Il ritrovo della janara cerretese... Enti

Vogliamo parlare di janare? “Eh signorì!” direte voi “lei ci invita a nozze, esiste terra più vocata all’argomento di Benevento?”

No! E chi sostiene il contrario. Esiste però anche la periferia ed io, da brava cerretese, intendo parlare di janare cerretesi, il cui quartier generale era, comunque e sempre, il famoso noce…perché anche in questo nessuno si sogna di scavalcare le gerarchie….

Ebbene, in questo mio breve scritto, intendo focalizzare l’attenzione su un fatto particolare, un’ulteriore traccia del mondo pagano che riaffiora dalle tenebre dei tempi trascorsi.

Esiste ancora oggi in quel di Cerreto una chiesina, ormai chiusa al culto che si apre solo in occasioni speciali, intitolata a San Giovanni il Battista. La struttura, antichissima ( una delle poche miracolosamente scampata al terremoto del 1688), si trova più a monte dell’edificio, oggi diroccato della “Tinta”, ove un tempo si tingevano, appunto, i famosi pannilana di Cerreto, che abbigliavano addirittura l’intero esercito Borbonico!

Il paesaggio è suggestivo, accattivante, perché la chiesa pare quasi sospesa su un valloncello che vi scorre di sotto. Un ponticello poi assicura il transito sbucando, tramite una stretta stradina tutta curve, alla bella Madonna del Carmine.

Proprio su questo ponte, secondo i racconti popolari, erano solite riunirsi le nostre janare cerretesi, quando, ovviamente, non si recavano per motivi più urgenti a Benevento.

Nei tempi passati, esistevano dei culti pagani di rilevante importanza che venivano propiziati in

momenti particolari dell’anno. Uno di questi era sicuramente il solstizio d’estate che cade il 24 giugno. Secondo le credenze, durante questa notte il sole (elemento fuoco) si sposa con la luna (elemento acqua), da qui i riti e gli usi della rugiada e dei falò. Questo, infatti, è il periodo in cui il sole è più vicino alla terra e, visto che l’astro veniva considerato fonte necessaria e indispensabile di vita, i riti che si celebravano servivano appunto a propiziarsene la benevolenza e rallentarne la discesa. I falò che venivano accesi sulle alture, avevano una funzione propiziatoria e purificatrice. La pratica era ampiamente diffusa in diverse zone d’Europa e persino in Africa. Le ceneri erano poi utilizzate per scongiurare malattie e malefici.

La rugiada raccolta durante la notte del 24 giugno aveva poteri curativi e serviva ad aumentare la fertilità. I corsi d’acqua avevano un ruolo fondamentale in queste pratiche, è risaputo infatti che proprio vicino al noce di Benevento “….scorreva un corso d’acqua ove le donne, durante quella notte, usavano bagnarsi per aumentare la propria fertilità…”. Era inoltre questa, una data importante anche per le janare che erano solite riunirsi e girovagare per i campi in cerca di particolari erbe…

Da qui la sovrapposizione Cristiana del culto di San Giovanni Battista che si festeggia proprio il 24 giugno e i cui simboli sono appunto il fuoco e l’acqua con cui battezza.

Molte pratiche legate a questa notte famosa sono sopravvissute, dando vita ad un mix di usanze pagano-cristiane che si perpetuano ancora oggi soprattutto nei centri rurali. Le più gettonate restano sicuramente quelle relative al futuro amoroso e al matrimonio (quest’ultimo a onor del vero ha subito un crollo….).

Risulta quindi curioso come un luogo di culto intitolato proprio a San Giovanni il Battista si trovi posizionato in una “location” così favorevolmente disposta, dal punto di vista naturalistico, ai vecchi culti del solstizio d’estate….. affinità….

Gianna D’Andrea