I colori della terra e del sale. Nove artisti in mostra all'Arte Studio Gallery raccontano il dolore e la gioia del mondo In primo piano

La terra diventa grano, sangue, tempesta di colori. Nove artisti raccontano il dolore e la gioia del mondo. Qualcuno indica la strada per il futuro, la via del sentimento cristallino, di cui ha tanto bisogno l’umanità contemporanea. Questo crogiolo di sensazioni avvolgenti si manifesta nella mostra inaugurata presso l’Arte Studio Gallery di Benevento. “Qui va in scena - ha detto il critico Rosario Pinto - l’arte come strumento di confronto e d’incontro, lungo una linea di coerenza e di legame forte con le radici e col territorio. Questa galleria, nata tre anni fa, è diventata un punto di riferimento culturale importante. Il progetto del direttore artistico Mario Lanzione ha incontrato tanti compagni di strada”.

Dallo sfondo della sala ti guardano come due grandi occhi le opere di Gianni Rossi e Fabio Mariacci. Nel primo artista predomina un rosso vulcanico, caldo e materico, accompagnato da un arcobaleno verticale, che preannuncia la primavera e l’estate, come sbocco ai tormenti del cuore e dell’anima, in cerca d’amore.” “Non è un rosso piatto - spiega l’autore - ma in movimento, un colore nel colore”. Nel quadro di Mariacci lo sguardo si perde in una sorta di labirinto variopinto, che incatena, ma nello stesso tempo libera verso nuovi orizzonti. Trionfano colori densi e forti, lavorati con mano artigianale.

Onde tempestose, divelti alberi di nave, un cielo agitato si muovono nell’opera del beneventano Giuseppe Cotroneo, intitolata “Segni contro segni”. Il pensiero va ai tragici tragitti dei migranti. L’artista coglie con pennellate intrecciate il travaglio della società alla ricerca di un approdo di pace e di nuove speranze. Sulla scia azzurra del mare e del cielo si dipana il dipinto di Mario Lanzione, che con tocco delicato e leggero disegna il velo del mistero che spesso circonda la vita dell’uomo. Tra le linee del destino si insinua il vento ed incoraggia a sognare “l’isola che non c’è”. Colori soffusi inondano l’opera di Antonio Salzano, che affida la ricerca della felicità ad una clessidra turchese, che, granello dopo granello, segna i ritmi del tempo e rasserena.

Stanno vicine, sulla stessa parete, le opere di Enzo Navarra e Myriam Risola. Nella prima spiccano il giallo e il rosso, simboli di un caldo abbraccio tra terra e sole, radici e tramonti, di germoglio perenne della natura. Allegria e figure danzanti prendono corpo nel dipinto di Risola, fresche espressioni di vitalità e fantasia, che si trasformano in aquiloni, in farfalle volanti su un prato di verde smagliante.

Nello scenario distensivo arriva il pugno nello stomaco di Raffaele Bova con un’opera dedicata alla Terra dei Fuochi. Appesi alla parete ed ammucchiati in un angolo tanti simboli dell’abbandono e del consumismo. L’artista casertano ha raccolto tra i rifiuti pezzi di bottiglia, barattoli di pomodoro, scatole di medicine e di sigarette, un vecchio spazzolino per i denti, guanti logorati dalla fatica, tutti affumicati ed anneriti dalle fiamme. Un crudo quadro della realtà e una denuncia disperata del degrado da fermare e cancellare.

La mostra è stata arricchita ed impreziosita dalla performance di Maria La Mura. L’artista salernitana ha sparso sale nella sala tracciando un percorso bianco, sinuoso ed intrigante, disegnando la seguente frase: “Della terra voi siete il sale e la luce”. Un’idea che ha fatto tornare alla mente la famosa opera di Mimmo Paladino, quella “Montagna di Sale” installata in Piazza Plebiscito a Napoli, che tanto fece discutere. Qualcuno ha pensato anche alla canzone di Luciano Ligabue, “Il sale della terra”.

ANTONIO ESPOSITO

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