Gesualdo da scoprire In primo piano

A circa quaranta minuti di automobile da Benevento, troviamo il gradevolissimo comune irpino di Gesualdo. L'estate invoglia a scoprire posti nuovi, anche se per chi scrive, Gesualdo non è ignoto. Tuttavia, la puntata effettuata in questo paese al confine tra le valli del Fredane e dell’Ufita, a 676 metri sul livello del mare, in una posizione davvero incantevole, aperta su di un vasto e bellissimo panorama, mi dà modo di scoprire, oltre che gli interni del Castello, da poco riaperto al pubblico, anche la sua interessante vita culturale, nonché il legame, questo meno conosciuto, tra Gesualdo e Padre Pio da Pietrelcina.

Prima, però, è opportuno illustrare almeno qualcuno dei motivi di richiamo turistico e paesaggistico di questa amena località, dove la gente è cordiale, l’aria dolcissima e l’atmosfera carica di energia (forse perché capito in un giorno di festa). Il castello ed il centro storico sono pieni di turisti e visitatori, venuti ad ammirare il castello che, da solo, merita il viaggio, ma anche a godersi la serata di musica che si accompagna all’apertura di una mostra pittorica nelle stanze del palazzo, nonché la successiva festa d’estate.

Appena arrivati nella piazza principale, cuore pulsante della vita del paese, è quasi naturale fare una visita nella chiesa del SS. Rosario. Di fronte, attraversando la piazza, si trova il maestoso castello appartenuto a Carlo Gesualdo, il “principe dei musici” cui il nome del paese è legato. Nato a Venosa (PZ) nel 1566, da Fabrizio II e Geronima Borromeo sorella di San Carlo, Carlo ebbe vita travagliata, segnata da sofferenze fisiche e morali (era afflitto da emicranie e da atonia intestinale) e da una tragica vicenda, che ne segnò per sempre la vita. Ci riferiamo all’assassinio da lui perpetrato ai danni della sua prima moglie, Maria d’Avalos, figlia del conte di Montesarchio, e del suo amante Fabrizio Carafa, conte di Ruvo, anch’egli coniugato e padre di quattro figli (Maria e Carlo Gesualdo ne avevano avuto uno, Emanuele). Il delitto fu premeditato. Accortosi della tresca, il principe Gesualdo il 16 ottobre 1590 avverte sua moglie che si recherà a caccia insieme ad alcuni suoi servi nel bosco degli Astroni e resterà lontano due giorni. Durante quella notte, i due amanti, colti in flagrante sul letto nuziale, vennero barbaramente trucidati dal Gesualdo. La legge ed il costume del tempo giustificarono il suo delitto, che scaturiva dall’obbligo di vendicare col sangue l’offesa subita.

Il vicerè Miranda esortò allora il Gesualdo a lasciare Napoli, per sfuggire all’ira delle famiglie degli uccisi, cosicché egli si rifugiò nel castello-fortezza di Gesualdo.

Il processo a suo carico fu ben presto archiviato (addirittura il giorno dopo la sua apertura, il 27 ottobre 1590), per la “giusta causa” che ne aveva mosso la vendetta. Ma la sua serenità era compromessa per sempre.

Segue un secondo matrimonio con Eleonora d'Este. È il 21 febbraio 1594. Il matrimonio è infelice, in quanto segnato dall’avarizia e dai maltrattamenti del marito. Inoltre il principe Gesualdo, deluso professionalmente dall’aristocratica Accademia musicale di Ferrara, decide di ritornare a Napoli, lasciando a Ferrara la moglie e il piccolo Alfonsino che da lei aveva avuto. Temendo ancora la vendetta dei d’Avalos e dei Carafa, si ritira definitivamente nel castello di Gesualdo, già ristrutturato, che diventerà il crocevia di artisti ed intellettuali del tempo (Gesualdo fu tra l’altro amico di Torquato Tasso). È il 1596. Passa il resto della vita godendo della magnificenza di principe che, per riconciliarsi con Dio, fa erigere, tra l’altro, tre chiese e due conventi: uno per i Domenicani e uno per i Cappuccini.

Oggi Gesualdo ha una vita culturale ed artistica ricca e vivace, con mostre, concerti, conferenze, presentazioni di libri, rassegne di vario genere. Durante la mia passeggiata tra le strade ed i nobili palazzi e palazzotti di questa sorridente cittadina, dove i servizi non mancano, leggo gli avvisi della Fondazione Carlo Gesualdo (che ha sede nell’antica e sconsacrata chiesa di Santa Maria della Pietà) e dell’associazione culturale Astrea, che ha un programma agostano, dal titolo “Saperi e Sapori”, di tutto rispetto. Molto attiva sul territorio è anche la Pro Loco.

I due plessi scolastici, quello dell’infanzia e quello delle medie, si trovano lungo la stessa strada, il Viale dei Cappuccini, proprio una di fronte all’altra. Ed è proprio percorrendo il lungo viale in questione che si giunge al convento dei Cappuccini dove, nel mese di novembre del 1909, un giovane novizio di nome fra’ Pio giunge per completare il suo percorso di studi seminaristici presso la Scuola di Teologia Morale e ricevere la consacrazione sacerdotale. Già debilitato dalle sue cagionevoli condizioni di salute, il giovane frate dopo soli 40 giorni è costretto a lasciare Gesualdo per rientrare in famiglia a curarsi. Quindi, ripresosi dai malanni e recuperate le forze, egli può finalmente ricevere la consacrazione a sacerdote nel Duomo di Benevento nell'agosto del 1910. Una lapide all’ingresso della chiesa del Convento ricorda la permanenza di Padre Pio in questo luogo. Inoltre nel Convento visitare la Cella dove visse il Santo e un piccolo Museo dove sono custodite reliquie e testimonianze del passaggio di San Pio da Pietrelcina a Gesualdo.

Padre Giulio Guglielmo da San Giovanni Rotondo, compagno di noviziato, nei suoi diari descriveva così la presenza del giovane frate nel Convento di Gesualdo: «Si avvertiva spontaneo, per la sua assenza, un gran vuoto nei nostri conventi e si viveva di speranze e aspettative, che ci infondevano conforto e quasi certezza che l'amabile presenza di fra Pio fosse sempre con noi (…).

Facendo ritorno in mezzo a noi, avevamo l’impressione che egli avesse dimorato con noi, tanto era fermo e continuo il ricordo che avevamo di lui. Tale fu la sensazione mia e degli altri quando lo rivedemmo, dopo vari mesi, a Gesualdo nello studio della sacra Teologia Morale, dove egli ancora una volta dimostrava ugualmente di averci tenuti sempre presenti col rivelarci il suo affetto coi tratti abituali della sua bontà ed affabilità.

Da Gesualdo non tardò, per i soliti motivi, di ritornare alla casa paterna, dove rimase a lungo,per ristabilirsi e continuare privatamente gli studi».

Nella chiesa di Maria Santissima delle Grazie, annessa al Convento, è presente un affresco a tutta parete, realizzato nel 2012, che ritrae San Francesco e Padre Pio ai lati di un enorme crocifisso, con sul volto l’espressione della gioia più profonda. In tale affresco, il paese di Gesualdo compare ai piedi di Padre Pio, mentre ai piedi di San Francesco si trova il Convento dei Cappuccini.

Ritorniamo verso la piazza centrale e troviamo un altro segno della devozione popolare: la storica fontana dei Putti. Secondo l’annuncio fatto dalla Madonna delle Rose a Mamma Ioia, “l’acqua che sgorga da questa fontana è miracolosa e guarisce tutte le malattie del corpo e dello spirito”.

Intanto è scesa la sera, ed il maestoso castello,visibile da ogni angolo del paese, sembra darci il saluto con le sue tante finestre illuminate, solenne sulla cima dello sperone roccioso, irto sul paese sottostante, così fiero della propria storia.

LUCIA GANGALE

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