Il Dolore Antico, curare il dolore delle donne vittime di violenza attraverso l'arte contemporanea In primo piano

Il Dolore Antico curare il dolore delle donne vittime di violenza attraverso l'arte contemporanea, a cura di Giuliana Ippolito, inaugurerà mercoledì 30 novembre 2016 dalle ore 10.00, presso la sede dell’Università del Sannio, in Piazza Guerrazzi,1 in Benevento, un convegno sul tema del femminicidio e della violenza di genere.

L’iniziativa è stata fortemente voluta e organizzata da Carmen Coppola, presidente Fidapa - Bpw Italy Benevento, che ha dichiarato: “Sono vicina al mondo femminile sia a titolo personale che come presidente della Fidapa ed è proprio per questo motivo che abbiamo accettato la proposta della nostra socia Giuliana Ippolito, donna impegnata nel mondo dell'arte, per realizzare questo  incontro che pone l'accento sulla possibilità di guarigione attraverso l'arte”.

Avvocati, giudici, psicoterapeuti e forze dell’ordine saranno presenti non solo come professioniste, che quotidianamente si occupano del dramma della violenza ma come donne, che ci mettono la faccia per dare il proprio contributo e riflettere su come ognuno può aiutare le donne vittime di violenze a denunciare prima che tutto si trasformi in una delle tante, troppe tragedie annunciate di cronaca nera.

Il progetto intende dire NO ALLA VIOLENZA SULLE DONNE indagando le cause sociali ed antropologiche alla base del femminicidio, della discriminazione e di ogni altra forma di violenza che vede oppresse  le donne,  interpretando  il dolore antico espresso nelle tragedie greche ripensato da giovani artiste in termini di contemporaneità .

“La mostra IL DOLORE ANTICO - ha dichiarato l’ideatrice e curatrice Giuliana Ippolito - vuole dimostrare come l’arte contemporanea può  curare la sofferenza attraverso la metafora di un’opera d’arte che può insegnare a tutte le donne a liberarsi dal dolore denunciando le violenze”.

La mostra vuole essere un “non- luogo” utopico, secondo la visione dell’antropologo francese Marc Augè, attraverso cui il visitatore può ritrovare una sua dimensione onirica.

E’ questo l’obiettivo che si pone il progetto che racconta il dramma di milioni di donne che ogni giorno, molto spesso tra le mura domestiche, subiscono violenze fisiche e psicologiche.

Un obiettivo che intende  contribuire ad abbattere  quell’assordante muro di silenzio che vela un’emergenza sociale tra le più gravi ed allo stesso tempo delicate della contemporaneità.

Attraverso installazioni di arte contemporanea di artiste italiane e straniere, che da tempo incentrano il loro lavoro sui temi del sociale ed esponendo opere che attraverso l’effimero cercano di aiutare le donne a fare denuncia delle violenze subite, la mostra  invita le donne  a liberarsi simbolicamente di  un oggetto che rappresenta la violenza subita, catarticamente, all’interno di una cabina, dove ciascuna può depositare un oggetto simbolo dell’orrore, prendendo in cambio un pezzo dell’installazione allestita all’interno dello spazio.

Nell’installazione, ideata e progettata da Giuliana Ippolito, spazio intimo e volutamente ridottissimo, per ben rendere il senso claustrofobico e la sensazione di solitudine del momento in cui si guarda in faccia il “mostro”, sarà esposta l’opera effimera dell’artista spagnola Gema Ruperez Alonso,dal titolo “ESQUAMOSE”, 1036 fazzoletti bianchi in cellulosa, numerati, quante sono le donne uccise in Italia per mano di un uomo, dal 2007 al 2013.

Ciascun visitatore, anche gli uomini, sono invitati ad entrare nel box  e a lasciare un oggetto,  prendendo in cambio un fazzoletto che porta il numero di una delle tante donne uccise. Essendo un opera effimera ad un certo punto svanirà e verrà sostituita da un'altra opera effimera di un'altra artista. A terra verranno depositati gli oggetti espressione del dolore dalle visitatrici, che a loro volta verranno man mano catalogati ed esposti successivamente come materiale fondante della memoria di un museo collettivo.

Le donne a differenza degli uomini conservano. Conservano oggetti ed emozioni. L’invito a tutte le donne a liberarsi di questo carico fatto da 9 artiste, potrebbe rappresentare un primo passo per un cambio di rotta, un retrocedere di odi e di violenze. E costituirebbe una importante  istallazione fisica di una memoria collettiva.

Mercoledì  saranno presenti tra gli altri la prefetta di Benevento Paola Galeone, il sindaco di Benevento Clemente Mastella, il pubblico ministero del Tribunale di Benevento Marcella Pizzillo, Lorena Capolupo, dirigente della Polizia di Stato della Questura di Benevento, Stefania Pavone, presidente dell’Osservatorio Diritto di Famiglia, Carmen Coppola, presidente FIDAPA BPW sezione di Benevento e la curatrice Giuliana Ippolito.

L'installazione sarà visitabile solo il giorno 30 novembre dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 19.30.

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