BCT, Toni Servillo si racconta: 'Il teatro deve far male. Non c'è risultato senza sforzo' In primo piano

Nel cartellone del Festival BCT (Benevento Cinema Televisione) di concerto con Uni Sannio Cultura, per l'evento di rilevanza nazionale denominato Confessioni, in Piazza Roma, Marco Antonio Servillo, in arte Toni, ha ripercorso la sua carriera artistica dalle origini ad oggi.

In una lunga intervista intervallata dalle clip dei suoi film di successo tra cui “Il divo”, incentrato sulla figura di Giulio Andreotti, regia di Paolo Sorrentino (2008), “Gomorra”, regia Matteo Garrone (2008), le immagini del premio Oscar con “La grande bellezza” regia Paolo Sorrentino (2013), Servillo ha raccontato uno spaccato del mondo del cinema, della realtà italiana in una visione prospettica, non risparmiando bordate all’attuale degrado culturale, riscontrabile dai palinsesti della Rai.

La parte iniziale è stata dedicata al teatro e all’opera di un solo atto “Elvira” di Brigitte Jacques, portata in scena per la penisola, di cui è  attore protagonista nonchè regista . La trama mette in evidenza il rapporto dialettico tra un maestro ed un allieva in una dimensione maieutica.

Il noto attore ha rievocato i suoi trascorsi in Benevento, in occasione della Città Spettacolo. Egli riferendosi alla nobiltà del suo mestiere ha sottolineato: “L’abbaglio del talento è legato alla dedizione, altrimenti è un esercizio sterile. Il magistero interpretativo è l’idea del mondo, un atteggiamento morale”.

Ancora per chi vuol calcare il palcoscenico: “Il teatro deve far male. Non c’è risultato senza uno sforzo”.

Servillo ha esplicitato il valore formativo del fallimento che risulta la chiave di volta per crescere, per evitare che: “La via del successo sia lastricata da luccichii”.

Non è mancato il riferimento ad Edoardo De Filippo, che nell’universo drammaturgico è considerato tra i grandi autori mondiali del ‘900. In “Sabato, domenica e lunedì”, nel ricordare la scena del ragù, essa evoca il cuore della famiglia con il suo afflato, con le gioie e con i dolori, con la disperazione, con la miseria e  con la bellezza, il ritratto fedele dello spaccato odierno. La modernità di Edoardo riguarda: “L’essenzialità del teatro, la rarefazione del senso scenico”.

L’esperienza dei Teatri Uniti ha dato vita ad una fucina di giovani talenti e prodotto linguaggi diametralmente opposti e non stereotipati rispetto a quelli consolidati. Al cinema ha debuttato  con “Morte di un matematico napoletano”, regia di Mario Martone (1992), e nel corso della sua fulgida carriera ha girato altri 26 pellicole.

Nel 2013, nel ruolo di Jep Gambardella, “La grande bellezza” si aggiudica il quarto David di Donatello, l’Oscar come miglior film straniero. Nel suo palmares figurano due European Film Award, quattro Nastri d’Argento, tre Ciak d’Oro e del Marc’Aurelio d’Argento per il migliore attore al festival Internazionale del film di Roma.

Il Festival di Benevento aiuta il film secondo Servillo: “Se ci sono strade originali e non ovvie. Se è solo vetrina viene meno alla funzione  principale, quella di incoraggiare linguaggi nuovi”.

L’attore di Afragola si accinge ad una nuova fatica cinematografica quella di impersonare sul set Silvio Berlusconi. A margine il rettore dell’Università del Sannio Filippo de Rossi ha consegnato il Noce d’oro alla carriera a Toni Servillo, salutato con scroscianti applausi.

NICOLA MASTROCINQUE

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