ARPAISE - Rievocata la figura del sergente Ippolito Donisi e di tutti i caduti della Grande Guerra In primo piano

Cento anni fa, esattamente il 4 luglio 1915, durante la I Guerra Mondiale, cadde sul Carso a Monte San Michele un giovane e valoroso figlio del Sannio beneventano: il 22enne Ippolito Riccardo Donisi, sergente del 40° Reggimento Fanteria Brigata “Bologna”.

Per rendere omaggio alla sua memoria e a quella di tutti e trenta i caduti della cittadina di Arpaise che partirono per il fronte, animati da una scelta di vita a favore del completamento della Patria italiana, si è svolta nel Comune del Medio Calore una toccante cerimonia commemorativa a cui hanno preso parte numerose autorità civili, militari e religiose.

La manifestazione celebrativa - a cura del Comune di Arpaise e del Comitato d'Intesa delle Associazioni Combattentistiche della Provincia di Benevento - è iniziata di buon mattino con una Santa Messa di suffragio officiata dal parroco del paese don Albert Franco Mwise, a cui è intervenuto anche mons. Pompilio Cristino, vicario generale della Diocesi di Benevento.

Dopodichè, tutti gli astanti si sono recati in corteo a piedi fino al Monumento ai Caduti per la deposizione di una corona d'alloro e l'alzabandiera del tricolore mentre nell'aria si diffondevano le note dell'Inno d'Italia, quindi si è data lettura della motivazione della Medaglia d'Argento al Valor Militare concessa alla memoria del sergente Donisi.

Infine, in una gremita Sala del Consiglio comunale, addobbata per l'occasione da tante bandierine tricolore, hanno preso la parola il sindaco di Arpaise, Filomena Laudato; il presidente del Comitato d'Intesa delle Associazioni Combattentistiche della Provincia di Benevento, Gerardo Mauta; il generale di brigata Attilio Claudio Borreca, comandante logistico Sud dell'Esercito Italiano; e il vice sindaco del Comune di Benevento, Raffaele Del Vecchio.

La commemorazione “Il senso di un sacrificio” è stata svolta dal già provveditore agli studi di Benevento, Mario Pedicini, il quale, in veste di giornalista e saggista, ha rievocato la figura del giovane Donisi anche attraverso il suo ultimo volume “Da Arpaise al Carso - Ippolito Donisi”, con cui le Edizioni Realtà Sannita hanno inaugurato la nuova Collana “Sanniti nella Grande Guerra”.

Mentre il folto pubblico ascoltava in religioso silenzio, Pedicini ha mostrato un prezioso documento della famiglia Donisi: l'agendina di papà Cosimo datata 1915 e dalla copertina di pelle color vinaccia.

Essa ha tenuto serbati per un secolo alcuni appunti sul figlio Ippolito: la partenza da Napoli, l'arrivo nel “territorio dichiarato in stato di guerra”, la situazione militare in quella che sarà chiamata Prima Battaglia dell'Isonzo, le lettere ai genitori, quindi la triste notizia della sua morte ricevuta il 20 luglio 1915 dai Regi Carabinieri, il primo funerale svoltosi l'indomani ad Arpaise al quale però non partecipano le donne.

Passano gli anni e finalmente termina la guerra, Cosimo Donisi - assistito dal figlio Renato - prende contatti per il disbrigo delle incombenze burocratiche necessarie per ricondurre a casa le spoglie mortali di Ippolito.

E ancora una volta l'agendina color vinaccia è un serbatoio di notizie per le annotazioni che forniscono il racconto più emozionante: quello dell'incontro di papà Cosimo con la bara del figlio e della sua “ricognizione”.

Cosimo Donisi appunta tutta la sequenza delle operazioni della esumazione e della nuova sistemazione nella cassa di zinco avvolta da quella di legno e poi la sistemazione nella cappella del cimitero di Sdraussina.

Sembra maturato il tempo per il ritorno a casa delle spoglie del valoroso soldato... ma così non è!

Il Ministero della Guerra, con una nota diretta a Renato, datata 26 luglio 1919, dichiara: “spiacente di dover significare che... per tassative inderogabili disposizioni di Governo, permane il divieto al trasporto delle salme di militari sepolte in località tuttora dichiarate zona di guerra.

La guerra è vinta ma non è finita, bisognerà attendere le clausole dei trattati di pace.

Un ulteriore dono la famiglia Donisi vuole dare al figlio ritrovato e così l'8 ottobre 1923 si apre per Ippolito un sacello dell'Ossario dei Caduti nel Cimitero Monumentale di Benevento.

Ciò non per fare uno sgarbo al paese natale, ma affinchè pure Arpaise compaia nella ristretta rappresentanza territoriale consentita dalla modesta mole del Sacrario.

Ippolito Donisi sta lì anche a rappresentanza dei suoi 29 compaesani e sulla sua tomba i fiori deposti valgono per tutti.

«Il ricordo di Ippolito Donisi - scrive Mario Pedicini a chiusura del pregevole volume - non avrebbe potuto realizzarsi senza il deciso impulso del nipote, custode della “santità della sua memoria”, dottor Renato La Peccerella, il quale ha aperto l'archivio di famiglia ricco di preziosa e straordinaria documentazione. L'averla messa a disposizione è stato atto di forte generosità, che ho particolarmente avvertito allorquando la commozione si è affacciata come insistente compagna di lavoro. Le memorie sono il ricostituente della società».

Alla commovente e partecipata commemorazione hanno preso parte anche il neo consigliere della Regione Campania Erasmo Mortaruolo; i sindaci dei Comuni di Apollosa (Marino Corda), Ceppaloni (Claudio Cataudo) e San Leucio del Sannio (Nascenzio Iannace); il presidente dell'Associazione Nazionale Combattenti Forze Armate Regolari della Guerra di Liberazione, Michele Panaggio; il presidente dei Combattenti e Reduci di Morcone, Nicolino Lombardi; il presidente dei Combattenti e Reduci di San Bartolomeo in Galdo, Concetta Pacifico; il comandante Luigi Nappa, direttore generale dell'Università Popolare Atena di Napoli; il contrammiraglio Amedeo Pedicini, ufficiale medico della Marina Militare; l'ispettore capo della Polizia di Stato Federico Simonetti; Giorgia Montini dell'Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra e Fondazione - Sezione di Roma Capitale.

ANNAMARIA GANGALE

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