'La Sciantosa' Serena Autieri rilegge in chiave nuova ed attuale il Cafe' Chantant Eventi

La Sciantosa incanta e seduce il pubblico del Teatro Massimo, confermando Serena Autieri come una delle migliori artiste del panorama italiano. Lo spettacolo, portato in scena a Benevento nella serata del primo marzo 2016, è scritto da Vincenzo Incenzo e diretto da Gino Landi.

Profumi e melodie partenopee, arabe, saracene ed americane hanno incantato per due ore un pubblico straripante e lo hanno coinvolto nelle performance recitative e canore della bellissima Serena Autieri, la quale ha ricreato l’atmosfera novecentesca dei Café Chantant, con relativa “mossa” della sciantosa, ovvero la chanteuse che si esibiva proprio in quei luoghi frequentati da varia umanità.

E così, mentre dietro il palco scorrevano suggestive immagini relative a vari frammenti di storia del Novecento, gli spettatori venivano immersi nel grandioso tesoro della tradizione canora napoletana.

La Autieri, entrata a schiaffo sul palcoscenico nei panni di Pulcinella, ovvero con gli abiti della napoletanità che sa arrangiarsi, indossa ben presto i panni di Elvira Donnarumma, “la capinera napoletana”, colei che sovvertì le regole dell’apparire. Bassina e tarchiata, aveva però una voce che ammaliava.

Serena Autieri legge Donnarumma in controluce, sola sulla scena, attraversata dalla cometa elegante. Così, ci restituisce la storia di colei che raccolse i fiori sul palco di Eleonora Duse e Matilde Serao, che rifiutò per spirito patriottico il contratto in Germania, che sfidò la sua malattia ogni sera fino alla morte pur di non abbandonare il pubblico. La storia di colei che, avvolta dalla bandiera italiana, con gli occhi pieni di lacrime, cantò “Addio” davanti a tutta Napoli che la acclamava.

E poi la sciantosa irrompe tra il pubblico, con il quale dialoga costantemente, fino al simpatico “selfie” con la signora Rosa, ai piedi del palco.

Gli applausi esplodono al termine di ogni meravigliosa canzone della Napoli che fu: “I’ te vurrìa vasà”, “Uapparia”, “Come t’ha fatt(e) mammeta”, “Santa Lucia”, “Ohi vita”, “’O marinaro”, “’A tazz’e cafè”, “Comme chiov(e)”, “Tirabusciò”, “T’agge vulute bene”, “Malafemmena”. “Ognuna di esse, come scrive Incenzo, è “una testimone ed una sentinella” di un mondo e di un’epoca da proteggere, di un tempo e di uno spazio in cui germogliano i princìpi tutti della cultura dello spettacolo che verrà”.

Calorosissimo il pubblico beneventano, che la Autieri, commossa, definisce “meraviglioso”. Il maestro Alessandro Urso con il Quintetto Eccentrico Italiano accompagnano la bravissima attrice e cantante, mentre si ricorda il Novecento, attraverso la città di Napoli e lo sguardo della sciantosa, questa creatura del bassofondo che ha fatto parte di quest’epoca contraddittoria e tormentata. E si intrecciano storie di guappi e malavitosi, prostitute e futuristi, storie di emigrazione e di fascismo, storie di speranze, promesse e delusioni.

Storie cantate e raccontate, che fanno vibrare le corde dell’anima.

LUCIA GANGALE

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