettera morta. A differenza dei competitor stranieri dei vignaioli italici, che si sono invece visti riconosciuti non solo i mancati introiti sui propri conti correnti ma anche la possibilità, com’è successo ad esempio in Francia, di liberare le cantine dall’invenduto per prepararsi al meglio alla nuova annata. Tutto ciò, comporterà il rischio concreto di una riduzione indiscriminata del prezzo della bottiglia nei prossimi mesi, quando vino vecchio e vino nuovo saranno distribuiti sul mercato. Al danno immediato, ingente, si aggiunge poi l’incertezza su cosa si può o non si può fare, quindi una totale assenza di programmazione delle attività da svolgere nell’immediato futuro. Unica nota… “positiva” di questo venti-venti è la vendemmia, che a dire di vignaioli ed esperti del settore almeno nel Sannio Beneventano è stata “davvero ottima come qualità: sarà un’annata eccezionale per i nostri prodotti”.

I VINI SANNITI

Falanghina, Coda di Volpe e Fiano. Aglianico, Barbera e Piedirosso. Il Sannio è tra le zone d’Italia in cui il clima e la varietà di viti danno origine ad un nettare di Bacco di gran pregio. Parliamo di 10mila ettari di terreni, vitati prevalentemente a Falanghina e Aglianico, che insieme rappresentano l’80% della produzione. Dalla vigna alla botte alla bottiglia. Nel 2019 sono state prodotte oltre 12milioni di bottiglie, tra Falanghina del Sannio Doc e Aglianico del Taburno Docg e 12milioni di bottiglie Sannio Doc e Beneventano IGT. Ci riferiamo, dunque, a circa 25milioni di bottiglie a denominazione: “Non sono tante, ma nemmeno pochissime -spiega Libero Rillo, presidente del Consorzio Tutela dei Vini del Sannio, a cui aderiscono in modo diretto 850 imprese, oltre alle aziende che vi partecipano tramite le Cooperative. “Le aziende aderenti al Consorzio rappresentano per noi la linfa per andare avanti e pensare di arrivare, tra 10-15 anni, almeno a 'raddoppiare' questo quantitativo, considerando che il potenziale totale del territorio sannita è superiore a 100milioni”. Un obiettivo su cui bisognerebbe indirizzare tutte le energie e le risorse, sia pubbliche che private, in quanto è il vino in bottiglia quello che garantisce all’impresa una vera remunerazione: “Il vino in bottiglia dà all’impresa un valore aggiunto e gli permette di investire sulla ricerca, di fare promozione, di partecipare a eventi nazionali e internazionali sul vino”.

MARCHIGIANA, TENERA E GUSTOSA

L’agricoltura sannita ha un’altra eccellenza gastronomica che negli anni si è affermata sul mercato nazionale: la zootecnia da carne. Un’attività imprenditoriale che si sviluppa prevalentemente nell’area del Tammaro-Fortore, dove il vitellone bianco ha trovato il suo habitat naturale. Parliamo di bovini di razza “Marchigiana Igp”, una delle cinque eccellenze italiane di carne, dal pelo bianco e liscio, il collo corto, la testa possente ma leggera, particolarmente vocata per la produzione di carne di pregio. Insieme alla razza Chianina e Romagnola, la Marchigiana sannita è tutelata dal consorzio “IGP Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale”: un marchio d’assoluta garanzia per qualità e tracciabilità del prodotto.

Oggi in quest’area appenninica vi sono ben oltre 300 allevamenti di bovini di razza Marchigiana Igp, certificata a norma europea, con bovini adulti e vitelli macellati e venduti in ogni angolo del Belpaese.

Ecco alcuni dati sulla produzione in provincia di Benevento: il totale dei bovini è di 40mila capi, di cui 10mila di razza Marchigiana. Le razze bovine presenti sono 88, con un peso medio per ogni capo di 6,5 quintali. I bovini da carne sono 20mila, quelli da latte e misti 20mila, mentre il totale dei bovini macellati in un anno nel Sannio è di circa 8mila capi.

La zootecnia del Sannio è un “gioiello” che dobbiamo difendere e valorizzare” - afferma il presidente della Coldiretti Gennarino Masiello. “La crescita della Marchigiana è il segnale di una domanda del mercato che va sempre più verso la qualità. Il 2020 si chiude purtroppo con una sofferenza legata al calo degli ordini sul mercato regionale e nazionale, causato in particolare dalle restrizioni alla ristorazione: a poche settimane dal Natale, registriamo un calo degli ordinativi del 50% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente”. Si può e si deve ripartire, ma sarà dura per gli allevatori sanniti. In che modo aiutarli? “Chiediamo ai cittadini di sostenere la zootecnia, mettendo a tavola prodotti locali. Si fa del bene a se stessi, consumando cibo di qualità e si fa del bene all’economia del territorio sannita, mantenendo in vita e anzi valorizzando una delle nostre eccellenze produttive”. Non solo bistecca Marchigiana, gustose e saporite sono anche le particolari lavorazioni come lo spezzatino e le braciole, spiedini e hamburger, involtini e polpette, per soddisfare il palato dei consumatori di tutte le età.

GIUSEPPE CHIUSOLO