Consiglio provinciale scoppiettante: Di Cerbo e Pepe abbandonano l'aula in polemica con il presidente Ricci In primo piano

 

Il Consiglio provinciale di Benevento, sotto la presidenza di Claudio Ricci, si è riunito oggi per esaminare tra gli altri argomenti giorno anche la vicenda della gestione dei rifiuti e la connessa della crisi della Samte, Società partecipata dalla Provincia, dopo l’incendio all’impianto Stir del 23 agosto scorso.

La seduta è stata subito caratterizzata dall’annuncio dell’abbandono dell’Aula da parte del consigliere Giuseppe Di Cerbo, delegato ai lavori pubblici, in polemica con le scelte del presidente in materia di opere stradali. Il presidente Ricci ha ribattuto di aver dato la debita attenzione a tutto il territorio, senza decidere né a favore né contro qualcuno o qualche comprensorio.

“Io ho impedito - ha dichiarato Claudio Ricci - al consigliere Di Cerbo di fare la parte da leone sul suo comprensorio, portando a 90mila euro dei 200mila che erano destinati alla sola Amorosi, il Comune del sindaco Di Cerbo. La dichiarazione fatta dal consigliere Di Cerbo va a suo disonore e a mio onore: sono orgoglioso di quello che ho fatto perché io devo badare a tutti i comuni. E i comuni che non riescono ad avere risorse per questa annualità, saranno tra i primi con le prossime risorse che avremo a disposizione. Penso che sia questo il giusto modo di finalizzare le risorse”.

Il consigliere Carmine Montella ha a questo proposito dichiarato: “Nel Pd volano gli stracci. In Consiglio continuate a non avere il numero legale, ma io sono consigliere provinciale cioè di tutto il territorio e non di una sola parte. Presidente, non avete ascoltato i consigli che andiamo ripetendo da tempo circa il coinvolgimento delle forze di opposizione”.

Il consigliere Giuseppe Ruggiero ha sottolineato che occorre dare il giusto equilibrio nella destinazione di risorse finanziarie tra i diversi comparti territoriali, considerando anche la sua morfologia assicurando maggiori risorse per gli interventi a quelle aree, come il Fortore, da sempre neglette.

Il consigliere Mario Pepe, attaccando il presidente per non aver voluto accogliere una sua proposta circa il rinvio alla nuova Amministrazione di importanti decisioni, ha anche lui abbandonato l’Aula.

Il Consiglio ha quindi approvato a voti unanimi, su relazione della responsabile di Servizio Giovanna Romano, il Piano provinciale per il dimensionamento scolastico e la programmazione dell’offerta formativa.

Quindi, ha approvato a maggioranza, con le relazioni dei responsabili di Servizio Serafino De Bellis e Giampaolo Signoriello il Piano di Programma per il budget della Azienda ASEA 2018/2020, in quanto impostato sull’equilibrio dei conti e contenente il recupero di somme che si asseriscono come indebitamente percepite da precedenti amministratori. Rinviato il Piano per le ispezioni degli impianti termici da affidare ad Asea in quanto è stata in questi giorni approvata una legge regionale, non ancora però entrata in vigore, che nel frattempo ha disposto una diversa disciplina in materia.

In Consiglio sono quindi intervenuti il vice presidente Francesco Maria Rubano che ha dichiarato: “L’onestà nel nostro operare politico non è un optional ma la condizione necessario per affrontare un percorso politico e umano”; il consigliere Renato Lombardi: “Bisogna portare la sintesi per risolvere le questioni, ed è questo il viatico anche per il futuro per il progresso e lo sviluppo delle nostre comunità, con onestà soprattutto nei rapporti”.

Il presidente Claudio Ricci ha quindi detto: “Lascerò questo Consiglio con una certezza: di avercela messa tutta in momenti molto, molto difficile. Si può sempre fare di più e meglio, ma se non ci sono riuscito non è dipeso dalla mia volontà perché ce l’ho messa tutta”.

Il Consiglio provinciale, infine, riunito in seduta pubblica aperta, si è occupato del problema della gestione della crisi dei rifiuti.

Augurato al neo presidente dell’Ato, Pasquale Iacovella, buon lavoro, il presidente della Provincia Ricci ha ricordato che il lavoro di Samte riguarda in sostanza la qualità della vita nella provincia . “Oggi lo Stir di Casalduni è fermo per le entrate finanziarie in quanto i Comuni non versano risorse, ma è tuttora in funzione per le uscite perché assicura alcuni servizi allo stesso Stir. Non condivido la scelta di non essere presente qui in questa discussione: chi è assente, come l’assessore regionale, lo è per sua scelta, non perché non ha ricevuto l’invito. In questi anni io ho operato coerentemente affinchè la provincia sannita sia autonoma sul ciclo dei rifiuti: non possiamo consentire di diventare pattumiera di altri territori, come in passato. Ma se questo è vero, per una legge di reciprocità, non possiamo immaginare che altri debbano prendersi i nostri rifiuti. Lo Stir di Casalduni per me è un impianto che va rimesso in piedi il prima possibile e va potenziato in piena trasparenza e sicurezza senza rischio per la salute dei cittadini del Sannio anche per ridare il lavoro a 54 lavoratori. Il problema è anche che lo Stir è sotto sequestro da parte della Magistratura : io ho chiesto al Procuratore almeno un parziale dissequestro. C’è poi la questione della gestione delle discariche post mortem per un importo di 50 euro a tonnellate per il Sannio, sebbene la legge regionale preveda la redistribuzione su tutto il territorio campano dei relativi costi. La Samte mi segnala che vi sono prescrizioni anche da parte dei VVF circa i requisiti di sicurezza e anti-incendio : dunque, la Samte ha anche avanzato richieste straordinarie di accesso a risorse finanziarie che sono assai ingenti. L’istruttoria è attualmente in corso, ma c’è un tempo ristretto per le decisioni”.  

Intervenendo nei lavori, Pasquale Iacovella ha dichiarato: “Esprimo la solidarietà ai lavoratori. L’Ato rifiuti è una scatola vuota, ma spero di avere una sede operativa almeno a Benevento nei pressi dell’Arco di Traiano. Io posso condividere la attività della Samte per la riapertura dell’impianto; ma i Vigili del fuoco hanno sospeso il certificato di prevenzione incendi. Il problema è che i lavori di miglioramento allo Stir, già finanziati, non possono iniziare visto che l’impianto è stato investito dal fuoco: difatti i VVF hanno richiesto ulteriori accurati accertamenti per la staticità dell’impianto al fine di assicurare la pubblica e privata incolumità. Il 30 ottobre è stata fissata una prima ispezione da parte dell’Università del Sannio. In questo momento sono in corso i lavori per la rimozione delle eco balle accatastate da anni, lavori che andranno avanti verosimilmente per 5 - 6 mesi. Il presidente dell’Ato vuole intanto capire cosa vuole fare la Regione Campania: come si può localizzare un doppio impianto di compostaggio nel giro di 10 chilometri a Sassinoro e nella stessa Casalduni. Noi dobbiamo anche riflettere sulle morti da tumore nel nostro comprensorio e dunque occorre una vera risposta sul destino ed il futuro dei territori da parte della Regione. Infine dobbiamo verificare la possibilità che vengano assorbiti nei nuovi ruoli organici i lavoratori dell’Azienda”. 

Il consigliere Giuseppe Ruggiero ha affermato che c’è la possibilità tecnico-finanziaria nel Bilancio della Provincia, attraverso una re-imputazione di mutui a residuo, per poter garantire un nuovo inizio di attività nello Stir.

Il responsabile dell’Ambiente per la Provincia, Gennaro Fusco, ha sotenuto che la Samte ha comunicato di avere una immediata necessità di circa 600mila Euro per riattivare le attività dello Stir di Casalduni. La Samte dovrà presentare una proposta articolata su questo argomento.

L’amministratore unico Domenico De Gregorio della Samte ha dichiarato che la Società è in regime di concordato preventivo e con gli impianti sequestrati dalla magistratura. Vi sono cumuli di rifiuti da bonificare nei capannoni; poi occorre riottenere le autorizzazioni all’esercizio delle attività da parte dei VV F che si avranno solo dopo la bonifica, la messa in sicurezza di strutture ed impianti. Si tratta di 11mila o forse 15mila tonnellate di rifiuto non combusto e 1.700 altre tonnellate di rifiuto combusto. Dobbiamo, dunque, per il momento ridurre i costi di gestione e dobbiamo chiedere un piano straordinario della Regione. Il problema è dunque di ottenere una risposta dalla politica. “Noi teniamo in debito conto la questione del pagamento dei premi assicurativi a suo tempo stipulati; ma dobbiamo pensare a come salvare subito il posto di lavoro per 54 famiglie dei lavoratori”.

L’advisor legale della Samte, Antonio Pio Morcone, ha rilevao: “Abbiamo cercato in questi anni di salvare i posti di lavoro, ma nei Comuni spesso succede che vengano contestate le tariffe, applicate dalla Provincia, anche se sono state approvate dal Consiglio di Stato. La Samte ha richiesto alla Presidenza del Consiglio dei Ministri 18 milioni di Euro per la gestione delle discariche post mortem; ma non ci sono mai stati versati. La Samte genera in questo momento solo perdite. Fino alla fine dell’anno noi abbiamo 2 milioni di euro di necessità per sopperire alla richiesta, tra l’altro, della sorveglianza dello Stir h/24. Oggi possiamo ipotizzare anche la questione delle fine della Convenzione Samte - Provincia per la gestione delle discariche post mortem in quanto, in mancanza di finanziamenti, la Samte dovrebbe andare in fallimento”.

Ha quindi preso la parola Michele Caso per la Uil: “La Samte, ci ha detto Morcone, è più morta che viva. Occorre trovare una soluzione, ma dobbiamo prendere atto che i Comuni hanno trasferito i costi della crisi sui lavoratori. Propongo di finanziare una parte dei lavori e di assumere una presa di posizione forte perché si attesti che lo Stir è una azienda strategica, anche impegnando una quantità di somme”.    

Antonio Tizzani della Cgil ha quindi spiegato: “E’ ovvio che lo Stir è un impianto strategico e lo dimostrano i 14 anni di lavoro da parte dei 54 lavoratori. Noi dobbiamo avviare una battaglia in Regione perché siano riassorbiti nelle fila della pianta organica che prevede il riassorbimento dei lavoratori degli ex Consorzi”.

E’ quindi intervenuto Rossano Insogna, sindaco di Melizzano, che ha chiosato: “Io penso che occorra dare atto a Ricci, con il quale mi sono anche più volte scontrato, di aver esercitato la sua presidenza in un periodo storico difficilissimo, caratterizzato dalla mancanza di risorse finanziarie, di poteri reali e con un alluvione devastante ed un incendio all’impianto Stir. Detto questo io penso che tutti i sindaci dovrebbero avviare un’azione forte sulla stregua delle conclusioni cui è giunto Ricci per poter sollecitare dalla Regione Campania un impegno serio a favore del Sannio per la risoluzione della crisi dei rifiuti”.   

La seduta si è concluso con l’intesa di una richiesta formale da parte di Samte per un intervento finanziario straordinario.