Cives: Rione Sanità, esempio di una periferia che ha sconfitto il male con il bello In primo piano

Si e' svolto giovedi' 5 novembre il primo incontro di Cives - Laboratorio di formazione al bene comune promosso dall'Ufficio per i problemi sociali e il lavoro della Diocesi di Benevento in collaborazione con il Centro di Cultura “R. Calabria” e l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Ad aprire la nona edizione è stato il direttore della Pastorale Sociale e del Lavoro, Ettore Rossi che ha espresso la sua felicità per l’attenzione che continua a riscuotere Cives, che consente di mantenere in vita una preziosa scuola di formazione al bene comune.

Parole per riscrivere il futuro: è questo il tema generale di quest’anno e tale slogan acquista un significato importante alla luce dei fatti recenti accaduti nel Sannio. “Occorre una ricostruzione non solo materiale ma anche morale - ha affermato Rossi - che deve partire proprio dall’uso di parole giuste per riscrivere il futuro del territorio”.

Il saluto della diocesi di Benevento è stato portato da mons. Pompilio Cristino, vicario generale, che ha incoraggiato tutti i presenti a vivere l’esperienza di Cives come una promozione del bene. Soffermatosi sul tema della prima lezione, Periferie, mons. Cristino ha aggiunto: “E’ necessario trasformare le parole in impegno concreto. Il risultato di tale impegno lo si vede soprattutto nelle periferie che sono state capaci di fare proposte concrete”.

Ed è infatti di concretezza che ha parlato don Antonio Loffredo, parroco del Rione Sanità di Napoli.

Con tutte le difficoltà che comporta fare il parroco in queste zone, don Antonio è riuscito a recuperare uno strepitoso capitale umano, prima che artistico sostenendo appunto che “Napoli va ricostruita nelle cose e nello spirito”.

In 11 anni, insieme con i suoi ragazzi, è riuscito a fare molto, soffermandosi principalmente su progetti importanti articolati su tre obiettivi: recuperare, educare e fare impresa sociale.

Abbiamo ridisegnato un quartiere nelle cose e nello spirito. Grazie all’utilizzo di materiale di scarto, facendo dell’immondizia un opera d’arte”. Ma l’opera più grande è stata il recupero del circuito delle Catacombe di San Gennaro. Infatti con l’ausilio di giovani, che nel 2009 hanno fondato la Cooperativa Sociale “La Paranza”, si è passati da 5.000 a 60.000 visitatori l’anno. I componenti della Cooperativa si sono formati viaggiando per il mondo, prendendo le esperienze belle e riportandole sul territorio.

Teatro, studi di registrazione, case canoniche convertite a luoghi di apprendimento, hanno contribuito a rendere migliore un quartiere così difficile come il Rione Sanità.

Un’altra grande opera è stata la costituzione della Fondazione di Comunità denominata “Fondazione San Gennaro Onlus”. Con questo grande segno si è voluto valorizzare la bellezza di Napoli e del quartiere Sanità che “è come una donna bellissima dal volto sfigurato- ha affermato don Antonio Loffredo - e tale ferita si può sanare solo attraverso un processo culturale. Con la Fondazione, infatti, si sta improntando un discorso molto interessante che prevede tre punti: servizi alla persona, cultura, sviluppo e innovazione.

Grazie all’aiuto di don Antonio e dei ragazzi del Rione Sanità, si sta sconfiggendo il male con il bello”.

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