Cives: il parametro dello sviluppo non è il Pil ma le opportunità offerte alle persone In primo piano

Si e' svolto ieri giovedi' 28 gennaio il sesto incontro della IX edizione di Cives - Laboratorio di formazione al bene comune, promosso dall'Ufficio per i problemi sociali e il lavoro della Diocesi di Benevento in collaborazione con il Centro di Cultura “R. Calabria” e l’Università Cattolica del Sacro Cuore, sul tema Sviluppo.

Il nostro territorio ha fame e sete di sviluppo - ha affermato il direttore dell’Ufficio per i problemi sociali e il lavoro Ettore Rossi - e il nostro impegno va nella direzione di migliorare servizi fondamentali come la scuola, la sanità, la pubblica amministrazione, i trasporti ma soprattutto, in un’ottica relazionale”.

La parola sviluppo deve essere intesa anche come legalità - ha continuato Rossi - ed anche il nascente coordinamento provinciale di Libera, si impegnerà in questo. Poiché non possiamo accettare che nascere in un posto con meno risorse, significhi avere meno dignità”.

Ad intervenire sul tema sviluppo è stato il senatore Giorgio Santini, componente della Commissione Bilancio del Senato.

Sviluppo è una parola cardine attorno alla quale ruota la storia dell’umanità - secondo Santini - e per darle concretezza c’è bisogno di costruire un’azione di cambiamento”. In effetti, come più volte sostenuto da altri intervenuti a Cives, lo sviluppo non è solo crescita, arricchimento, ma riguarda l’integralità dell’uomo.

Per far sì che ci sia sviluppo - ha proseguito il senatore Santini - bisogna analizzare bene il contrasto tra uguaglianza e disuguaglianza, non intendendolo solo come una mancata opportunità ma anche, come un paradosso: in molti paesi a livelli crescenti di sviluppo corrispondono livelli crescenti di disuguaglianza”.

Nella sua analisi, Giorgio Santini, ha attribuito questo problema ai due modelli di sviluppo che più si sono affermati nei decenni passati e che non rispondono più alle esigenze delle persone: il turbocapitalismo - con l’additivo potente della finanza - e il comunismo.

Il parametro dunque, non è il P.I.L. ma il livello di opportunità”. In particolare, secondo il modello dell’Economia Sociale di Mercato - sintesi tra le principali dialettiche persona/comunità e mercato/stato - è fondamentale tenere insieme il presente e il futuro, cercando di vivere l’oggi difficile in un’ottica costruttiva per un domani migliore.

È importante anche, dare rilevanza alla salvaguardia ambientale, lavorando in direzione della cosiddetta Green Economy. “Non si può parlare di sviluppo, senza tener conto dell’inclusione sociale - ha sottolineato Giorgio Santini - che porti a risposte adeguate in termini di welfare, con un tasso di occupazione più alto, dando la possibilità a tutta la comunità di usufruire di servizi sempre migliori”.

A che punto siamo? “In una visione europea, bisogna prendere atto che ventotto stati non stanno insieme solo perché c’è una moneta - ha detto Santini - è importante che un ampio nucleo di essi faccia un passo avanti per la costruzione degli Stati Uniti d’Europa”.

Infatti, secondo il senatore, un’Europa che riesca ad essere forte e democratica, acquista maggiore stabilità. “In Italia si deve ripartire cambiando il modo di fare politica e qualche segnale di miglioramento si sta avendo anche nel Mezzogiorno. È necessario continuare su questa strada”.

Un’importante dimensione è anche quella culturale suggerita dalla dottrina sociale della Chiesa: “Solidarietà e sussidiarietà devono andare di pari passo - ha concluso Giorgio Santini - partendo dai più deboli. La solidarietà se non è vissuta in termini dinamici rischia di essere solo assistenzialismo, così come la sussidiarietà senza l’orizzonte della solidarietà può risolversi in azioni egoistiche, un arrangiamoci da soli”.

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