Il 'Modello Benevento' non va disperso In primo piano

Gli abitanti di Contrada Pantano cominciano ad immaginare il loro futuro, ragionano sulle prospettive dello sviluppo possibile dopo l’alluvione. La vocazione agricola del luogo va difesa e salvaguardata con la messa in sicurezza degli argini del fiume Calore. Ma ci sarebbe un’altra carta da giocare: farla diventare il polmone verde della città di Benevento, sfruttando le potenzialità ambientali e paesaggistiche per attività ludiche, ricreative, turistiche. Questo il succo dell’incontro svoltosi nell’Auditorium del Seminario Arcivescovile. Il presidente del Comitato di quartiere, Alfonso De Rosa, ha raccontato le drammatiche ore dell’alba del 15 ottobre, quando un’onda gigante ha avvolto le case, bloccando tutto, imprigionando la gente nel fango.

Mi sono svegliato alle 5 e mezza - ha detto De Rosa - a causa della pioggia insistente. Ho tirato giù le saracinesche. Dopo meno di un’ora la bomba d’acqua ha travolto ogni cosa, ha scardinato le porte. Abbiamo spalato per giorni. Un grazie particolare va agli studenti, giovani motivati che hanno lavorato dalla mattina alla sera. Le istituzioni, col sindaco in testa, sono state sempre presenti. Ora dobbiamo individuare le risorse finanziarie per i progetti di sicurezza”.

Per fare il punto della situazione, ad un mese esatto dall’alluvione, sono intervenuti l’architetto Franco Bove e l’ingegner Feliciano Cefalo. I due tecnici hanno preso in esame tutta l’area colpita della città di Benevento, analizzando il territorio attraverso mappe e diapositive, cogliendo i punti deboli delle vecchie pianificazioni e proponendo idee per le nuove programmazioni.

La piovosità straordinaria - ha rilevato Bove - ha inondato anche zone che non erano considerate a rischio, come Ponticelli. Le cause possono derivare dalla urbanizzazione e dall’interramento dei canali dei mulini. Il Calore, ingrossatosi con l’afflusso massiccio ed imprevisto del Tammaro, è finito per straripare a Pantano e Ponticelli. Qualsiasi intervento per il futuro non può prescindere da una revisione generale delle vecchie mappe. Propongo al sindaco di far fare uno studio idrogeologico all’Università del Sannio. Appare chiaro che è stato un errore aver inserito il piano Asi a Ponte Valentino. La diga di Campolattaro, invece, ha funzionato perché ha trattenuto 7 milioni di metri cubi d’acqua. Dobbiamo curare meglio il paesaggio rurale e imitare la Basilicata, stabilendo che i piani urbanistici non si approvano senza i piani di protezione civile”.

La Contrada Pantano si estende per circa 190 ettari di terreno al 90 per cento permeabile. Gli scenari del rischio idraulico sono stati totalmente stravolti dall’eccezionale evento pluviale. L’area urbanizzata non è molto ampia. Le attività agricole sono rilevanti e ruotano in gran parte intorno al tabacco. “La sicurezza del territorio passa per la sistemazione spondale - ha osservato Cefalo - non possiamo dire ai contadini di andarsene. Per dare una funzione nuova alla contrada si potrebbe realizzare un ponte di collegamento con Cellarulo, fare una pista ciclo-pedonale, che si riconnetta con quella esistente e con gli scavi archeologici e conduca fino alla Basilica della Madonna delle Grazie”.

Qualcuno, come Gennaro Santamaria di Sannio Popolare, ha proposto di consentire alle imprese, che faranno opere di messa in sicurezza, di prelevare gratuitamente gli inerti dei fiumi. Dopo i 38 milioni di euro stanziati dal governo che ha proclamato lo stato di emergenza, anche l’Europa dovrà fare la sua parte. “Con la nuova pianificazione europea - ha affermato Erminia Mazzoni, ex europarlamentare - la Campania potrebbe avere 20 miliardi di euro, per i Piani di Sviluppo Urbano Integrato. Qui la nostra città, per la sua storia, può trovare un’altra risorsa”.

Dalle analisi e dalle proposte si comprende che l’amaro frutto dell’alluvione viene da lontano. I corsi d’acqua trattati male e gli insediamenti urbani eccessivi e a volte senza regole hanno giocato un ruolo non secondario. Ma ora bisogna guardare avanti. Gli interventi da fare sono ancora tanti. “La nostra provincia ha 1300 chilometri di strada - ha fatto notare il presidente Claudio Ricci - almeno 500 sono da ricostruire. In alcuni paesi, come Paupisi, si è mossa anche la montagna, in altri sono caduti dei ponti, come a Casalduni, dove una contrada isolata di 600 abitanti è rimasta isolata per un mese. Il problema non è solo rifare gli argini dei fiumi, ripulire e rialzare i ponti. Bisogna stare attenti a non fare interventi invasivi. Dobbiamo scrivere una pagina nuova. Ho molta fiducia nel commissario nominato dalla regione, l’architetto Giuseppe Grimaldi, che è un tecnico competente nel campo idrogeologico”.

Qualche altro, come Enrico De Lauro di “Federvita”, ha sostenuto che il principale colpevole dell’allagamento di Ponte Valentino è stato il Tammaro, da tempo non pulito, che i finanziamenti vanno spesi con oculatezza, che la morte del giovane economista Piero Maio poteva essere evitata mettendo le sbarre al passaggio a livello. Al convegno, moderato da Danilo Parente ha portato il saluto Don Pietro Florio.

La presenza non è stata massiccia. Il motivo non sta solo nei problemi che la gente si trova ancora ad affrontare, ma anche in una dura protesta di un altro comitato, che unisce Contrada Pantano e San Vitale, presieduto da Pasquale Varricchio, che non ha partecipato. “Non ci hanno informati, né interpellati - scrivono i contestatori in un comunicato - gli abitanti erano all’oscuro di tutto. Stiamo ancora spalando il fango. Le famiglie di Pantano non hanno bisogno di progetti ambiziosi, lontani dalle condizioni reali. Vogliono sapere se possono restare qui a costruire il futuro”. Una polemica che appare inopportuna in un momento in cui bisogna unire tutte le forze.

Ci siamo trovati di fronte a scenari apocalittici - ha evidenziato Fausto Pepe, sindaco di Benevento - quasi davanti a una “tempesta perfetta”. Con alcune anomalie ed interrogativi. Come è possibile passare dal codice arancione a quello rosso dal 15 al 19 ottobre? Con l’allarme rosso la diga di Campolattaro può rilasciare acqua? Ho notato che le colonne mobili venute da fuori regione erano più preparate. Dobbiamo organizzare meglio la Protezione Civile e incoraggiare la solidarietà. La coesione sociale alimentata dalla miriade di associazioni di volontariato va salvaguardata. Il lavoro fatto ci competeva. Non bisogna fare l’applauso alle istituzioni. Qualcuno ha parlato di “Modello Sannio” e “Modello Benevento”. Dobbiamo fare squadra, ma quella dei politici è difficile a farsi. Conosco solo la nazionale dei parlamentari calciatori”.

Dopo lo stato di emergenza si attende la dichiarazione di stato di calamità che vale soprattutto per l’agricoltura. Una decisione che spetta al ministro competente. Il primo stanziamento del governo è per la somma urgenza. La stima dei danni deve continuare e deve procedere con rapidità e serietà. Potrebbe anche essere superiore ai 700 milioni ipotizzati. L’importante è procedere con rigore, seguendo le priorità, anche per non danneggiare le aziende e le famiglie più colpite.

L’elenco dei comuni danneggiati, che in pochi giorni sono passati da 15 a 71 - ha concluso il sottosegretario Umberto Del Basso De Caro - mi sembra sproporzionato. I soldi vanno spesi presto e bene e con grande onestà. Se ci raccordiamo, possiamo realizzare una filiera virtuosa, ognuno nel proprio ruolo. Possiamo fare un grandissimo lavoro, istituzioni e volontariato. E’ giusto parlare di “Modello Benevento”. Tutti abbiamo fatto ciò che dovevamo fare. Ora inizia l’opera di ricostruzione, con leggi e progetti alla mano. Mettiamo su un centro, un Comitato di Coordinamento che segua la situazione e si aggiorni periodicamente in collaborazione col commissario”.

 

 

ANTONIO ESPOSITO

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