''Cicerone beneventano'' In primo piano

Qui comincia l’avventura del Signor Buonaventura che raggiunto all’improvviso da un amico assai lontano vol far lui da cicerone illustrando meraviglie di quel bel luogo campano, per girare in lungo e in largo strade, piazze, slarghi e vie fino all’estremo sfinimento nell’antica Benevento.

Ti farò ammirar il più bell’arco umano, quello dell’Imperator Traiano, Janua major in Cattedrale, Santa Sofia con pianta stellare, per passar dal sacro al profano e veder Iside nova, già pelagia detta allora, ammantata di mistero, gran Signora di ciel, terra ed impero.

Janare, demoni e dannati, che con pioggia, freddo e vento facean grande girotondo innanzi all’albero di noce in quel di Benevento, dando vita alla legenda infine troncata nella saga popolana dall’ascia lunga ed affilata di un Santo tanto amato che di nome facea Barbato.

L’alta Rocca dei Rettori che da secoli ci sovrasta a custodia della pace con la mole assai imponente, e le mura un tempo cingea da levante sino a occidente, nella Villa comunale potrai ben rifocillarti di acqua fresca zampillante fra l’ombra lunga e riposante della sua vegetazione.

Nella Piazza del Pian di Corte puoi pur oggi respirare l’atmosfera magica di Arechi, longobardo principe sannita che ne fece residenza della sua capital turrita, come Paolo Diacono ci tramanda nell’Historia ancor tutta da svelare.

Per il Triggio puoi recarti all’incontro di tre strade, e il Teatro visitare, sollazzo un tempo ormai lontano del populus beneventano, poi luogo di passione per la lirica e la prosa nella dolce stagione estiva, assai gaia e suggestiva.

E se ancor non stanco sei e le membra vuoi riposare, puoi raggiunger dal nostro corso, detto pria via magistrale, la bellezza accorta e discreta di un luogo intimo e surreale, il nascosto hortus conclusus che di anima è il giardino del maestro Paladino.

Benevento, disse l’amico al Signor Buonaventura, è perla unica ed assai rara, che attirar dovrebbe dal mondo moltitudini di genti per vederla a tutto tondo.

Ma perché ciò non accade? Perché è scrigno così chiuso?

Antica enclave papalina oramai in naftalina, la Regina del Sannio sconta un grave danno: è abitata da coloro non adusi alla memoria.

Ma ciò che ancora più fa male è che essa è amministrata da incredibili soloni che incuranti della storia, la voglion solo trasformare in location da ammirare.

Fra ruote panoramiche, bancarelle e cotillon si consuma lenta l’agonia di una città che un è stata tempo capitale di un popol dritto e pugnace che ai romani vedere fece rovinose di sangue spine delle famose forche caudine.

Qui finisce l’avventura del Signor Buonaventura con l’amar considerazione che oggi l’homus beneventano è affetto da strana miopia, non riuscendo a metter a fuoco la bellezza antica e discreta della civitas nostrana, abbagliato solamente dalla luce assai distorta della “festa, farina e forca”.

UGO CAMPESE